13/09/11

I MIEI DATI

Secondo giorno. Bisogna ricordarsi di "prendere servizio", ogni scuola invita i propri docenti a prendere servizio compilando mucchietti di carta, ogni volta uguali e ogni volta diversi. Ogni scuola riflette, come in un caleidoscopio, frammenti di inefficienza di un sistema centrale che regola (o sregola) la vita dei singoli istituti mentre, al tempo stesso, non riesce a ottimizzare procedure e burocrazie spesso inutili, oppure duplicati e ripetizioni di altre burocrazie e procedure. Ritengo che, una volta entrato nel sistema del pubblico impiego (anche se non penso all'insegnamento come ad un semplice impiego), i miei dati, fin tanto che io non chiedo di aggiornarli, siano acquisiti dal mio datore di lavoro che è il Ministero della Pubblica Istruzione (mentre il mio datore di stipendio è il Ministero delle Finanze). Il mio datore di lavoro, una volta che mi ha consentito di accedere ufficialmente al "ruolo" di insegnante, ha preteso, giustamente, che io gli dessi tutti quei dati utili a riconoscermi come persona fisica, a collocarmi fiscalmente e retributivamente, ad individuarmi attraverso una codificazione dei miei dati, più o meno sensibili, e delle notizie relative al mio status quo. Io ho dato tutte le notizie richieste. Ogni anno io continuo a dare, grosso modo, sempre le stesse notizie in tutte le scuole in cui vado ad insegnare come se, ogni anno, io fossi un illustre sconosciuto. E invece no, ogni anno, anzi, ogni mese, in virtù di quelle notizie che io ho dato, continuano a pagarmi uno stipendio, a testimonianza che io ancora esisto, lavoro da qualche parte e i miei dati sono stati acquisiti a livello centrale. A me pare un inutile spreco di risorse, materiali e immateriali, ogni anno, continuare a riempire scartoffie, collocarle in carpettine che portano sopra il mio nome facendo finta (loro, io, tutti) che quei dati siano sempre nuovi e sempre diversi: non è così.

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