29/06/10

LA RESPONSABILITA' DEL WIKIPEDISTA


Sarò ripetitivo, logorroico nelle precisazioni, ma è necessario che io lo faccia, a memoria futura. Oggi, nel momento in cui scrivo, è il 29 giugno 2010. Altrove si potrà leggere che è il 29/06/2010, o il 29/giu/2010: voglio assicurare tutti che è la medesima cosa. Ho appreso che è morto Pietro Taricone, era uno che mi stava simpatico. "Pietro Taricone (Frosinone, 4 febbraio 1975 – Terni, 29 giugno 2010) è stato un attore e personaggio televisivo italiano." Il virgolettato dice proprio quello che c'è scritto. Oggi, 29/06/2010, i quotidiani stampati titolavano che Taricone era in fin di vita, quelli sul web, invece, hanno dovuto, per dovere di cronaca, aggiornare la notizia. La notizia è questa: Pietro Taricone è morto. Questa è la notizia del 29 giugno 2010. Tornando a casa ho cercato "Taricone incidente" su Google e, per essere precisi, ho dato l'avvio alla ricerca 65 minuti fa, alle ore 11e40 (un breve calcolo consente di capire che ora sono le 12e45) e su Wikipedia si poteva leggere "Pietro Taricone (Frosinone, 4 febbraio 1975) attore e personaggio televisivo italiano." Talvolta ho l'impressione di abitare il bordo delle cose, per cui la realtà (quella che si percepisce coi sensi) mi sta stretta. Dunque, profilo di Wikipedia alle 12e45. Torno su Google, scandaglio altre news, leggo Il Messaggero, L'Unità, La Repubblica. Ritorno su Google e noto che Wikipedia aveva cambiato qualcosa (basta leggere i tempi dell'aggiornamento): "Pietro Taricone (Frosinone, 4 febbraio 1975 – Terni, 29 giugno 2010) è stato un attore e personaggio televisivo italiano." Oddìo. Lui, il wikipedista, era entrato in azione. Wikipedia non è un giornale ma, di più, è il luogo labile in cui centinaia di persone "aggiornano" continuamente quello che la realtà fa scorrere dinanzi ai nostri occhi. Se la notizia arriva su Wikipedia diventa un fatto storico, una dato avvenuto, accertato. Non solo, la storia viene documentata, e rimane lì, in tempo quasi reale. Ma non è questo quello che intendo scrivere: è, piuttosto, come se il wikipedista fosse responsabile delle cose che accadono e se ne fa carico per fare in modo che il dato storico sia esatto, coincida con la realtà delle cose.
Ho apprezzato Pietro Taricone a "Parla con me" e nelle poche puntate di "Tutti pazzi per amore" che Bianca mi ha consigliato di vedere. Ma di più nella lettura surreale di notizie in "Niente di personale", come se quello fosse lo spazio reale in cui le notizie, marginalmente, potessero far notizia. Ma questo, il mio personale apprezzamento per l'individuo, il wikipedista non lo inserirà perché il suo ruolo è asettico, impersonale, oggettivo. Lui non entra nella notizia, ma la osserva da lontano: vi si affaccia dentro e descrive, ma non si tuffa nel cuore delle cose. Niente salto nel vuoto, Taricone sì.

24/06/10

IN OGNI LUOGO



Questa, io la definisco una immagine "topica". Il termine "topico" è un'espressione filosofica, parte della logica e della retorica, ed indica un'argomentazione che si riferisce in modo specifico alla tesi che si intende dimostrare. Si può notare, nella fotografia (scattata di recente), la disposizione di banchi in un corridoio tipica di una sessione plenaria di esami, in una qualunque scuola di dovunque. Il termine "topico" ha poi la radice in topos, parola greca che indica una caratteristica di una determinata cosa o di uno specifico argomento (e letteralmente può anche significare "luogo"). L'immagine dimostra uno stato di cose, lo fa vedere senza pregiudizi: dice. Favorite immaginare (citando Morley) lo stesso luogo, il topos della foto, nel momento in cui quelle sedie e quei banchi vengono occupati. Un attimo prima nulla, un attimo dopo... Salta agli occhi la posizione e la disposizione degli elementi che riempiono l'immagine. In fisica il vettore posizione serve ad individuare un punto in un sistema cartesiano, in un topos cioè. La cosa posizionata occupa una certa porzione di spazio, porzione per sé misurabile. La disposizione individua, invece, l'atto del collocare elementi di un tutto in una certa maniera, che non è solo posizionarli ma scegliere la modalità per dare alle cose un certo ordine. Tanto che in termini giuridici il termine disposizione è utilizzato, nel suo significato più generale, come sinonimo di norma. La posizione colloca, la disposizione regola. Insomma, l'immagine mostra sedie e banchi collocati in un certo luogo e disposti volutamente in quella certa maniera. Evidentemente tale disposizione deriva da una necessità che, altrettanto evidentemente, non pone alternative: cioè, non ci sono altre soluzioni possibili se non quella che si vede in foto. Possibile? Eppure tale mancanza di alternative rende quel luogo, una volta riempito di individui, sensibile ad imponderabili rischi visto che la voluta, o dovuta, collocazione di sedie e banchi va ad ostruire una scala, ipotetica via di fuga da quel luogo. Ma qui si affrontano topoi inclassificabili, nonostante la retorica classica spieghi che essi erano utilizzati per rispondere a determinati quesiti (chi, che cosa, perché, come, quando, etc): la sicurezza di un luogo non attiene l'attività di chi vi svolge la propria opera bensì altri che, conto terzi, si assumono rischi ma non danni. Ora, però, l'evidenza appartiene a chi guarda, e guardando si fa un'opinione di quel che gli si pone innanzi. Chi difende la sicurezza di quel luogo, e l'incolumità dei suoi temporanei abitatori: quello che nota l'ostacolo e lo rimuove o quello che accetta la disposizione come una norma?