Il termine classe deriva dal latino classis, che ha probabilmente origine da un antico verbo che significava chiamare. Classis significava perciò chiamata, appello. Verso la metà del Settecento la parola classe venne impiegata nel linguaggio dell'economia con il valore di gruppo di persone che hanno la stessa situazione di reddito o che esercitano la stessa professione.
Karl Marx riprese l'idea settecentesca di classe come gruppo di individui omogeneo per origini, censo e cultura, ma ne evidenziò il significato economico. Nella teoria marxista - leninista, infatti, il concetto di classe è legato principalmente alla divisione del lavoro sociale in due categorie: la classe capitalista, che possiede i mezzi di produzione e quella proletaria che possiede la forza lavoro. Il corso della storia, secondo il marxismo-leninismo, è prodotto diretto del conflitto di classe destinato a risolversi con la presa del potere da parte del proletariato e la nascita di una società non più divisa.
Ogni stato organizzato, comunque, è governato da una classe dirigente che comprende i politici, ma anche chi detiene il potere reale, cioè industriali, magistrati, professionisti e intellettuali. Oltre che in politica e in sociologia, il termine classe è utilizzato in altri contesti sempre con il senso di gruppo di individui con caratteristiche simili. Nel linguaggio della burocrazia militare, appartengono ad una stessa classe tutti coloro che sono nati nello stesso anno. A questo si riferisce l'espressione classe di ferro. Nel mondo della scuola si indica con la parola classe l'unità organizzativa e didattica minima e, per estensione, sia l'insieme degli alunni che frequentano una classe che il locale dove si svolgono le lezioni.
Oggi mi è capitato, in una classe della scuola dove svolgo le mie mansioni di docente (insegnare no, mi pare esagerato), che una classe esprimesse il proprio conflitto nel seguire le mie lezioni chiedendo a gran voce di evitare che io affrontassi i termini grammatici dell'arte (i fondamentali, per lo sportivo) per vedere, tout court, le cose e seguire sulle pagine del libro le cose che io avrei dovuto spiegare. Con mio grande disappunto ho iniziato a fare l'insegnante perché questa è stata la loro richiesta. Glielo devo, da programma ministeriale, e lo farò. Mi aspettavo una generazione meno disattenta alla riflessione epistemologica, mi trovo davanti una generazione che vuole seguire il programma del corso, del libro e dell'insegnante. Il termine classe, infine, ha anche il senso di distinzione, signorilità, stile: si dice per questo che una persona è di classe o che ha classe (da cui, forse, l'espressione "la classe non è acqua"). Ma la parola può anche rappresentare un giudizio negativo quando indica una casta sociale o un ordine chiuso. Spiegato l'arcano!
4 commenti:
se eesprimere un giudizio significa sentirsi preso per i fondelli tanto vale non parlare più...e nn parlando più che cosa si ottiene???...semplicemente un branco di caproni...e per quanto mi riguarda non ne faccio parte...mi dispiace...
ma non basta, bisogna trovare coerenti strategie di reazione che conducano a risultati ragionevoli, anche per la vita delle persone...
Anche partendo da programma ministeriale e libro, dalle cose da vedere e da leggere, si può arrivare alla "grammatica", al sistema di riferimento, allo statuto epistemologico. Anche in questo caso è questione di strategia, di stimolare processi diversi, ma l'importante è raggiungere il risultato. Anche facendo così, si è insegnanti.
Può essere. Leggendo si dovrebbero scoprire le cose e lavorare con continui feedback. Oppure aprire continue parentesi all'interno di un discorso che è, è vero, dispersivo, ma aiuta a comprendere in quel momento quella cosa. Già...
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