31/10/08

E RIBADISCO!

Anni fa, ricordo, si diceva che per fare "scuola" basterebbe che ci siano un insegnante e un alunno. Dovunque. Non necessariamente dentro una scuola. Qualunque luogo è adatto a fare scuola e, di più, qualunque luogo fa scuola ma la scuola non può "darsi" in un luogo qualunque. I ragazzi che io incontro tutte le settimane in un edificio, per esempio, hanno le loro scuole altrove: per strada, in famiglia, nelle associazioni sportive, tra la gente. La scuola, così come la vediamo ogni giorno, non è più attraente e finanche quello che poteva sembrare esclusivo fino a qualche tempo fa (il laboratorio di informatica, quello di scienze o la palestra accessoriata) ora è reperibile dovunque, meglio e ad un costo (in tempo) strettamente limitato.

Penso che sia arrivato il tempo di pensare una scuola diversa, senza farsi fregare dalle mucche pezzate di decreti, leggine e normative. Penso che sia arrivato il tempo di strutturare una scuola che vada oltre i progetti del POF o insegua, col fiatone, i miserabili finanziamenti per ristrutturare l'ordinario. Penso, dunque, non ad una scuola che stia al passo coi tempi ma che li precorra, che faccia ricerca a partire dal quotidiano e stimoli i suoi interlocutori privilgiati (gli allievi) ad esserne parte integrante riconoscendo loro non solo ruoli vicari o da comparse. E che si faccia i conti, una volta per tutte, coi programmi ministeriali sui quali vengono commisurati i contenuti dei libri di testo, più che sulle esigenze della contemporaneità.

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