22/12/08

ZERO REGOLE

La scuola non ha un regolamento d'istituto "valido", nonostante giri una copia di una cosa che è la copia di un'altra cosa. Ogni anno, prima dell'inizio d'anno, ogni istituto deve approvare un regolamento accettato da tutte le parti rappresentative dell'istituto stesso. L'organo che approva il regolamento d'istituto è il Consiglio d'Istituto, che raccoglie le componenti presenti all'interno della scuola. E il Consiglio d'Istituto, per quanto se ne sappia, non ha approvato ancora alcunché. Per cui il regolamento in circolazione non ha validità alcuna fino a quando, almeno, non verrà approvato dalle parti.

E dunque, in questi casi, a cosa ci si affida per regolare la vita all'interno dell'istituto scolastico? Teoricamente al precedente regolamento. Il precedente regolamento, che è quello tuttora adottato, accetta che le norme in esso contenute siano allineate allo Statuto delle studentesse e degli studenti (di cui il blog ha già riportato i contenuti) ma non se ne fa carico nell'articolato interno e, soprattutto, viene somministrato alla scuola senza essere stato approvato dalla componente studentesca, cosa esplicitamente richiesta dallo statuto suddetto.

Siamo in assenza di regole, dunque, solo per quanto riguarda la vita degli studenti (e, in parte, dei docenti) all'interno dell'istituzione? O mancano regole anche all'interno del sistema organizzativo? Come si sa, chi lo sa, la deregulation, o deregolazione o deregolamentazione, è quel processo per cui i governi eliminano le restrizioni degli affari al fine di incoraggiare le efficienti operazioni del mercato. La base razionale per la deregulation è, generalmente, che un minor numero di regole porta a un maggior livello di concorrenza, conseguentemente a maggior produttività, maggior efficienza e, in generale, prezzi più bassi.

Già, ma la deregulation è un sistema di semplificazione dei sistemi di regole esistenti, non l'assenza totale di regole. Se vogliamo avere un'efficienza condivisa tra soggetti che partecipano alla vita della scuola dobbiamo, innanzitutto, adottare strutturalmente regolamenti che indichino quali vie bisogna percorrere per esigere più diritti e doveri, e orientare i soggetti interessati a comprendere, assimilare e adottare tali regole, indipendentemente dalla carica ricoperta. Solo in questa maniera si può essere scuola, unico corpo riconoscibile, e interloquire sul riconoscimento dei soggetti che ad essa fanno riferimento.

16/12/08

LA SCUOLA DEI COGLIONI

L'istituto scolastico in cui insegno, a Palermo, ha istituito dal 15 al 19 di dicembre la "Settimana dello studente", in cui gli allievi dell'istituto stesso sono stati invitati ad organizzare, con l'appoggio e il coordinamento dei loro professori, laboratori alternativi allo studio delle discipline tradizionali o previste dal piano di studi. Questo nelle premesse, non nei fatti.

Ho avuto la dimostrazione, oggi, che è impossibile selezionare tra docenti e studenti chi è coglione o chi ha i coglioni, per questo mi sono fatto una mia idea. Ovviamente non voglio generalizzare, ma ho visto che una volta che la scuola è stata trasformata in un flipper (termine obsoleto ma efficace) le varie palline ruotavano all'impazzata senza raggiungere nessun altro obiettivo che il loro punto di partenza.

Ecco l'argomento della maggior parte dei laboratori, avallati dai docenti: pallavolo, pingpong, playstation, canto, musica, cineforum, e quant'altro del genere. Un centro sociale geriatrico, mancavano i balli sociali e il torneo di briscola e tressette. Penso che una scuola autogestita possa diventare una buona occasione per sperimentare relazioni e contenuti, non per fregarsene di tutto e prolungare il tempo pieno che si fa a casa (facendosi friggere il cervello dalla televisione) anche nel luogo in cui è ancora possibile, con un cervello non fritto, crescere intellettivamente.

Con il termine coglione, lo si sa, si intende l'accezione popolare di una parte anatomica del corpo umano. Il termine è anche un insulto entrato da tempo nel linguaggio corrente con il significato di "persona poco avveduta che non prevede le conseguenze dei propri atti per insufficiente intelligenza"; e tuttavia mantiene caratteristiche di innegabile volgarità. Viene frequentemente adoperato per prendere in giro o ingiuriare qualcuno (ad esempio, ne "I Malavoglia" di Giovanni Verga, padron 'Ntoni viene giudicato "minchione" dalla comunità perché incapace di perseguire i propri interessi).

Al plurale, sempre con tinte di volgarità ma questa volta in senso tutt'altro che dispregiativo, viene usato in varie espressioni colorite, quali "avere i coglioni" (o anche "averci le palle" o gli "attributi") per indicare una persona particolarmente capace e degna di ammirazione (uomo o anche donna, per un'impropria ma suggestiva forma di estensione). Ora, ecco il quadruccio, mi pare di avere notato per i corridoi della scuola una generazione di coglioni che si compiacevano, tutto sommato, d'esserlo, docenti e studenti che siano. Ma la scuola che figura ci fa?

La scuola ha i coglioni, o dovrebbe averli per gestire una matassa del genere. Li ha in senso figurato e li ha tecnicamente. Se i coglioni appartengono alla scuola, o la frequentano, la scuola ha i coglioni. Ma se i coglioni, che fanno parte della scuola, sottendono le attività di altri coglioni e non si rendono conto della coglionaggine generale che ormai ha pervaso gli spazi, le relazioni e gli atti, allora bisogna dire che la scuola è dei coglioni. Ai lettori l'ardua sentenza. Per quel che mi riguarda io sono portatore sano di coglionaggine, ma almeno so perché!!!

14/12/08

LABORATORI NARRATIVI



Per tre settimane, o su di lì, non si andrà a scuola a fare i professori né gli studenti. Questo accade al Salvemini, a Palermo, la scuola che frequento da insegnante. Questa settimana, dal 15 al 19, ci sarà la Settimana dello Studente, laboratori e incontri a tema variabile, richiesti, sollecitati o attesi dagli allievi, e i professori lì a fare da spalla o da interlocutore. Insomma, si pensa che debba essere così.

Poi, come sovente accade, i professori non riescono a svestire il ruolo e continuano a fare quel che chiede loro il protocollo proponendo laboratori legati alle discipline che normalmente insegnano. Il prof di italiano (per fare esempi generici) fa un laboratorio su Dante, quello di matematica ne fa uno sui numeri primi (senza siparietti letterari) e quello di disegno fa dipingere delle tele. Ma non era questo lo spirito, o così io non interpreto.

Io ho invitato Daniele Billitteri e Davide Enia avventurandomi in due laboratori narrativi, per ascoltarli parlare di Palermo e "acchiappare", come loro san fare bene, i ragazzi dell'Istituto per legarli, nel fiume di parole, alla loro città, più di quanto loro sappiano mai essere. I narratori hanno questo dono, e questo piacere: saper fare vedere cose che nel momento in cui loro parlano non sono lì, e far sentire il mondo attorno a queste cose. Per questo amo Daniele e Davide, e loro lo sanno.

12/12/08

10 REGOLE UTILI (prima di un'assemblea d'Istituto)

L'assemblea d'Istituto, oggi, qui, viene richiesta solo perché ne va fatta almeno una, una volta al mese, senza capire l'importanza che ha questo strumento nella conduzione della vita scolastica. Per quante assemblee d'Istituto si facciano, non sono evidenti i risultati concreti di questi incontri né le ipotesi di dialogo intavolate con la dirigenza della scuola. Per questo motivo, indico qui dieci semplici regole che possono essere utili a chi ricopre il ruolo di rappresentante d'istituto e di classe.

REGOLA 1
Leggere bene, sottolineare, studiare, ricordare, imparare lo STATUTO DELLE STUDENTESSE E DEGLI STUDENTI che è stato aggiornato dal DPR 235/07

REGOLA 2
Fare richiedere, da parte dei rappresentanti di classe, una assemblea di classe, nella cui richiesta vanno formulati pochi ma sostanziosi punti di cui discutere. Per svolgere l'assemblea (se ne può fare una al mese) bisogna richiedere la disponibilità dei docenti in cui ricade l'ora dell'assemblea.

REGOLA 3
Ogni assemblea di classe dovrà redigere un verbale sui contenuti discussi, sui problemi della classe e sulle proposte che sono emerse. Il verbale può essere un semplice quadernone a quadri o a righe. Sul verbale va riportato il giorno e l'ora in cui si è svolta l'assemblea, gli alunni presenti e un elenco per punti delle cose di cui si è parlato.

REGOLA 4
Copie, o fotocopie, dei verbali vanno raccolte dai rappresentanti d'Istituto e ordinati (organizzati) per tipologia di problemi e di proposte. Mentre il verbale della classe deve rimanere nelle mani di uno dei rappresentanti di classe o, se disponibile, nell'aula destinata dalla scuola agli studenti.

REGOLA 5
La sintesi dei verbali delle classi, gestita dai rappresentanti d'Istituto, diventerà la base per la richiesta di un comitato studentesco (assemblea dei rappresentanti di classe) durante il quale dovranno essere evidenziati i punti (problemi e proposte) da sottoporre al Consiglio d'Istituto da parte dei rappresentanti d'Istituto. Tali punti, in forma d'elenco, dovranno essere accettati o respinti dall'assemblea d'Istituto.

REGOLA 6
Prima di richiedere l'assemblea d'Istituto i rappresentanti d'Istituto dovranno fornire l'elenco dei punti sopradetti emersi dalla riunione del comitato studentesco, in maniera tale che i rappresentanti di classe possano informare in anticipo la propria classe delle cose di cui si discuterà in assemblea.

REGOLA 7
Una volta richiesta l'assemblea (se ne può svolgere una al mese) bisognerà preparare una copia dell'elenco dei punti all'ordine del giorno da esporre preventivamente (qualche giorno prima) alla bacheca degli studenti o alla bacheca d'Istituto. In tal modo gli studenti della scuola verranno informati, sia dal rappresentante di classe che dalla bacheca pubblica, con un certo anticipo delle cose di cui si discuterà, o di cui sarà richiesto il voto.

REGOLA 8
L'assemblea, una volta riunita, si esprimerà innanzitutto, ad alzata di mano, sui punti all'ordine del giorno e successivamente su questioni emerse successivamente ai consigli di classe o al comitato studentesco. I punti votati e approvati faranno parte del documento di richieste, problemi, proposte da sottoporre al Dirigente scolastico e al Consiglio d'Istituto.

REGOLA 9
Il Consiglio d'Istituto, per discutere le proposte degli studenti, dovrà ricevere con un certo anticipo (almeno 15 giorni prima del suo svolgimento) le questioni deliberate dall'assemblea d'Istituto, in maniera che possano essere inserite nell'ordine del giorno. Tale documento dovrà essere consegnato al protocollo della scuola, datato e controfirmato dai rappresentanti d'Istituto, e indirizzato sia al Dirigente scolastico che al Presidente del Consiglio d'Istituto.

REGOLA 10
Una volta che i punti verranno discussi in Consiglio d'Istituto sarà cura dei rappresentanti d'Istituto redigere una lettera agli studenti in cui andrà inserito:
a. l'elenco delle richieste fatte, approvate dall'assemblea d'Istituto
b. un breve riassunto della discussione svolta
c. gli esiti delle richieste, approvate o respinte dal Consiglio e con che tipo di votazione (all'unanimità o a maggioranza).

11/12/08

Il futuro è adesso...5 minuti fa!

La storia ci afferma che si può cambiare, in base agli sbagli dei nostri antenati potremmo sapere ciò che dobbiamo o non dobbiamo fare, capire quale sia il bene o il male, quale scelta intraprendere, se sia giusta o sbagliata, non è poi tanto difficile, bisogna avere solo un po’ di buona volontà e di buon senso! Attraverso il passato sappiamo quali possono essere i nostri errori, il problema è che quasi nessuno cerca di non commetterli nuovamente, destinati a un futuro uguale a ieri?? Per capire che bisogna fare dei cambiamenti, per forza dobbiamo essere sopraffatti da notizie di stragi? Be fino adesso è stato così, anzi ancora di cambiamenti non se ne vede nemmeno l’ombra!
Forse siamo cechi o forse non abbiamo le giuste conoscenze per sapere quale fosse la realtà, ma per noi la realtà è quella che vediamo, non quella chiamata “apparenza”, apparenza di persone che si vantano di governare un buon paese quando di quel paese non sanno nemmeno quali fossero i problemi reali! Problemi? Quali problemi? Loro possono anche scrivere una pagina dei loro problemi, ma le gente dei nostri quartieri potrebbero scriverci un libro di problemi! Il degrado morale, psicologico, fisico, sanitario, si guadagna a stento e a stento si riesce a mantenere una famiglia! Gente che si lamenta perche muore di fame, e gente che si lamenta perché il suo stipendio di 10 mila euro è stato dimezzato! Questa non è democrazia, è solo un despotismo di uomini che camuffando le loro bravate dicono di fare le leggi a nostro favore ma in realtà i favori li fanno a loro stessi, tutto va a loro vantaggio, non di certo a noi, e se noi abbiamo qualche vantaggio è solo per puro caso o perché non possono farne a meno!
Dicono di dimezzare i costi dei finanziamenti nelle scuole pubbliche, si, così chi ha come scuola una struttura inagibile e non ha i mezzi per poter andare in una scuola privata ha due possibilità, o abbandonare gli studi o rischiare di rimanere sotto le macerie in un tetto che crolla, sperando che ti vada bene! Be che dire, una bella prospettiva no?!
Siamo stanchi di gridare al mondo intero dove ha abbandonato i NOSTRI DIRITTI, cerchiamo di confondere il male dal bene per cercare di avere una risposta, ma nessuno sta a sentire ciò che pensiamo, ci sentiamo esclusi da ogni decisione che si prende in base ai NOSTRI DOVERI, urliamo, ma il silenzio persiste, i nostri ideali le nostre speranze non hanno più un fondamento solido, e le nostre menti vagano per non stare a sentire le fandonie di chi non vuole ascoltare prima noi!
Il futuro potrebbe essere identico al passato, ma se si fanno le giuste scelte potremmo anche cambiare le nostre speranze!

Questo è un documento tratto da un discorso di Piero Calamandreri pronunciato al terzo Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l’11 Febbraio del 1950. Penso sia giusto farvi leggere questo documento perché nonostante sia di molto tempo fa, riflette un po’ l’attualità dei nostri tempi; è vero è un pò lunghetto ma vale la pena leggerlo, a me personalmente ha scaturito una risatina sarcastica.
“Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole in Stato di scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle i Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposi a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Cosi la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi in questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.”
Ognuno si faccia una propria idea… io mi sono già fatta la mia!

06/12/08

CU ARRIVA IETTA VUCI


Se fossi uno studente del Salvemini, per una volta, andrei a teatro. Se fossi un docente del Salvemini, per una volta, ci andrei pure io. E ci andrei, pure, se fossi solo un impiegato, un amministrativo, un tecnico o un ata. Per una volta, almeno questa volta.

27/11/08

IL NUMERO LEGALE

Come si rileva dalla Legge 169/2008 e dal Piano Programmatico APREA, che evidenzio in link da un sito di alcuni genitori italiani, le problematiche scolastiche sono distanti dall'essere risolte. Di queste questioni ci sono molti docenti, molte famiglie, molti studenti e molta parte del personale ata, disinformati o che presumono di conoscere i contenuti di quello che accadrà sulla base di opinioni di altri che leggono o sentono attraverso i media. Quelle opinioni sono orientate. Da qualunque parte arrivino. Bisognerebbe mettersi a leggere le carte, ma chi lo fa? C'è altro a cui pensare!!!

Per informare i docenti e, almeno, il personale ata della nostra scuola, ho invitato i docenti a sottoscrivere una richiesta di collegio straordinario da tenere a scuola fuori dall'orario scolastico e prima dei prossimi scrutini e/o consigli di classe, per fare in modo di avvisare, mediante materiale informativo, le famiglie degli allievi di quelle che saranno le novità prossime venture. Questa raccolta di firme NON ha raggiunto il numero legale. Per cui ringrazio comunque i proff. MESSINA R., PALMERI, DI MARIA, GABRIELE, MATTINA, CARONIA, VENZA, DE GREGORIO, PULEO, DI SALVO, MESSINA G., FEROTTI, PECORARO, ROTOLO, RAIA, BARTOCCELLI, BONURA, CORDARO, MARINO, MARIOLO, SALVO, DI PIETRA, GUARNERI, CASTAGNETTA, DI GLORIA, DI GIORGI, COSTANZO, MEZZATESTA, ORLANDO, DAVI', GIAMMANCHERI, SCHIAVO, D'ANGELO, RUSSO, D'ASTA, CUSIMANO, TROJA, RE, INTELISANO, DE SANTI, NAPOLI, COSTA, CINA', LATTUCA, SPINNATO, NOTO, VENTURELLA, SINATRA, SAMPINO, VERACE, GENOVA, SALAMONE, MONTALTO, COSTANTINO, MARCENO', DI GIORGI, FRANCO, RENNA, MESSINA A.M., FIANDACA, SPADAFORA, PITISCI, MIRASOLE di avere sottoscritto la richiesta dimostrando di avere a cuore le sorti della scuola, e della loro in particolare.

Evidentemente non tutti vogliono essere informati più di tanto o, cosa che mi auguro, tutti gli altri sono talmente bene informati da riuscire a discernere tra quello che sta accadendo, oggi, e quello che accadrà negli anni a venire. In seguito a tale mancanza di numero legale, opterò per una richiesta di assemblea aperta anche alle altre componenti scolastiche per avere chiaro il termometro della situazione. Vuoi vedere che?...

ASSESTANTE



Viene da assestare, che nel dizionario si definisce così: "Porre a sesto, cioè al suo posto. Mettere in buon ordine. Aggiustare. Dunque "assestante" è una cosa che "si mette a posto, si aggiusta".
A sestante può riguardare o la sesta parte di un tutto [dal latino sextantem, che deriva a sua volta da sex-tus (sesto), forma ordinata di sex (sei) e una desinente di participio presente)].
A sestante può anche tenere in considerazione un tipo di navigazione (a sestante, appunto) basata su uno strumento astronomico a riflessione contenente la sesta parte della circonferenza del cerchio che ha un lembo diviso in 60 gradi e serve a misurare gli angoli di declinazione terrestre.
Oppure, ancora, a se stante è un'espressione che indica una cosa che sta da sola, per sé, non ha un simile o che sta da una parte, a se stante, appunto.
Perché questa premessa? Perché mi chiedo, visto l'andazzo, se la scuola sia a se stante, vada a sestante o si proponga assestante?

25/11/08

NOTTE BIANCA PER LA SCUOLA

Ricevo e inoltro questo invito. Un invito non è solo una richiesta di partecipazione, ma un segnale che alcune cose ancora non stanno al loro posto e che incidono sulla vita, la vivibilità, l'organizzazione e il futuro delle scuole. L'invito riguarda chi può essere a Palermo il prossimo venerdì sera, ma è anche un suggerimento a muoversi in tal senso anche presso le proprie realtà, città, scuole.

"Gentili Genitori,

con la presente noi operatori della scuola pubblica intendiamo informarVi per condividere la nostra profonda preoccupazione sul futuro della nostra scuola.

- Dall'anno scolastico 2009/2010 viene aumentato il numero degli alunni nelle classi.

- Viene modificata l’organizzazione del tempo scuola con riduzione dell’orario e delle attività integrative.

- Viene ridimensionata la rete scolastica: chiusi o accorpati i plessi con meno di 50 alunni e gli Istituti scolastici con meno di 500; ridimensionato l’assetto organizzativo–didattico dei centri di istruzione per adulti (i corsi serali). Complessivamente si tratta di un taglio di finanziamenti di 7 miliardi e 832 milioni di euro senza reinvestimenti nella scuola.

- Nella Scuola Elementare viene istituito l’INSEGNANTE UNICO che cancella e stravolge l’esperienza del tempo pieno e dei moduli, che hanno prodotto in questi anni importanti e notevoli risultati. Le classi funzioneranno con orario di ventiquattro ore settimanali. L’insegnante unico insegnerà tutto, l’Inglese e l’Informatica compresi, anche se non li conosce.
Il termine delle lezioni alle 12.30 creerà ovvie difficoltà ai genitori lavoratori. Nessun laboratorio, né uscite didattiche.

- L’istituzione delle classi “differenziali” per gli studenti “stranieri” riduce l’integrazione e rallenta l’apprendimento della lingua italiana; il numero di posti degli insegnanti di sostegno, nonostante l’aumento delle richieste, viene bloccato all’anno scolastico 2006/2007. CIO’ SIGNIFICA MENO ATTENZIONE NEI CONFRONTI DEI BAMBINI CON MAGGIORI DIFFICOLTA’.

- Diminuisce il numero dei COLLABORATORI SCOLASTICI, e verrà meno quindi la funzione di vigilanza della struttura, di pulizia degli istituti e assistenza ai bambini.

La RIDUZIONE DEL PERSONALE DOCENTE di 87.400 unità, del PERSONALE ATA di 44.500 e dei FINANZIAMENTI in maniera generalizzata, paralizza le scuole di ogni ordine e grado privandole di risorse umane ed economiche.

A tutto ciò si aggiunga la totale mancanza di attenzione da parte degli Enti Locali nei confronti della scuola. Vi sarete certamente accorti che negli ultimi due anni non è stato fornito neanche il minimo indispensabile per l’attuazione di quel diritto allo studio sancito dalla nostra Costituzione e cioè il BUONO-LIBRI. Le scuole del nostro territorio non riescono oramai neanche a comprare detersivi e carta igienica!

A Palermo è grave la situazione della manutenzione degli edifici scolastici con evidente pericolo per la salute, ed in qualche caso per la sicurezza, nostra e per quella dei nostri figli.

Gli operatori della scuola e gli studenti chiedono una “VERA” riforma della Scuola che migliori le condizioni di vita al suo interno promuovendo la FORMAZIONE, la DIDATTICA, la CULTURA e l’INTEGRAZIONE.

Ci batteremo, ci impegneremo, informeremo per fermare questo progetto di devastazione della Scuola pubblica. A tal fine Vi invitiamo a partecipare alla fiaccolata a SOSTEGNO DELLA SCUOLA PUBBLICA durante la “NOTTE BIANCA” che avrà luogo VENERDI’ 28 NOVEMBRE 2008 davanti all’ITC Pio La Torre con corteo che partirà da Piazza Principe di Camporeale alle ore 20.00"

20/11/08

100

Esiste una specie di proposta di riforma strutturale degli Istituti Professionali, contenuta nella Legge 40/2007, il cui titolo dell'articolo, il 13, sembra essere stato scritto da un autore satirico. Questo è il post numero 100 del blog Runniegghié, e mi pare giusto dedicarlo al titolo di un articolo di legge (nonostante tutto) che è:

"Disposizioni urgenti in materia di istruzione tecnico-professionale e di valorizzazione dell'autonomia scolastica. Misure in materia di rottamazione di autoveicoli. Semplificazione del procedimento di cancellazione dell'ipoteca per i mutui immobiliari. Revoca delle concessioni per la progettazione e la costruzione di linee ad alta velocita' e nuova disciplina degli affidamenti contrattuali nella revoca di atti amministrativi."

Se chi l'ha scritto non è un genio della comicità, perlomeno è figlio del nostro tempo schizofrenico e senza senso.

18/11/08

GET UP STAND UP


Alzatevi, ribellatevi
Ribellatevi per i vostri diritti
Alzatevi, ribellatevi
Ribellatevi per i vostri diritti
Alzatevi, ribellatevi
Ribellatevi per i vostri diritti

Alzatevi, ribellatevi

Non arrendetevi
Predicatore, non raccontarmi
Che il Paradiso è sottoterra
So che non sai
Quel che vale davvero la vita
Non è tutto oro quel che luccica
Metà della storia non è mai stata narrata
Così ora che vedete la luce
Ribellatevi per i vostri diritti

Alzatevi, ribellatevi
Ribellatevi per i vostri diritti
Alzatevi, ribellatevi
Ribellatevi per i vostri diritti
Alzatevi, ribellatevi
Ribellatevi per i vostri diritti

Alzatevi, ribellatevi

Non arrendetevi
La maggior parte della gente pensa
Che il Bene scenderà dal Cielo
Porterà via ogni cosa
E renderà tutti felici
Ma se capiste quanto vale la vita
Badereste alla vostra su questa terra
E ora che avete visto la luce
Ribellatevi per i vostri diritti

Alzatevi, ribellatevi (Sì sì)
Ribellatevi per i vostri diritti (Oh)

Alzatevi, ribellatevi (Alzatevi, ribellatevi)
Non arrendetevi (La vita è un vostro diritto)
Alzatevi, ribellatevi (Quindi non possiamo arrenderci)
Ribellatevi per i vostri diritti (Signore Signore)
Alzatevi, ribellatevi (Il popolo continua a lottare)
Non arrendetevi (Sì)

Siamo esasperati dal vostro facile gioco ruffiano
Morire e andare in Paradiso nel nome di Gesù
Sappiamo e comprendiamo
Che Dio Onnipotente è un uomo vivente
Talvolta potete ingannare un po\'di gente
Ma non potete ingannare tutto il popolo tutto il tempo
E ora che abbiamo visto la luce (Cosa farete?)
Noi ci ribelleremo per i nostri diritti

Alzatevi, ribellatevi
Ribellatevi per i vostri diritti
Alzatevi, ribellatevi
Ribellatevi per i vostri diritti
Alzatevi, ribellatevi
Ribellatevi per i vostri diritti
Alzatevi, ribellatevi

Non arrendetevi

17/11/08

A PIEDI NUDI NEL PARCO


La foto qui sopra, di cui non detengo i diritti, è tratta dal sito dell'On. Aprea (la signora sulla destra) che ha redatto il "Piano programmatico per la razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse umane e strumentali del sistema scolastico" che si può seguire nella sua interezza cliccando sul titolo del post. Il piano prevede una cura dimagrante off limits per la scuola, in cui il tema ricorrente riguarda l'assenza prossima ventura sia di personale docente sia di personale ata.

Generalmente ognuno pensa "non mi riguarda", pensando che l'obiettivo del piano sono gli altri. Già, ma gli altri chi? Quelli che non fanno nulla o, come sa esprimersi un ministro dell'ultimo governo in scena, i fannulloni. Già, ma esattamente chi? Vediamo la lista dei nomi. Il primo a saltare sarà lui, no lui, no quell'altra o quell'altro. Gli altri. Poi ci si trova in mezzo agli altri e si pensa a quando si sarebbe potuto fare qualcosa e non s'è fatto.

L'On. Aprea, che è stata un insegnante e un dirigente scolastico, pensa che è più organizzata ed efficiente una scuola in cui dentro ci siano "pochi ma buoni" insegnanti. Già, e gli altri? Gli altri vadano a riprendersi la vita, ad avere più relazioni sociali, a fare la spesa, a passeggiare a piedi nudi nel parco. Peccato che al posto dell'erbetta nessuno dice che il parco è pieno di lame affilate.

12/11/08

DIAMOCI UNA MOSSA


DOCUMENTO DEL COLLEGIO DEI DOCENTI DEL LICEO CLASSICO “F. SCADUTO” DI BAGHERIA (PALERMO)

Il Collegio dei Docenti del Liceo Classico “F. Scaduto” di Bagheria con la presente mozione intende esprimere alcune considerazioni sulle misure che il Governo ha attuato o ha intenzione di attuare relativamente alla Scuola pubblica, in particolare l'articolo 64 della Legge 133/2008, il Decreto Legge 137/2008 (detto comunemente “Decreto Gelmini), l'articolo 3 del Decreto Legge 154/2008 e infine lo “Schema di Piano Programmatico” 2009-2011 concertato dal Ministero dell'Istruzione e dal Ministro dell'Economia.

Una prima considerazione critica riguarda il “metodo politico” seguito dal Governo.

Se finora, per usare le sue stesse parole, non è stata attuata una “politica che realizzasse un disegno organico ed un intervento riformatore unitario e condiviso” e se è “necessario un profondo e sereno ripensamento dell'impianto complessivo del nostro sistema scolastico” (Schema Piano Programmatico, pag. 1), non riusciamo a capire come tutto ciò possa accadere se tutte le misure vengono prese attraverso una legislazione frettolosa, basata sull'impiego dei Decreti Legge e sul ricorso al vincolo del Voto di fiducia in Parlamento.

In questo modo si rinuncia al ripensamento articolato della problematica scolastica nella sede legislativa per eccellenza, in cui tutte le posizioni politiche hanno, almeno in linea di principio, possibilità di confrontarsi. Così, inoltre, si elimina ogni possibilità di reale dibattito con chi nella scuola lavora e vive e con tutti quei soggetti direttamente interessati alle misure prese: associazioni dei lavoratori della scuola (docenti, presidi, personale ATA), degli alunni, dei genitori, sindacati, enti locali (province, comuni etc.).

Si tratta, invece, di un modo assolutamente verticistico e superficiale di affrontare problemi che richiedono un percorso più lungo e più complesso. Le semplificazioni e le scelte nette non vanno poste all'inizio semmai alla fine di un processo ponderato, fatto di studio della realtà, di ascolto dei bisogni e delle proposte e di tanto altro ancora.

Quanto al merito delle proposte del Governo vogliamo soltanto soffermarci su alcuni punti significativi che riguardano le grandi aree di intervento delineate dal Documento programmatico, sulla base delle leggi 133 e 137 del 2008: a) la revisione degli ordinamenti scolastici; b) la riorganizzazione della rete scolastica; c) il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane.

a) Per quanto riguarda la revisione degli ordinamenti scolastici, dai testi governativi finora emerge su tutto quella che, con brutta parola, il ministro chiama “essenzializzazione”, ovvero una riduzione significativa delle ore di lezione, dalle elementari fino alle superiori.

Ben venga una armonizzazione e semplificazione dei numerosissimi piani di studio, purché tutto ciò non vada a discapito della qualità e della quantità del tempo che gli alunni devono e possono trascorrere a scuola, ad esempio il tempo prolungato per le elementari e le secondarie di I grado, oppure le ore di lezione e di laboratorio per gli alunni delle scuole superiori (un tetto settimanale massimo di 30 o di 32 ore danneggia qualsiasi forma di attività sperimentale o laboratoriale).

No dunque alla riduzione delle ore di lezione e di laboratorio. Ciò vale anche per i Centri di istruzione per gli adulti (le cosiddette “scuole serali”), anche gli adulti – studenti lavoratori o altro – hanno diritto a una formazione ancora più qualificata di quella che ricevono, non “essenzializzata”.

Non possiamo neanche condividere la scelta di introdurre il maestro unico nelle scuole elementari e di ridurre la possibilità di lezioni in compresenza nelle scuole medie. Le ragioni “pedagogiche” della presenza del maestro unico ci appaiono molto discutibili – ed è bene che se ne discuta – (Documento programmatico p. 7), mentre molto più valida sotto il profilo pedagogico resta la soluzione, finora attuata, del modulo di tre docenti che lavorano su due classi (non si tratta, come falsamente qualcuno dice e pensa, di tre docenti che lavorano contemporaneamente nella stessa classe).

La questione potrebbe porsi inizialmente anche in modo molto semplice: è meglio che possa occuparsi di trenta bambini una équipe qualificata o che tutto ricada su un'unica figura?? Senza voler impartire dogmi o fare confronti troppo schematici, ma solo per introdurre una analogia utile alla discussione, rileviamo che da 7 anni nel nostro Istituto la figura dell'insegnante unico di lettere del biennio (18 ore settimanali!) è stata superata, praticando la cosiddetta “verticalizzazione” all'interno del biennio stesso.

I due docenti di lettere lavorano così su due classi, con un duplice effetto positivo: grazie al loro continuo confrontarsi il lavoro risulta più efficace e grazie alla loro presenza gli alunni possono godere di una prospettiva educativa e didattica (vorremmo poter dire persino di una “visione del mondo”) più ricca e diversificata.

Altro punto dolente è quello della eliminazione degli insegnanti specialisti di lingua inglese alle elementari: non basta un corso di 150 ore per diventare dei docenti di lingua straniera. Chi pensa questo mortifica la professionalità dell'insegnamento delle lingue, che proprio di fronte ai più giovani richiede competenze didattiche maggiori e più raffinate.

Sembra che il motto, tanto caro al Capo del Governo attuale, delle tre I - Inglese, Informatica e Impresa – abbia perduto qualche pezzo per strada... Inoltre questa idea semplicistica della formazione degli insegnanti, per cui basta qualche decina di ore di corso a formare una professionalità, sembra essere ripresa anche dall'intenzione del Ministro di accorpare le classi di concorso (vd. Piano programmatico Punto (c)).

Quasi che in maniera del tutto automatica saperi e competenze specialistici, costruiti negli anni di studio, di formazione e di pratica didattica (nel caso di chi già nella scuola lavora) possano essere interscambiabili come delle pedine di dama.

Lo ribadiamo, la scuola pubblica ha certo bisogno di un impiego migliore delle risorse esistenti, ma questo non implica che queste risorse debbano essere ridotte o considerate una mera variabile quantitativa che peraltro non incide sulla qualità. Razionalizzare, rendere più efficienti ed efficaci strutture e risorse non vuol dire automaticamente meno investimenti economici, meno ore di scuola, meno insegnanti, blocco del reclutamento del personale e altre misure che mirano al ridimensionamento – ovvero “essenzializzazione”, null'altro che un sinonimo di “semplificazione” o di “riduzione all'osso”– dell'esistente stesso.

Può invece significare un maggiore impegno economico affiancato a un migliore impegno organizzativo e alla valorizzazione complessiva delle energie esistenti. Se, ad esempio, è vero che “il rapporto insegnanti-studenti è decisamente più alto rispetto alla media europea” (perché poi questo sarebbe un male?) è anche vero che la quantità di PIL impegnata nella scuola (per non parlare dell'Università) è al di sotto della media europea (intorno al 4%); se è vero che “si riscontrano” consistenti divari tra gli esiti scolastici degli studenti italiani e quelli degli altri paesi OCSE” è anche vero che questo divario riguarda in particolare le scuole medie e superiori, non certo le elementari, perché dunque intervenire così pesantemente anche dove le cose funzionano bene?

Inoltre – se si fa una lettura davvero completa dei dati – va detto che i risultati negativi della rilevazione riguarda in particolare le scuole del meridione. Questo dato induce a porre domande più serie – fuori da ogni semplificazione pedagogica o sociologica – che riguardano non solo il ruolo e la responsabilità del sistema scolastico ma anche la struttura e la qualità della società e del territorio in cui esso opera. Non si tratta dunque di sottrarsi a una autocritica anche da parte degli operatori scolastici ma di trovare strade più mirate e meno semplicistiche per risolvere i problemi...

b) Per quanto riguarda la riorganizzazione della rete scolastica, riteniamo che sia doveroso e utile fare il possibile per ridurre sprechi e disfunzioni. Ma ancora una volta, ciò che va considerato in primo luogo è la qualità del servizio di cui lo stato vuol farsi carico e quali sono le funzioni alle quali esso non può e non deve derogare.

La scuola è un'istituzione che risponde a un bisogno dei cittadini, la sua presenza nel territorio è anche il segno della presenza dello stato – sia esso unitario o federale –, questo è un dato che non può essere semplicemente considerato come un “peso” economico, ma come un valore sociale e civile. Sappiamo che la scuola è anche un luogo di promozione della cultura e della cittadinanza ben al di là delle semplici ore di lezione che si svolgono di mattina.

E' in altre parole una risorsa fondamentale del territorio. Ma anche se vogliamo limitarci ad una logica “economicistica”, se è vero che la soppressione di alcune scuole porterà un risparmio, ci chiediamo se questo comporterà davvero un adeguato l'impegno delle regioni e degli enti locali a garantire la mobilità di alunni e lavoratori della scuola. Ci potremo poi anche chiedere quanto questo impegno inciderà sulle imposte locali, ma questa è un'altra storia.

c) Il razionale ed efficiente impiego delle risorse umane della scuola ci appare un obiettivo di fondamentale importanza. Ma dalle misure finora avanzate e dal piano programmatico ci pare che la razionalità e l'efficienza si traducano semplicemente: nella riduzione delle ore di scuola (vedi sopra al punto a); nell'accorpamento di macroaree disciplinari (tramite accorpamento delle classi di concorso), a scapito della valorizzazione delle competenze specifiche di ciascuno – dato che emerge anche dalla formazione “essenzializzata” dei docenti di lingua inglese – e in una significativa riduzione della qualità dell'insegnamento dovuta a tutta una serie di fattori di cui basti qui ricordare soltanto quello immediatamente più evidente, ovvero l'aumento del rapporto numerico fra docenti e alunni.

Questa misura va tutto a scapito della possibilità di seguire meglio i nostri studenti. E' oltremodo difficile pretendere di ottenere buoni risultati se ci troviamo di fronte a classi sempre più numerose, in cui la possibilità stessa del dialogo educativo e dell'ascolto reciproco viene ridotta al lumicino e per ragioni di tempo e perché si è in troppi.

In un quadro del genere, aggiungiamo, risulterebbe ancora più grave la diminuzione degli insegnanti di sostegno alle classi composte anche da alunni con handicap. Anche i docenti di sostegno mantengono elevato il rapporto insegnanti studenti, ma questa è una scelta di civiltà che l'intera Europa ci invidia: ridimensionare il sostegno ci farebbe davvero tornare indietro.

A questo proposito la stessa perdita di titolarità della cattedra (e dunque la mobilità) e la riconduzione a 18 ore di tutte le cattedre, impediranno di fatto, o limiteranno di molto, la disponibilità dei docenti alla flessibilità oraria, alle attività integrative, alle attività di progettazione didattico-educativa specifica dei singoli istituti e a tutte quelle iniziative che rendono una scuola attiva e protagonista proprio su quel territorio di cui tanto si parla.

Per fare qualche esempio concreto, le attività di biblioteca, le supplenze, le co-docenze, i laboratori, gli sportelli di ascolto e tutte le attività di preparazione di iniziative didattiche richiedono che gli insegnanti siano presenti a scuola proprio nelle ore mattutine, peraltro con grande beneficio della qualità dell'offerta formativa e con un impegno che va ben al di là del monte ore settimanale e contrattuale. Chiunque operi nel concreto della vita scolastica sa bene che il numero di ore di lavoro è superiore che parte dell'opinione pubblica erroneamente attribuisce agli insegnanti.

In questo momento così delicato per la scuola e in generale per la società italiana, momento di grande mobilitazione da parte di tutte le componenti della scuola e dell'università, ci sentiamo particolarmente coinvolti, sia in quanto cittadini sia in quanto lavoratori e operatori nell'ambito dell'educazione e della conoscenza. A questo proposito riteniamo che sia opportuno che i docenti riaffermino il valore della loro funzione professionale e culturale, riflettendo ed esprimendosi su quanto accade proprio a partire dalle loro specifiche funzioni e competenze.

Siamo parte integrante del mondo della scuola, lo viviamo e contribuiamo alla sua creazione ogni giorno, siamo soggetti attivi, consapevoli e capaci di interpretare il ricco contesto in cui agiamo, non meri esecutori di direttive burocratiche, per quanto anche il compito dell'amministrazione implichi margini significativi di creatività e iniziativa.

Per questa ragione ci sembra fondamentale che i docenti dicano la loro sulla politica della scuola e che contribuiscano a elaborare critiche e proposte. Si tratta, insomma, di un fondamentale atto di democrazia e di affermazione del proprio compito, senza nulla togliere ai compiti e alle funzioni specifiche degli organi di governo, dei partiti, dei sindacati di settore etc.

La protesta di questi giorni è – a nostro giudizio – anche il frutto di un atteggiamento di chiusura preventivo, che peraltro non è stato nemmeno corretto da credibili inviti al dialogo. Certo, è difficile per il Ministro dialogare su qualcosa che è già stata deciso e che si ritiene inderogabile.

Tuttavia crediamo che si possa e si debba ancora discutere, senza fingere che non vi siano punti spinosi e problemi da risolvere nel sistema scolastico del nostro paese. Bisogna dunque trovare il modo per attivare il confronto pubblico, in tutte le sedi opportune, in primo luogo dentro la scuola.

Approvato all'unanimità

Bagheria 29 ottobre 2008

11/11/08

REVOLUTION



Il Collegio dei docenti del Liceo Artistico Statale "G. Damiani Almeyda" di Palermo del giorno 5 novembre 2008 ha deliberato:

1. L'adeguamento della “normale” attività didattica curriculare e lo svolgimento di ulteriori attività didattiche, decise di comune accordo con gli studenti, da svolgere anche in luoghi strategici e visibili della città

2. Promuovere una raccolta di firme contro la Legge ”Gelmini” e le ulteriori iniziative legislative che colpiscono la scuola pubblica

3. Coordinamento con gli altri istituti del territorio

4. Coordinamento con gli altri istituti di istruzione artistica a livello cittadino e nazionale per impedire la scomparsa dell'istruzione artistica.

I singoli docenti si impegnano - insieme agli studenti - a programmare e realizzare le specifiche attività didattiche.

Il Collegio ha quindi costituito dei gruppi per coordinare queste attività e realizzare quanto previsto ai punti 2, 3 e 4.

La delibera è stata approvata a maggioranza (70 voti a favore e 2 contro) dopo che sono state discusse con gli studenti le proposte emerse nelle assemblee di quest'ultimo periodo.

09/11/08

A CONFRONTO

Mi pare regni la più assoluta confusione.
Si demolisce l'impianto dell'ex Decreto Gelmini (l'avevo detto in tempi non sospetti, io), ora convertito in legge, senza provare a indicare opzioni alternative; si criticano tout court tutte le leggi legate all'istruzione avendone dimenticato, o non conoscendone, i contenuti; si intende, occupare, cogestire, fare sit-in, manifestare e far fiaccolate avendo perduto di vista gli obiettivi. Se io potessi suggerire qualcosa di concreto inizierei a leggere, o rileggere, i testi di tutte le leggi di riforma riguardanti la scuole e/o l'università per iniziare a capirci qualcosa e poi, sulla base di schemi o c-map, provare a suggerire delle alternative sia al ministro che a tutti gli organi di riferimento.

Qui si può trovare un esauriente elenco sulle riforme scolastiche. Forse la Gelmini, Tremonti, Berlusconi e i loro staff non hanno avuto il tempo, la voglia, la necessità, il rigore, l'esigenza di leggere tutto questo fiorire di riordini e riforme ma se oggi bisogna cambiare qualcosa, seriamente, allora bisogna creare dei comitati di lettura, di sintesi e di critica disposti a riprendere in esame tutta la struttura delle riforme scolastiche, estrapolare quanto di buono (oggetivamente) sia possibile esperire da esse e buttare nel cestino il resto. Forse questo può essere un buon tema per la cogestione. Il resto è noia.

OBAMA


Yes, we can.
Gli auguro la capacità di svelare tutte le fandonie di Bush sulla guerra santa
Gli auguro la possibilità di fare luce sull'assassinio di JFK
Gli auguro la serenità di poter decidere sulla sorte dei ragazzi americani in trincea
Gli auguro il silenzio delle telecamere, e le voci rivolte al futuro
Gli auguro di riuscire a farlo bene

01/11/08

1+1

Si sono svolte nei giorni scorsi, come antefatto alle elezioni per il rinnovo dei rappresentanti di alunni e genitori ai consigli di classe, assemblee degli studenti dei due plessi dell'istituto, e ancor prima (almeno per quanto mi riguarda) classe per classe tutti gli studenti sono stati avvisati dell'importanza della tornata elettorale richiedendo loro un voto responsabile e l'invito ai loro genitori di rappresentare, classe per classe, la componente relativa. Tradotto in italiano: sia gli alunni e, per loro tramite, i genitori sono stati avvertiti del fatto che si stessero svolgendo elezioni a scuola.

Non posso entrare nel merito dei risultati, ora, ma posso dire che l'affluenza degli alunni è stata sufficiente (hanno votato i 2/3 degli iscritti, o due studenti su tre) mentre l'attenzione dei genitori è stata delirante: hanno votato solo due (dicasi 2) genitori. Io penso che sia mancata la comunicazione dell'evento, ovvero che gli alunni non abbiano comunicato nulla a casa. Ma le ipotesi posso anche essere altre: cioè, (a) che i genitori lo abbiano saputo e hanno pensato che ci sarebbero andati gli altri, (b) oppure lo hanno saputo e si sono detti "ma a me chi mi porta a perdere tutto questo tempo per la scuola?".

In ogni caso si apre una questione di non poco conto che si può declinare così: ai genitori dei ragazzi che vanno in una scuola pubblica - vessata da decreti e balzelli, intorpidita dai programmi ministeriali e da un evidente disagio relazionale, assente dalla relazione con le famiglie (se non per avvisare di assenze dei figli) e tutta concentrata sulle proprie "armonie" interne - non gliene frega nulla di partecipare, come delegati di altri genitori, ai consigli di classe e, anzi, vedono la cosa come un fastidio, tempo perso. Sarà che il tempo va occupato in altro modo o che la scuola non attira più, politicamente, le famiglie, ma il trend suggerito in questo passaggio generazionale non stupisce: incute il timore reverenziale che si ha per ciò che non si conosce.

31/10/08

E RIBADISCO!

Anni fa, ricordo, si diceva che per fare "scuola" basterebbe che ci siano un insegnante e un alunno. Dovunque. Non necessariamente dentro una scuola. Qualunque luogo è adatto a fare scuola e, di più, qualunque luogo fa scuola ma la scuola non può "darsi" in un luogo qualunque. I ragazzi che io incontro tutte le settimane in un edificio, per esempio, hanno le loro scuole altrove: per strada, in famiglia, nelle associazioni sportive, tra la gente. La scuola, così come la vediamo ogni giorno, non è più attraente e finanche quello che poteva sembrare esclusivo fino a qualche tempo fa (il laboratorio di informatica, quello di scienze o la palestra accessoriata) ora è reperibile dovunque, meglio e ad un costo (in tempo) strettamente limitato.

Penso che sia arrivato il tempo di pensare una scuola diversa, senza farsi fregare dalle mucche pezzate di decreti, leggine e normative. Penso che sia arrivato il tempo di strutturare una scuola che vada oltre i progetti del POF o insegua, col fiatone, i miserabili finanziamenti per ristrutturare l'ordinario. Penso, dunque, non ad una scuola che stia al passo coi tempi ma che li precorra, che faccia ricerca a partire dal quotidiano e stimoli i suoi interlocutori privilgiati (gli allievi) ad esserne parte integrante riconoscendo loro non solo ruoli vicari o da comparse. E che si faccia i conti, una volta per tutte, coi programmi ministeriali sui quali vengono commisurati i contenuti dei libri di testo, più che sulle esigenze della contemporaneità.

22/10/08

AC(H)AB


Curioso, ma un sacco di gente usa gli acronimi e poi non sa nemmeno parlare in italiano. Secondo Tullio De Mauro, noto linguista, è un nome costituito da una o più lettere iniziali di altre parole [per es., radar, dall’ingl. ra(dio) d(etection) a(nd) r(anging)] o anche il nome costituito dalle lettere iniziali di una parola e dalle finali di un’altra [per es. motel, da mo(to–) e (ho)tel]. ACAB, così come si trova spesso scritto sui muri, sulle pareti, sugli striscioni, è, per l'appunto un acronimo.



Il fatto che sia comparso, scritto col fuoco (che animo poetico!), anche sui muri della scuola, e in maniera piuttosto evidente, non capisco se vuol dimostrare che chi lo scrive conosce il senso degli acronimi o, soltanto, immagina di saperci fare e si diverte (beato lui) a imbrattare uno spazio collettivo, la scuola appunto. In ultima analisi potrebbe anche significare il disagio di una generazione che, dismesse le parole con un senso compiuto, attiva un proprio linguaggio di sintesi in cui l'acronimo è sinonimo di rapidità (tvb, sms, 2u, eccetera) o solo di pigrizia.

Io mi sono permesso di aggiungere all'ACAB di cui sopra una H che, si sa, è muta ma, per quanto io ne sappia, ha il potere di trasformare, siccome muta, e dunque di mutare l'acronimo in nome, che non è magia da poco. E nemmeno il nome, mutato ma non muto, è nome da poco. Si tratta di un nome che, piuttosto, muta i nostri sogni, il nostro pensiero che, smarrendosi tra le parole, si ammutina e ci lascia esterrefatti, ammutoliti, dinanzi alla grandezza del nome che un H muta ha mutato e, per questo, reso mutevole il nostro desiderio di saperne di più. Così il muto acronimo si tramuta in altro, un sognatore, a cui generazioni di sognatori debbono l'immutabile desiderio di smarrirsi tra le parole. Intere.

20/10/08

CARI PROFESSORI



Forse ci si prende troppo sul serio, forse si crede di essere troppo avanti. Oppure, forse, è il caso di ascoltare le parole di un poeta, cantate da un'interprete molto brava.

18/10/08

TRAVAGLIO D'OTTOBRE



Vi passo questo video, che mi pare indicativo del luogo in cui abitiamo, delle persone che vediamo in televisione e delle idee che ci inducono ad accettare...

NE VOGLIAMO PARLARE?

I tempi sono strettissimi per le elezioni dei consigli, di classe e d'istituto. NVP? Sono venuto a conoscenza, giovedì, della necessità di una votazione suppletiva per la consulta provinciale. NVP? Penso che sia arrivato il momento di non prendere sottogamba queste elezioni, e dare voce alle proprie necessità ed esigenze con domande chiare e precisi fatti. NVP? Vogliamo essere parte attiva nel dibattito sulla scuola, e sul nostro istituto, e sui problemi di ogni plesso. NVP?

Attendo impaziente!!!

15/10/08

OCCHIO NON VEDE, CUORE NON DUOLE

Il nemico si nasconde si mimetizza tra le pieghe della coscienza
la sua violenza è subdola il suo passo di gatto
difficile davvero coglierlo sul fatto
il nemico è tra noi è dentro di noi
per farlo fuori occorre rinunciare ad una parte di noi stessi
se un tempo era più facile lottare contro ciò che non andava
perché il nemico una faccia ce l'aveva
una voce, una bandiera
sapevi dove andare a prenderlo in giro la sera
aveva nomi e facce, ma non è più
così adesso non si vede ma lui è ancora lì più forte che mai
e sotto sotto spinge col suo dai e dai
e ha stipulato un patto con le coscienze addormentate
nella pubblicità di una realtà falsificata
a migliaia di chilometri di distanza da questa
stanza uomini e bambini schiavizzati, sottopagati
diritti rubati derubati dell'infanzia in qualche capannone dell'estremo oriente
lavorano e producono le griffes dell'occidente
e qui non si sa niente perché sta bene a tanti
tacere verità che sono atroci e allucinanti
pilastri di un'economia vincente dal volto appariscente
che crea la sua ricchezza con la sofferenza di un sacco di gente
e quanti dovranno soffrire quante mucche impazzire
quanta aria velenosa bisognerà respirare
quanti cibi avvelenati bisognerà divorare
quante malattie ancora per interesse non si potranno curare
prima che qualcuno pensi che così non va bene
ma il nemico si è infiltrato dentro al sangue che ci scorre nelle vene
nei sorrisi compiacenti di politiche fatte di parole
all'insegna di "occhio non vede cure non duole"
il nemico ha il volto sorridente cravatta e doppio petto
intorno a grandi tavoli fa incetta di rispetto e di sorrisi
strette di mano accordi tra potenti che non guardano lontano
e approvano la produzione di mine anti uomo
di tutti gli armamenti necessari perché questo sistema
si mantenga bello saldo sui binari di sangue dove viaggia
cosicché anche il coraggio più coraggio si scoraggia
di fronte a questo gioco dove tutti hanno ragione
e i peggiori criminali sono tenuti in alta considerazione
e viaggiano in corsia preferenziale
rimbalzano sull'ammortizzatore sociale e non si fanno mai male
e cambiano i governi ed il nemico gli sorride in silenzio
protetto dalla logica del tacito consenso di chi gode
di questa situazione che fa comodo a tanti
tenere alto il livello di paura e le coscienze ignoranti
paura della povertà paura dell'ignoto
paura di trovarsi di fronte al grande vuoto di se stessi
con la coscienza critica in stato di assoluta catalessi
sconfiggere il nemico è guardarsi dentro
cercare il proprio centro e dargli vita
come a un fuoco quasi spento
renderlo vivo dargli movimento
il nemico si nasconde spesso in quello che crediamo
nei moralismi ipocriti
e nelle trasgressioni controllate e organizzate
nelle droghe illegali e sottobanco ben distribuite
il nemico crea falsi nemici per farsi scudo e apparir perbene
modellerà il suo aspetto e prenderà la forma di ciò che lo contiene
spacciandosi per libertà ti legherà con le sue catene
conservare il controllo di ciò che vediamo
conservare il controllo di ciò che sentiamo
verificare se sotto l'aspetto invitante di un'esca non sia nascosto un amo.
sconfiggere il nemico è guardarsi dentro
cercare il proprio centro e dargli vita come a un fuoco quasi spento renderlo vivo
e dargli movimento.
[di Lorenzo Cherubini]

12/10/08

E SU SALVEMINI?

Insomma, stiamo al Salvemini, ma quasi nessuno sa nulla di Salvemini. Ora, visto che siamo in procinto di ragionare su quello che accadrà per le prossime rappresentanze studentesche, voglio buttare lì una citazione (dal libro dello stesso autore che s'intitola "Per la riforma elettorale"): “A Milano ci vado senza entusiasmo e senza speranza - scriveva Salvemini a un amico prima di raggiungere l’assise socialista -. Mi sento assolutamente solo. I settentrionali non badano che a sé. I meridionali sono... quel che sono: retori, ignoranti, privi del senso della realtà, buoni solo a dire scemenze e proporre balordaggini. E io devo parlare ai settentrionali in nome dei meridionali.”

Bonne chance.

11/10/08

LE REGOLE

Ogni volta che sentiamo la parola "regola" ci viene la pelle d'oca, come se qualcuno stesse per saltarci addosso, legarci e non consentirci di fare nulla più. Per alcuni "stare alle regole" significa addirittura "non essere liberi". Le due cose non sono distinte, anzi le une potrebbero potenziare l'altra. Le regole potrebbero aiutare ad essere più liberi. Solo essendone a conoscenza si possono capire i propri limiti ed esercitare la propria libertà nel rispetto della libertà degli altri. Una società senza regole non ha futuro, una con troppe regole è bloccata al suo presente.

Da qui al 30 ottobre sarà necessario, secondo alcune precise regole, eleggere nella scuola i rappresentanti di classe, d'istituto e del Consiglio d'Istituto. Quindi è bene che queste regole siano palesi, cioè che tutti le conoscano. La prima regola dello Stato italiano che istituisce queste regole "condivise" per la scuola è il "Decreto Presidente Repubblica 31 maggio 1974, n. 416", che è stato integrato nella Legge n. 1 del 14 gennaio 1975, ha accolto una serie di modifiche e poi è diventato il "Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297 - Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione".

Ovviamente, è importante che chi si sta per candidare alle elezioni scolastiche come rappresentante di classe e/o d'Istituto conosca almeno la parte del decreto che gli interessa. Per almeno due motivi: conoscere a quali responsabilità sta andando incontro e avere dei contenuti mediante i quali è possibile stabilire una interlocuzione costruttiva con le figure che gestiscono e/o gestiranno l'Istituto. Ora, la scuola non fa altro (o sinora non ha fatto altro) che informare genericamente delle responsabilità a cui si va incontro, ma senza conoscere le regole (non solo a scuola, anche nella vita) ci sarà sempre qualcuno che vorrà dimostrare di saperne più di noi. Per esempio, come nel caso del Regolamento d'Istituto: se non si conosce bene lo Statuto delle Studentesse e degli Studenti, linkato in altri post di questo blog, e le recenti modifiche volute dall'ex ministro Fioroni, non si possono avere gli strumenti "politici" per evidenziare le discrasie in esso presenti.

Per questo le regole sono importanti, soprattutto per chi ha creduto sinora che "essere eletto" avesse potuto significare avvantaggiarsi di una posizione (culturale, dialogica, sociale, relazionale). Non è così, solo conoscendo a fondo le regole si può prendere una posizione e far valere i propri diritti, così come sancito dal predetto Statuto. Per cui auguro ai candidati e agli elettori della prossima tornata elettorale scolastica una campagna elettorale nel rispetto delle regole generali di convivenza civile ma, soprattutto, l'evidenza di essere coscienti che le proposte, i programmi, le idee hanno forza solo se condivise sulla base di princìpi coerenti con quanto indicato dalle norme scritte.

04/10/08

E POI



Una idea per continuare a studiare, per chi ne ha voglia, e imparare un mestiere piacevole, interessante e molto ben pagato (quando fatto bene)!

IN RETE


In rete non significa soltanto che si è fatto goal. Esistono alcune informazioni utili in rete, sul web, che possono corroborare il senso del lavoro che si fa a scuola e pretendere, lì dove è sancito da un diritto, che un certo insegnamento raggiunga determinati risultati. Una cosa su questo genere l'ho scritta un anno fa, sed repetita iuvant (le cose ripetute, ridette, possono solo aiutare).
Ora aggiungo che ho trovato un indirizzo che indica quali sono le strade che un istituto professionale deve compiere e quali sono le possibili scelte di vita correlate. Chi c'è già invischiato non può farci molto, ma può consigliare, per esempio, che ancora non ci è entrato o chi sta per uscirne.

02/10/08

LA SCUOLA NON E' UGUALE PER TUTTI, PERO'...

A parità di condizioni (Palermo, edificio in affitto, quinta superiore, piano primo) le condizioni alla base per sentirsi studenti, o allievi, o alunni, o quel che si vuole, non sono paritarie per classi di istituti differenti. Si studia meglio se si sta in un ambiente decente, igienico, rispettoso delle normative elementari (aerazione, luminosità, metroquadrato per studente), anziché in uno in cui si sopravvive con rassegnazione, si aspettano le migliorie, ci si adegua all'andazzo.
Dal 17 settembre ad oggi ho fatto un lavoro, cosiddetto, di analisi delle condizioni di base.

Ne viene fuori una situazione a dir poco di disagio. Eppure gli studenti hanno diritto a educazione, apprendimento, preparazione, cura, rispetto (quello vero, non quello dei bulletti) e, soprattutto, corrispondenza tra documenti prodotti e fatti. Se uno studente vive in un ambiente sano, deve preoccuparsi della propria educazione (non certo di trasformare quell'ambiente in malsano); se vive in un ambiente disagiato, deve abbozzare e fare finta che tutt'intorno non esista nulla se non una cattedra, un docente, dei banchi e delle sedie immersi nella realtà virtuale.

Quali sono le critiche generali sullo stato di questa situazione? Ecco le risposte che si sentono in giro: "Gli studenti sono degli animali, rompono tutto quello che trovano, si fregano anche i rubinetti dei lavandini, le classi sono dei porcili, ma a casa loro fanno anche così?". Sono delle risposte pretestuose o corrispondono a verità? Se sono delle risposte pretestuose, che si danno perché non si ha nient'altro da dire, allora la situazione generale, lo stato delle cose, non si dovrebbe presentare come si presenta. Se corrispondono a verità, allora bisogna che gli studenti dimostrino una coscienza civica e una responsabilità complessiva sinora non evidenziate: solo in questa maniera si può lavorare in un ambiente sano, costruendo delle relazioni fiduciarie e proponendo soluzioni ragionevoli per il prossimo futuro.

Entro un mese, peraltro, si dovranno rinnovare una serie di Consigli mediante figure di rappresentanza (rappresentante di classe, d'Istituto e Consiglio d'Istituto). Questa occasione si deve configurare come un'occasione per cambiare direzione, per cambiare atteggiamento e per porsi come interlocutori privilegiati, dico agli studenti, nei confronti della classe docente e della direzione della scuola. Certo, comodo cambiare atteggiamento solo da una parte. L'occasione è da entrambe le parti. Quello che manca, in senso generale, è il rapporto di fiducia tra generazioni: da una parte gli studenti (ma siamo stati tutti studenti, no?) e dall'altra i docenti. Non è un muro contro muro, ma un'occasione di dialogo. Un'occasione di crescita, di relazioni civili e di verifiche dei rapporti di forza (che non significa occupare l'istituto o fare sciopero ad oltranza solo per anticipare le vacanze natalizie, o non solo questo): se al centro di questi rapporti ci saranno delle idee, si vedranno anche delle soluzioni; se ci saranno solo gli spauracchi del voto o delle lezioni, ne verrà fuori solo un chiacchiericcio inutile e senza senso.

28/09/08

LIBRI AGGRATIS?

All'indirizzo internet dell'Ufficio Pubblica Istruzione della Regione Sicilia si trova una circolare, in formato excel, che riguarda la compilazione della domanda atta a ricevere buoni libro per l'anno appena iniziato. Siete tutti avvisati. Oppure, giusto per non sbagliare, si può fare riferimento ad un apposito ufficio destinato a risolvere proprio i problemi dei buoni scolastici.

26/09/08

TEMPO



Un grande poeta sudamericano ha scritto:
"Le persone non muoiono, rimangono incantate".
Il tempo che scorre sottolinea la nostra presenza,
e attraverso noi quella degli altri.
E poi ci sono cose che i silenzi non sanno dire,
e altre che le parole non possono esprimere.
Per questo ci sono le poesie, la musica
e il vento, che tutto porta via.
Fin qui, dove siamo adesso.
Questo è il mio personale pensiero per Andrea.

22/09/08

ARIA


Se ne potrebbe parlare per un tempo esteso, ma voglio essere molto sintetico e coniugare il verbo "disorganizzare". Presente: io disorganizzo, tu disorganizzi, egli disorganizza, etc... La coniugazione si può provare da soli o in compagnia, a casa o a scuola, nei giorni feriali o in quelli festivi, anche qui etc... Per dire cosa? Che i primi tre giorni di scuola, per tutti (allievi, genitori, docenti, personale e amministrativi) sono stati l'elogio della disorganizzazione: allievi con classi improbabili, classi con allievi improbabili, famiglie (giustamente) sconcertate, professori (chiaramente) allibiti, personale (comprensibilmente) inane.
Per adesso gli allievi, alla stregua di greggi brade, sono stati allocati in appositi recinti che taluni sogliono chiamare aule. Tali aule, stanti le nuove indicazioni del Ministero (numero alunni) e le nuove direttive del Ministero (numero docenti), hanno ospitato, almeno sulla carta, classi da 20/25 alunni in media (superiore). Chi avrà la pazienza di leggere il lungo articolo che qui allego in link, tratto da una rivista digitale della scuola in Emilia Romagna, potrà espungere alcuni dati di enorme interesse sulla vivibilità, per legge, delle aule scolastiche e confrontarli con lo status quo dell'Istituto Salvemini, sede di Viale Michelangelo almeno. Già, almeno.
Stante al lungo articolo la sede succursale dovrebbe essere chiusa domani mattina, nonostante vi siano (in qualche armadietto conservate) le carte che, secondo (soltanto) un piano della sicurezza già compilato da un ingegnere preposto, dovrebbero dimostrare il contrario. Oppure, forse, nessuno conosce i contenuti del piano di sicurezza e, sulla base di presunte idee in merito, si tiene in vita la sede succursale per quanto il coma non presupponga l'eutanasia. Traduco: al momento la sede succursale dell'Istituto Salvemini in Viale Michelangelo sopperisce le necessità (o, per legge, l'obbligo) di istruzione di una popolazione scolastica che proviene da una certa zona della città o che desidera percorre un certo itinerario di istruzione professionale. Stanti tali condizioni di base, l'omeopatia a cui la suddetta sede è sottoposta non basta più.

16/09/08

SCHOOL



E speriamo in buon inizio...

I can see you in the morning
When you go to school
Don't forget our books,
You know you've got to learn
the golden rule.
Stop your play and go on with your work,
And be like Johnnie Toogood.
Don't you know he never shrinks,
he's coming along
After school is over
You are playing in the dark,
Don't be out too late
Don't let it get too dark,
They tell you not to hang around.
And learn what life's about
And grow up just like them.
Won't let you work it out
And you're full of doubt.
Maybe I'm mistaken...
Don't do this and don't do that.
What are they tryin' to do?
Make a good boy of you,
Do they know where it's at?
Don't criticise they're old and wise.
Do as they tell you to,
Don't want the devit to,
Come and pull out your eyes.
You're coming along
Expecting you to fight
Or maybe I'm just crazy
I don't know wrong from right.
But while I'm still living
I've just got this to say
It's always up to you,
if you want to be that,
Want to see that,
want to see it that way.

09/09/08

COSE CHE SI POSSONO FARE

Una buona pratica, normale, può essere, per gli utenti internet che intendono avvalersi di possibilità offerte per la scuola, quella di visitare, tra gli altri, il sito del Ministero della Pubblica Istruzione. Vi si trovano suggerimenti e bandi che preludono o suggeriscono progetti da inserire nel Piano dell'Offerta Formativa dell'anno che sta per iniziare.
Per non sapere né leggere né scrivere, come riporta l'intestazione di Runniegghié, proponiamo una lista di "cose che si possono fare", agli utenti la prossima mossa:
1. "Un giorno in Senato" prevede che gli studenti entrino direttamente in contatto con il lavoro dell'Assemblea parlamentare, mettendo, tra l’altro, a confronto le conoscenze acquisite nell'ambito dell'attività didattica con il concreto funzionamento delle predette Istituzioni.
2. "Minoranze linguistiche" suggerisce modelli di integrazione e di conoscenza privilegiando quei progetti che utilizzeranno lo studio della lingua minoritaria come strumento per svolgere l’attività didattica nel campo linguistico, del contenuto e/o trasversalmente all’insegnamento delle altre discipline.
3. Le "Olimpiadi del Patrimonio" sono un'occasione di approfondimento della conoscenza del patrimonio culturale italiano che il Ministero ha concordato con l’ANISA per la partecipazione degli studenti italiani delle scuole secondarie di II grado, nell’ambito delle discipline storiche, storico-artistiche o artistiche, a tale manifestazione.
4. La "Giornata di formazione a Montecitorio" è un'occasione rivolta agli studenti dell'ultimo biennio delle scuole secondarie superiori, che abbiano svolto studi sul sistema istituzionale o approfondito temi collegati all'attualità politico-parlamentare e sviluppato un lavoro di ricerca da presentare sotto forma di tesina, di breve dossier di documentazione o anche di proposta di legge, accompagnata da una relazione introduttiva e suddivisa in articoli.
5. Le "Lezioni di Costituzione" vengono suggerite dal fatto che quest'anno ricorre il sessantesimo anno della Costituzione repubblicana, ed è un’iniziativa - rivolta agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado - per l’anno scolastico 2008/09 che si articolerà a livello nazionale e regionale.
6. "I giovani ricordano la Shoah" è la VII edizione del concorso rivolto a tutti gli allievi del primo e secondo ciclo di istruzione, al fine di promuovere studi e approfondimenti, da parte dei giovani, sul tragico evento che ha segnato la storia europea del ‘900.

LA SCUOLA SCONTATA

Riporto come notizia il fatto che la Confesercenti che, in poche parole, è la confederazione nazionale che riunisce i negozianti, promuove, con l'appoggio di circa 30 negozi a Palermo, uno sconto sulle attrezzature scolastiche fino al 30 ottobre. Magari non sarà uno sconto pazzesco, ma è un incentivo per aiutare chi non vuole, o non può, spendere più di tanto per cartelle, quaderni, compassi e colori...

08/09/08

LA SPERIMENTAZIONE

Oggi esami di ammissione all'anno successivo, per gli alunni della sede di Viale Michelangelo che sono stati rimandati lo scorso giugno. Si è proposta stamane una lettura sperimentale dell'organizzazione scolastica: una via di mezzo tra le sessioni fai-da-te e la pratica rivoluzionario-anarchica alla Buenaventura Durruti. Se n'è venuti a galla solo per dovere di cronaca.

07/09/08

CONSIGLI

Riporto per intero la recente circolare del Ministero dell'Istruzione che riguarda le elezioni degli organi collegiali. In sé è una semplice circolare che avvisa sui tempi e le modalità per eleggere i vari rappresentanti ad ogni livello. Lo scorso anno al Salvemini tutta la questione delle elezione degli organi scolastici si è svolta in una atmosfera da picnic o da festa di quartiere: si è votato (a livello studentesco) per i più belli, per i più fighi e per quelli che erano amici di tutti, senza essere a conoscenza di obblighi, diritti e doveri dei rappresentanti. La scuola non ha fornito agli studenti gli strumenti per venire a conoscenza di tali esiziali informazioni, gli studenti, invece, se ne sono disinteressati e hanno votato "a sensazione". Spero che l'esperienza dell'occupazione dello scorso anno abbia insegnato qualcosa, e che quest'anno si parta con una coscienza diversa, sia per le responsabilità che ci si assumerà che per il ruolo che si andrà a ricoprire.

Circolare n. 71
prot. n. 9268
Roma, 4 settembre 2008


Oggetto: Elezioni degli organi collegiali a livello di istituzione scolastica - anno scolastico 2008/09.


Anche per l’anno scolastico 2008/2009 occorre procedere allo svolgimento delle elezioni degli organi collegiali a livello di istituzione scolastica.
Si richiamano, al riguardo, le norme regolanti la materia, contenute nell’ordinanza ministeriale n. 215 del 15 luglio 1991, modificata ed integrata dalle successive OO.MM. n. 267 del 4 agosto 1995, n. 293 del 24 giugno 1996 e n. 277 del 17 giugno 1998.

Si ricorda che entro il 31 ottobre 2008 dovranno concludersi le operazioni di voto dei rappresentanti dei genitori nei consigli di classe, interclasse ed intersezione e quelle dei rappresentanti degli studenti nei consigli di classe degli istituti di istruzione secondaria di II grado. In detti istituti, qualora non sia prevista, in questa tornata elettorale, l’elezione del consiglio d’istituto, gli studenti rinnovano la propria rappresentanza nel consiglio d’istituto medesimo contemporaneamente all’elezione dei rappresentanti nei consigli di classe.

Si darà luogo alle elezioni del consiglio di circolo/istituto per le istituzioni scolastiche ove l’organismo sia scaduto ovvero venuto a cessare per qualsiasi altra causa. Nelle istituzioni in cui il consiglio, invece, rimanga in carica nell’anno 2008/2009, potranno svolgersi le eventuali elezioni suppletive nel caso sia impossibile sostituire, a causa dell’esaurimento delle rispettive liste, i membri nel frattempo cessati per dimissioni o per perdita dei requisiti di eleggibilità.

Si evidenzia che, in presenza di provvedimenti di razionalizzazione della rete scolastica a decorrere dal 1 settembre 2008, la precitata O.M. n. 277 del 17 giugno 1998 disciplina dettagliatamente i casi in cui cessa il consiglio di circolo/istituto in carica e devono essere, conseguentemente, indette le nuove elezioni. Si precisa, al riguardo, che non potranno effettuarsi le elezioni del consiglio d’istituto nelle istituzioni scolastiche che comprendono al loro interno sia scuole dell’infanzia, primaria e/o secondaria di I grado sia scuole secondarie di II grado. Nelle istituzioni in discorso, pertanto, continuerà ad operare il commissario straordinario.

La data della votazione per le elezioni dei consigli di circolo/istituto sarà fissata dal Direttore generale dell’ufficio scolastico regionale, per il territorio di rispettiva competenza, in un giorno festivo dalle ore 8 alle 12 ed in quello successivo dalle 8.00 alle 13.30. Tale data, comunque, non potrà superare il termine di domenica 16 e lunedì 17 novembre 2008.


Il Direttore Generale
Mario G. Dutto

30/08/08

GLI ABBRIVI DI GELMINI

Il neo ministro si è data da fare ultimamente, l'ultimo scorcio d'estate è stato fatale, per suggerire alla popolazione scolastica (docenti, personale e studenti) una serie di possibili temi su cui improntare i prossimi scioperi autunnali e invernali, pret-à-porter. Ce n'è per tutti i gusti, e penso che non ci si tirerà indietro ad assaggiare il possibile.
Su scuole e insegnanti al Sud ci può anche essere stato qualche fraintendimento. Il ministro si è spiegato male, o il giornalista che ha riportato la notizia non ha capito bene. Ma già mi immagino i prossimi collegi dei docenti o i consigli di classe o solo i chiacchiericci da corridoio.
Poi c'è la cura dimagrante istituzionale su scuole e personale, nonostante alcune buone intenzioni che devono ancora trovare il giusto posto nell'agenda del ministro.
Sulla questione del ritorno del voto è una questione di lana caprina, se poi al voto seguirà comunque un giudizio complessivo, e relativo, che verrà dato verbalmente, o su documentazione apposita. Sul voto di condotta (la cui distinzion sottile tra 7, 8 e 9 - per quanto voti alti - determinava già una differenza sostanziale anche per la promozione) penso che sarà guerra aperta tra studenti e ministro, sbandierando improvvise emersioni etiche su tutti e due i fronti.
Siamo tutti d'accordo sulla questione del bullismo, prevalente, dalle cronache, al centro-nord (nonostante sia il Sud ad abbassare il livello qualitativo della scuola), che va combattuta, ma questa rientra nelle more del cosiddetto "patto di corresponsabilità" che il precedente post di questo blog ha già evidenziato: la famiglia di quegli studenti ha un peso specifico, no?
Vorrei non parlare dei grembiulini, che mi pare un argomento ridicolo che, spero, sfumi nell'arco di una notte (per quanto si profili una "stagione dell'obbligo" non molto rassicurante); una cosa, di più, m'inquieta: perché accettare, doverosamente, una educazione civica, una educazione stradale ed evitare accuratamente, e ipocritamente, una corretta educazione sessuale nelle scuole?

24/08/08

PATTI CHIARI...

Anzi, giusto per essere chiari (appunto), forse è meglio pubblicare per intero la novità, quella vera, del nuovo corso ministeriale, riguardante sempre lo statuto di studentesse e studenti. Prima di essere criticato va letto, e prima di diventare oggetto di critiche vanno proposte modifiche concrete, realizzabili, fattibili. La novità riguarda il patto di corresponsabilità che la scuola propone anche alle famiglie, e dispone "in favore" degli allievi. Qualora qualcuno abbia proposte serie da fare, può anche contattare il forum degli studenti presente on line.

PATTO EDUCATIVO DI CORRESPONSABILITÀ

Si tratta di un’assoluta novità (art. 5-bis dello Statuto), in diverse scuole già anticipata dalla prassi in essere.
La disposizione di cui all’art. 5 bis va coordinata con le altre disposizioni dello Statuto ed in particolare, laddove fa riferimento a “diritti e doveri nel rapporto fra istituzione scolastica autonoma, studenti e famiglie”, essa va coordinata con gli artt. 2 e 3 che prevedono già “diritti” e “doveri” degli studenti, anche al fine di distinguere il Patto educativo di corresponsabilità, così introdotto, dal regolamento d’istituto e/o di disciplina.
Può allora osservarsi che i destinatari naturali del patto educativo di cui alla disposizione in questione siano i genitori, ai quali la legge attribuisce in primis il dovere di educare i figli (art. 30 Cost., artt. 147, 155, 317 bis c.c.)
L’obiettivo del patto educativo, in sostanza, è quello di impegnare le famiglie, fin dal momento dell’iscrizione, a condividere con la scuola i nuclei fondanti dell’azione educativa.
La scuola dell’autonomia può svolgere efficacemente la sua funzione educativa soltanto se è in grado di instaurare una sinergia virtuosa, oltre che con il territorio, tra i soggetti che compongono la comunità scolastica: il dirigente scolastico, il personale della scuola, i docenti, gli studenti ed i genitori. L’introduzione del patto di corresponsabilità è orientata a porre in evidenza il ruolo strategico che può essere svolto dalle famiglie nell’ambito di un’alleanza educativa che coinvolga la scuola, gli studenti ed i loro genitori ciascuno secondo i rispettivi ruoli e responsabilità.
Il “patto” vuole essere dunque uno strumento innovativo attraverso il quale declinare i reciproci rapporti, i diritti e i doveri che intercorrono tra l’istituzione scolastica e le famiglie.
La norma, contenuta nell’art. 5 bis, si limita ad introdurre questo strumento pattizio e a definire alcune caratteristiche generali lasciando alla libertà delle singole istituzioni scolastiche autonome il compito di definire contenuti e modelli applicativi che devono scaturire dalle esigenze reali e dall’esperienza concreta delle scuole, non potendo essere astrattamente enucleati a livello centrale.
Ad esempio, a fronte del ripetersi di episodi di bullismo o di vandalismo, ritenendosi di orientare prioritariamente l’azione educativa al rispetto dell’ “altro”, sia esso persona o patrimonio, la scuola opererà su un doppio versante: da un lato potrà intervenire sulla modifica del regolamento d’istituto individuando le sanzioni più adeguate, dall’altro, si avvarrà del Patto educativo di corresponsabilità, per rafforzare la condivisione da parte dei genitori delle priorità educative e del rispetto dei diritti e dei doveri di tutte le componenti presenti nella scuola.
Ciò consente di distinguere dunque, sul piano concettuale, il Patto educativo di corresponsabilità dal regolamento d’istituto.
Patto condiviso tra scuola e famiglia sulle priorità educative il primo, vincolante con la sua sottoscrizione; atto unilaterale della scuola verso i propri studenti teso a fornire loro la specificazione dei comportamenti ad essi consentiti o vietati il secondo, vincolante con la sua adozione e pubblicazione all’albo.
L’azione della scuola tesa alla sottoscrizione del Patto potrà costituire occasione per la diffusione della conoscenza della parte disciplinare del regolamento d’istituto (così come degli altri “documenti” di carattere generale che fondano le regole della comunità scolastica, quali il Piano dell’offerta formativa e la Carta dei servizi), ma i due atti dovranno essere tenuti distinti nelle finalità e nel contenuto.
Appare il caso di evidenziare che l’introduzione del Patto di corresponsabilità si inserisce all’interno di una linea di interventi di carattere normativo e amministrativo attraverso i quali si sono voluti richiamare ruoli e responsabilità di ciascuna componente della comunità scolastica: docenti, dirigenti scolastici, studenti e, da ultimo, genitori. Al fine di consentire all’istituzione scolastica di realizzare con successo le finalità educative e formative cui è istituzionalmente preposta, ciascun soggetto è tenuto ad adempiere correttamente ai doveri che l’ordinamento gli attribuisce. In questa ottica, pertanto, gli studenti sono tenuti ad osservare i doveri sanciti dallo Statuto degli studenti e delle studentesse, in particolare quelli contemplati negli articoli 3 e 4 del D.P.R. 24 giugno 1998, n. 249 come modificato ed integrato dal recente D.P.R. 21 novembre 2007, n. 235; il personale docente quelli attinenti alla deontologia professionale enucleati dalla legge e dai Contratti collettivi nazionali di lavoro.
L’inosservanza di tali doveri comporterà, per gli studenti, l’applicazione delle sanzioni disciplinari secondo il sistema che è stato sopra illustrato, per il personale scolastico, l’esercizio rigoroso, tempestivo ed efficace del potere disciplinare anche alla luce di quanto previsto dalla più recente normativa (si veda, in particolare, la circolare n. 72 del 19 dicembre 2006 del M.P.I. - Procedimenti e sanzioni disciplinari nel comparto scuola. Linee di indirizzo generali - e l’art. 2 comma 1 del D.L. 7 settembre 2007 n.147, convertito, con modificazioni, nella Legge 25 ottobre 2007 n.176).
Con particolare riferimento alla responsabilità civile che può insorgere a carico dei genitori, soprattutto in presenza di gravi episodi di violenza, di bullismo o di vandalismo, per eventuali danni causati dai figli a persone o cose durante il periodo di svolgimento delle attività didattiche, si ritiene opportuno far presente che i genitori, in sede di giudizio civile, potranno essere ritenuti direttamente responsabili dell’accaduto, anche a prescindere dalla sottoscrizione del Patto di corresponsabilità, ove venga dimostrato che non abbiano impartito ai figli un’educazione adeguata a prevenire comportamenti illeciti. Tale responsabilità, riconducibile ad una colpa in educando, potrà concorrere con le gravi responsabilità che possono configurarsi anche a carico del personale scolastico, per colpa in vigilando, ove sia stato omesso il necessario e fondamentale dovere di sorveglianza nei confronti degli studenti.
Sulla base di quanto sopra chiarito, e nell’ambito delle valutazioni autonome di ciascuna istituzione scolastica, il Patto di corresponsabilità potrà contenere degli opportuni richiami e rinvii alle disposizioni previste in materia dalla normativa vigente, allo scopo di informare le famiglie dei doveri e delle responsabilità gravanti su di loro in uno spirito di reciproca collaborazione che deve instaurarsi tra le diverse componenti della comunità scolastica.
Infatti i doveri di educazione dei figli e le connesse responsabilità, non vengono meno per il solo fatto che il minore sia affidato alla vigilanza di altri (art. 2048 c.c., in relazione all’art. 147 c.c.)..
La responsabilità del genitore (art. 2048, primo comma, c.c.) e quella del “precettore” (art. 2048, secondo comma c.c.) per il fatto commesso da un minore affidato alla vigilanza di questo ultimo, non sono infatti tra loro alternative, giacchè l’affidamento del minore alla custodia di terzi, se solleva il genitore dalla presunzione di “culpa in vigilando”, non lo solleva da quella di “culpa in educando”, rimanendo comunque i genitori tenuti a dimostrare, per liberarsi da responsabilità per il fatto compiuto dal minore pur quando si trovi sotto la vigilanza di terzi, di avere impartito al minore stesso un’educazione adeguata a prevenire comportamenti illeciti (Cass. Sez III, 21.9.2000, n. 12501; 26.11.1998, n. 11984).
Il patto di corresponsabilità, pertanto, potrà richiamare le responsabilità educative che incombono sui genitori, in modo particolare nei casi in cui i propri figli si rendano responsabili di danni a persone o cose derivanti da comportamenti violenti o disdicevoli che mettano in pericolo l’incolumità altrui o che ledano la dignità ed il rispetto della persona umana.
In ogni caso, resta fermo che il Patto di corresponsabilità non potrà mai configurarsi quale uno strumento giuridico attraverso il quale introdurre delle clausole di esonero dalla responsabilità riconducibile in capo al personale scolastico in caso di violazione del dovere di vigilanza. Tale obbligo nei confronti degli studenti è infatti previsto da norme inderogabili del codice civile; di conseguenza, nell’ipotesi in cui il patto contenesse, in maniera espressa o implicita, delle clausole che prevedano un esonero di responsabilità dai doveri di vigilanza o sorveglianza per i docenti o per il personale addetto, tali clausole dovranno ritenersi come non apposte in quanto affette da nullità.
Con riferimento, poi, alle modalità di elaborazione, il D.P.R. 235 (comma 2 dell’art. 5 bis) rimette al regolamento d’istituto la competenza a disciplinare le procedure di elaborazione e di sottoscrizione del Patto. Ciò significa che la scuola, nella sua autonomia, ove lo preveda nel regolamento d’istituto, ha la facoltà di attribuire la competenza ad elaborare e modificare il patto in questione al Consiglio di istituto,dove sono rappresentate le diverse componenti della comunità scolastica, ivi compresi i genitori e gli studenti.
Quanto al momento di sottoscrizione del patto, l’art. 5 bis comma 1 dispone che questa debba avvenire, da parte dei genitori e degli studenti, “contestualmente all’iscrizione alla singola istituzione scolastica”. Come è noto, la procedura di iscrizione inizia con la presentazione della domanda, in generale entro gennaio, e termina con la conferma dell’avvenuta iscrizione, a seguito dell’acquisizione del titolo definitivo per il passaggio alla classe successiva, alla fine dell’anno scolastico di riferimento.
Pertanto, è proprio nell’ambito delle due settimane di inizio delle attività didattiche – art. 3 comma 3 – che ciascuna istituzione potrà porre in essere le iniziative più opportune per la condivisione e la presentazione del patto di corresponsabilità. (v.allegato)

Si invitano, pertanto, le singole istituzioni scolastiche a far pervenire presso il Ministero della Pubblica Istruzione – Dipartimento per l’istruzione – Direzione generale per lo studente, la partecipazione e la comunicazione, all’indirizzo e-mail:studenti@istruzione.it o via fax al numero 06/58495911, degli esempi di patti che verranno adottati al fine di raccogliere esperienze e metterle a disposizione di tutte le scuole italiane durante questa fase sperimentale di prima applicazione della nuova normativa.

IL MINISTRO
F.to Maria Stella Gelmini