Colgo l’occasione dell’inaugurazione di una mostra come quella delle Avanguardie Russe a Palermo, inaugurata il 3 dicembre scorso, per evidenziare la discrasia tra il dire e il fare. Sarà una cosa lunga.
Il comunicato stampa che accompagna l’esposizione, sobriamente trionfale, e che con grande ponderatezza l’ufficio che ne cura l’immagine colloca su una serie di magazine on line, tranne che su Rosalio (oppure siamo distratti noi?), la definisce “un’occasione straordinaria per ripercorrere quel fil rouge che rintraccia i legami e le influenze fra il mondo artistico russo e quello occidentale”.
Segue la dichiarazione, ritengo spontanea, dell’Assessore Regionale ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana Sebastiano Missineo: “Dopo il grande successo dell’esposizione a Mosca dei capolavori di Antonello da Messina provenienti dai Musei della Regione Siciliana – afferma – promuoviamo un’altra iniziativa di altissimo profilo culturale che il pubblico italiano, anche approfittando delle festività di fine anno per visitarla, sicuramente apprezzerà”.
Questa la teoria, accreditata da diversi siti e da altrettanti giornali. Stamane mi sono presentato presso la sede dell’esposizione dove ho trovato - con mia sorpresa e, perché no, disappunto - solo alcuni impiegati volenterosi a presidiare il sito, che mi hanno consentito l’ingresso alle sale dispiaciuti per non potermi dare nemmeno lo straccio di una brochure, un depliant, chessò, una cartolina, figuriamoci un catalogo. Per cui, a dispetto dei curatori Victoria Zubravskaya e Giulia Davì, nonché del coordinamento organizzativo di Civita (a cui è associata la Fondazione del Banco di Sicilia), il primo impatto del visitatore con la mostra lascia molto a desiderare. L’allestimento è molto elementare, ci sono, è vero, alcuni pannelli descrittivi dei periodi “pittorici”, ma le opere stanno messe lì, una di Kandinskji addirittura in ombra perché debitrice di una lampada non funzionante (ma la mostra non è stata inaugurata solo 4 giorni fa?). Le sale rimangono algide a dispetto dei valori cromatici espressi nelle opere e anche la doppia mostra fotografica aggiunta di di Viktor Akhlomov e Gabriele Lentini, curata da Daniela Brignone, presidente di Assocultura (espressione di ConfCommercio), che viene visitata a seguire, manca di un catalogo (per quanto sul web venga dichiarato il contrario, con una edizione Balarm), di una brochure o di un qualunque materiale editoriale che avrebbe, almeno, rammentato gli autori, i contenuti e il senso di un progetto culturale.
Insomma, no comment.
Ma non mi basta, per cui chiedo alla “guardiania” dove posso reperire un catalogo della mostra che, peraltro, è di Silvana Editoriale a cui non manca la “potenza di fuoco” quando si realizzano mostre di tale portata. Risposta: “Deve andar a Piazza Croci, all’Assessorato”, “Oppure - interviene una signora lì presente - vada a Piazza Politeama (sic!) dietro il palchetto della musica che (testuali parole) c’è il turismo”: potenza della sineddoche. Dunque, vado a Piazza Croci. La portineria già scalpita alla mia domanda, come si suole fare in Palermo, e ognuno ha la sua versione dei fatti, ma il quid (o catalogo) sta “a museografia, al secondo piano, chieda di...” e fanno un nome che ora non ricordo. Lascio il mio documento, ritiro il mio pass, salgo al secondo piano e chiedo di... Attendo, ma “di...” non arriva, dopo un quarto d’ora ecco “di...” che mi dice di attendere che anche lui non sa dove possono essere “quei” cataloghi. Dunque, ci sono ma non sanno dove stanno. Eppure - leggendo tra le pieghe di sponsorizzazioni, sostegni, patrocini e accreditamenti vari - non si può ritenere possibile che l'evento pianga povertà. Il catalogo di almeno una delle due mostre, che dovrebbe costare 18€ al pubblico (secondo quanto dichiarato dal sito dell'editore), potrebbe essere messo in esposizione e, in taluni casi, anche omaggiato.
Fatto sta che non sono paziente, attendo un altro quarto d’ora e, visto che non arriva nessuno, men che mai “di...”, vado al “turismo” che, per il resto degli esseri umani locali è l’Ufficio Provinciale del Turismo in cui, ovviamente, il catalogo non c’è, ma c’è di più: loro hanno appreso della mostra (con opere di Chagall, Malevic, Kandinskji, Tatlin) dai giornali, ma l’Assessorato Regionale, nella sua magnanimità, non gli ha fatto pervenire nemmeno il baffo di uno Stalin - che come avanguardia stava ai basilari, ma come russo ci ha dato giù pesante. Insomma, al momento ho sbuffato a causa del rimpallo di ignoranze e responsabilità ma poi, riflettendo, ho pensato positivo visto che oltre a passeggiare per le stanze dell’Albergo delle Povere ammirando in un impeccabile silenzio le opere fragorose delle Avanguardie Russe sono stato parte stessa, coinvolto mio malgrado, dell’opera comique del Surrealismo Palermitano.