"Nella società del gossip si viene colpiti uno per volta, e noi siamo spettatori spesso incapaci di decodificare gli interessi costituiti che stanno dietro l'operazione, i mandanti, il movente.
Eppure la questione riguarda tutti, perché mentre la macchina infanga una persona denudandola in una sua debolezza e colpendola nel suo isolamento, parla agli altri, sussurrando il messaggio peggiore, antipolitico per eccellenza: siamo tutti uguali, dice questo messaggio, non alzare la testa, non cercare speranze, perché siamo tutti sporchi e tutti abbiamo qualcosa da nascondere. Dunque abbassa lo sguardo, ritraiti, rinuncia.
Come si può spezzare questo meccanismo infernale, pericoloso per la democrazia, e non solo per le singole persone coinvolte? L'antidoto è in noi, in noi lettori, spettatori e cittadini, se preserviamo la nostra autonomia culturale, se recuperiamo la nostra capacità di giudizio.
L'antidoto è nel non recepire il pettegolezzo, nel non riproporlo, nel non reiterarlo. Nel capire che ci si sta servendo di noi, dei nostri occhi, delle nostre bocche come megafoni di pensieri che non sono i nostri. Nel non passare, come fanno molti addetti ai lavori, le loro giornate su siti di gossip che mentono a pagamento, che costruiscono con tono scherzoso la delegittimazione, che usano informazioni personali soltanto per metterti in difficoltà.
È il metodo dei vecchi regimi comunisti, delle tirannie dei paesi socialisti che volevano far passare i dissidenti per viziosi, ladri, nullafacenti, gentaglia che si opponeva solo per basso interesse. Mai come nell'Italia di oggi si trova realizzato nuovamente, anche se con metodi differenti, quel meccanismo delegittimante."
[Per non sapere né leggere né scrivere] "L'espressione vuol dire chiaramente: per essere sicuri, per aver tutto in regola, per non rimanere fuori"
29/09/10
Scrive Saviano
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02/07/10
LA DEBACLE DEL COMMISSARIO
Sembra il titolo di un libro di Camilleri, forse ce l'ha nel cassetto e io ho solo svelato il titolo. Tre anni fa ho fatto parte di una commissione all'esame di stato di un liceo scientifico, commissario esterno. La commissione è composta così da quando me la ricordo io: tre esterni, tre interni, più il presidente (esterno super partes). Tre anni fa, in occasione dello scritto di matematica, scrissi un post su questo blog in cui esprimevo ampie titubanze su quella prova. Tre anni fa. Poi ci sono state le prove orali, e la mia titubanza divenne abissale. Sono passati tre anni, ora sono commissario interno. Dopo due giorni prospetto una debacle, proprio così. Cos'è una debacle? Per non farmi fregare dall'imprecisione ho rispolverato il mio Robert & Signorelli che riporta due significati: 1. debacle sta per "disfatta", oppure anche "crollo" o "tracollo"; 2. debacle è anche la "rupture de la couche de glace au moment du dégel", immagine fantastica che suggerisce il "disgelo" o la "rottura dei ghiacci". Mi pare una immagine chiara della debacle. Ora, nel caso che vivo adesso, a causa della "beata innocenza" di ragazzi che partecipano ad una "prova di posizione" in una comunità (l'esame di maturità che, a ben vedere, dovrebbe dimostrare altro che l'esegesi enciclopedica dei candidati) in maniera blanda, quando non demenziale, mi sento sprofondare i ghiacci sotto i piedi ogni volta che qualcuno di loro si assenta da se stesso. Ora sto dalla parte del torto, dalla parte di chi si è preso (o si è dovuto prendere) la responsabilità di sostenere l'identità di un gruppo. Certo, ma quali sono oggi i valori identitari di un gruppo, di una classe, di una comunità? E, soprattutto, attraverso quale vaglio, quale setaccio, li si riconosce?
29/06/10
LA RESPONSABILITA' DEL WIKIPEDISTA
Sarò ripetitivo, logorroico nelle precisazioni, ma è necessario che io lo faccia, a memoria futura. Oggi, nel momento in cui scrivo, è il 29 giugno 2010. Altrove si potrà leggere che è il 29/06/2010, o il 29/giu/2010: voglio assicurare tutti che è la medesima cosa. Ho appreso che è morto Pietro Taricone, era uno che mi stava simpatico. "Pietro Taricone (Frosinone, 4 febbraio 1975 – Terni, 29 giugno 2010) è stato un attore e personaggio televisivo italiano." Il virgolettato dice proprio quello che c'è scritto. Oggi, 29/06/2010, i quotidiani stampati titolavano che Taricone era in fin di vita, quelli sul web, invece, hanno dovuto, per dovere di cronaca, aggiornare la notizia. La notizia è questa: Pietro Taricone è morto. Questa è la notizia del 29 giugno 2010. Tornando a casa ho cercato "Taricone incidente" su Google e, per essere precisi, ho dato l'avvio alla ricerca 65 minuti fa, alle ore 11e40 (un breve calcolo consente di capire che ora sono le 12e45) e su Wikipedia si poteva leggere "Pietro Taricone (Frosinone, 4 febbraio 1975) attore e personaggio televisivo italiano." Talvolta ho l'impressione di abitare il bordo delle cose, per cui la realtà (quella che si percepisce coi sensi) mi sta stretta. Dunque, profilo di Wikipedia alle 12e45. Torno su Google, scandaglio altre news, leggo Il Messaggero, L'Unità, La Repubblica. Ritorno su Google e noto che Wikipedia aveva cambiato qualcosa (basta leggere i tempi dell'aggiornamento): "Pietro Taricone (Frosinone, 4 febbraio 1975 – Terni, 29 giugno 2010) è stato un attore e personaggio televisivo italiano." Oddìo. Lui, il wikipedista, era entrato in azione. Wikipedia non è un giornale ma, di più, è il luogo labile in cui centinaia di persone "aggiornano" continuamente quello che la realtà fa scorrere dinanzi ai nostri occhi. Se la notizia arriva su Wikipedia diventa un fatto storico, una dato avvenuto, accertato. Non solo, la storia viene documentata, e rimane lì, in tempo quasi reale. Ma non è questo quello che intendo scrivere: è, piuttosto, come se il wikipedista fosse responsabile delle cose che accadono e se ne fa carico per fare in modo che il dato storico sia esatto, coincida con la realtà delle cose.
Ho apprezzato Pietro Taricone a "Parla con me" e nelle poche puntate di "Tutti pazzi per amore" che Bianca mi ha consigliato di vedere. Ma di più nella lettura surreale di notizie in "Niente di personale", come se quello fosse lo spazio reale in cui le notizie, marginalmente, potessero far notizia. Ma questo, il mio personale apprezzamento per l'individuo, il wikipedista non lo inserirà perché il suo ruolo è asettico, impersonale, oggettivo. Lui non entra nella notizia, ma la osserva da lontano: vi si affaccia dentro e descrive, ma non si tuffa nel cuore delle cose. Niente salto nel vuoto, Taricone sì.
24/06/10
IN OGNI LUOGO
Questa, io la definisco una immagine "topica". Il termine "topico" è un'espressione filosofica, parte della logica e della retorica, ed indica un'argomentazione che si riferisce in modo specifico alla tesi che si intende dimostrare. Si può notare, nella fotografia (scattata di recente), la disposizione di banchi in un corridoio tipica di una sessione plenaria di esami, in una qualunque scuola di dovunque. Il termine "topico" ha poi la radice in topos, parola greca che indica una caratteristica di una determinata cosa o di uno specifico argomento (e letteralmente può anche significare "luogo"). L'immagine dimostra uno stato di cose, lo fa vedere senza pregiudizi: dice. Favorite immaginare (citando Morley) lo stesso luogo, il topos della foto, nel momento in cui quelle sedie e quei banchi vengono occupati. Un attimo prima nulla, un attimo dopo... Salta agli occhi la posizione e la disposizione degli elementi che riempiono l'immagine. In fisica il vettore posizione serve ad individuare un punto in un sistema cartesiano, in un topos cioè. La cosa posizionata occupa una certa porzione di spazio, porzione per sé misurabile. La disposizione individua, invece, l'atto del collocare elementi di un tutto in una certa maniera, che non è solo posizionarli ma scegliere la modalità per dare alle cose un certo ordine. Tanto che in termini giuridici il termine disposizione è utilizzato, nel suo significato più generale, come sinonimo di norma. La posizione colloca, la disposizione regola. Insomma, l'immagine mostra sedie e banchi collocati in un certo luogo e disposti volutamente in quella certa maniera. Evidentemente tale disposizione deriva da una necessità che, altrettanto evidentemente, non pone alternative: cioè, non ci sono altre soluzioni possibili se non quella che si vede in foto. Possibile? Eppure tale mancanza di alternative rende quel luogo, una volta riempito di individui, sensibile ad imponderabili rischi visto che la voluta, o dovuta, collocazione di sedie e banchi va ad ostruire una scala, ipotetica via di fuga da quel luogo. Ma qui si affrontano topoi inclassificabili, nonostante la retorica classica spieghi che essi erano utilizzati per rispondere a determinati quesiti (chi, che cosa, perché, come, quando, etc): la sicurezza di un luogo non attiene l'attività di chi vi svolge la propria opera bensì altri che, conto terzi, si assumono rischi ma non danni. Ora, però, l'evidenza appartiene a chi guarda, e guardando si fa un'opinione di quel che gli si pone innanzi. Chi difende la sicurezza di quel luogo, e l'incolumità dei suoi temporanei abitatori: quello che nota l'ostacolo e lo rimuove o quello che accetta la disposizione come una norma?
01/04/10
CARTE FALSE
Descrivo quello che vedo. Una porta che conduce ad un corridoio. Meglio. Una porta metallica che conduce ad un corridoio piuttosto stretto. Oppure. Una porta di servizio che consente una uscita di servizio, visto che come ingresso è piuttosto risicato. Posto che il corridoio di servizio porti a una cantina privata ci sarebbero una serie di problemi (per via degli eventuali ingombri da tenere in considerazione) ma, comunque, essendo un accesso privato ad un locale privato, tutto sommato, ognuno può fare, grosso modo, quel che vuole a casa propria.
Entro nel merito di quel che vedo. Questo non è un accesso privato ad un locale privato, no. Piuttosto un accesso pubblico (meglio identificato come "uscita di sicurezza") ad un locale pubblico o a qualcosa che tale dovrebbe intendersi: una scuola. Certo, dovremmo anche intenderci sui requisiti igienici e di sicurezza che dovrebbero avere le scuole per essere tali, visto che vengono disattesi in primis dal Ministro dell'Istruzione (ho tralasciato appositamente il termine "Pubblica"), ma questo varco non può essere in alcun modo assimilato a qualcosa che serva a inoculare centinaia di persone all'interno, o verso l'esterno, di un edificio "scolastico".
Lo è.
21/03/10
BAMBINI E ACQUA SPORCA
Sul sito del CPT si possono trovare esplicitate tutte le modalità necessarie, ancorché utili, per fare in modo che un cantiere edilizio segua, in maniera adeguata e all'interno della normativa in atto, tutte le prescrizioni previste in tal senso.
Il Decreto Legislativo 494/1996 (art.3 comma 6) dice che “il committente o il responsabile dei lavori comunica alle imprese esecutrici e ai lavoratori autonomi il nominativo del coordinatore per la progettazione e quello del coordinatore per l’esecuzione dei lavori; tali nominativi devono essere indicati nel cartello di cantiere.”
E inoltre qualsiasi cantiere deve essere recintato ed organizzato con segnalazioni di pericolo e di ingombro diurne (bande bianche e rosse) e notturne (luci rosse), dispositivi rifrangenti ed integrazioni di illuminazione stradale, messe in opera e gestite dal costruttore che ne è responsabile; in presenza di elevatori e quando i materiali da costruzione e quelli di rifiuto non possano essere allontanati immediatamente dopo il loro scarico, il luogo del lavoro dovrà essere delimitato con assito chiuso o pannelli in lamiera con altezza di almeno ml. 2,50 lungo i lati prospicienti spazi pubblici; è assolutamente vietata, a tutela della pubblica incolumità, la delimitazione dell’area con pali di ferro o altro materiale avente altezza inferiore a ml. 2,50.
Il Decreto Legislativo 494/1996 (art.3 comma 6) dice che “il committente o il responsabile dei lavori comunica alle imprese esecutrici e ai lavoratori autonomi il nominativo del coordinatore per la progettazione e quello del coordinatore per l’esecuzione dei lavori; tali nominativi devono essere indicati nel cartello di cantiere.”
Anzi, giusto per essere chiari, è norma (lo prevedono generalmente i regolamenti edilizi) che in tutti i cantieri di lavoro debba essere affissa, in vista al pubblico, una tabella chiaramente leggibile in cui siano indicati:
a) nome e cognome del titolare della concessione ed, eventualmente, dell’amministrazione pubblica interessata ai lavori;
b) nome e cognome e titolo professionale del progettista e direttore dei lavori;
c) nome, cognome e qualifica del coordinatore per la progettazione dei lavori di cui all’art. 3 del D. Lgs 494/96;
d) generalità dell’impresa costruttrice o indicazione che i lavori sono eseguiti in economia diretta;
e) nome, cognome e qualifica del responsabile dei lavori di cui all’art. 2 del D. Lgs. 494/1996 qualora designato o dell’assistente;
f) nome, cognome e qualifica del coordinatore per l’esecuzione dei lavori di cui all’art. 13 del D. Lgs 494/96;
g) indicazione del numero e della data della concessione edilizia o dell’autorizzazione.
Da settembre (quindi ormai da sei mesi) una popolazione complessa (allievi, docenti, personale) è ospite di un cantiere privato all'interno di un edificio scolastico in cui impresa di costruzioni e lavoratori del settore scolastico convivono con disagi rispettivi.
Non è ben chiaro se sia la popolazione scolastica abusiva all'interno dell'edificio privato, o l'impresa di costruzioni abusiva all'interno dell'edificio scolastico. Certo è che la normativa sopra riportata (che andrebbe integrata col TU 81/08, ma non mi dilungo per evitare sbadigli) viene tenuta in poca considerazione se solo si deve far caso alla mancante segnalazione di attività edilizia (o cantiere). Ai lettori la giusta interpretazione.
05/01/10
CONTRIBUTI?
Il video, proveniente da skuola.net, è quasi casalingo. Se lui, il ragazzo, la smettesse di muovere con ostentazione il braccio mentre parla farebbe un servizio migliore agli utenti. Ma le cose che vengon dette la dicono lunga sul rapporto tra scuola, studenti e tasse, o contributi scolastici. Io non penso che siano inutili tali contributi, a patto che sia chiaro e trasparente in che modo e per quali servizi vengano utilizzati.
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