28/11/09

SULLA CREATIVITA'

Riporto dal sito Education 2.0

Cos’è la creatività?

di Carlo Nati e Linda Giannini

La creatività è una attività del pensiero finalizzata a liberare la mente da una matrice cognitiva obsoleta divenuta consuetudine, ripetizione, che tende a deprimere la vitalità biologica del cervello.

Linda Giannini e Carlo Nati intervistano Paolo Manzelli, Docente di Chimica Fisica all'Università di Firenze e Direttore del Laboratorio di Ricerca Educativa EGO-CreaNet.

D: Cosa è la creatività?
R: La creatività è una attività del pensiero finalizzata a liberare la mente da una matrice cognitiva obsoleta divenuta consuetudine, ripetizione, che tende a deprimere la vitalità biologica del cervello.

D: Si nasce creativi?
R: La creatività non è una dote innata, ma è un’abilità mentale che si associa all'intuito ed alla curiosità e un atteggiamento finalizzato al raggiungimento di una finalità o di uno scopo lungimirante; pertanto la creatività va esercitata in attenta associazione con la volontà, la motivazione e la perseveranza.

D: Si può diventare creativi?
R: La creatività non può essere insegnata perché non ha una metodologia definibile, ciò in quanto viene a dipendere dalla lettura personalizzata di fattori epigenetici che vanno ad agire sulla riproduzione dei Mitocondri Cerebrali.
In particolare la creatività si associa allo sviluppo dei mitocondri, organelli che si moltiplicano nelle cellule ed in particolar modo nei neuroni, sulla base del DNA Mitocontriale (mt DNA), quest’ultimo agisce sostanzialmente in modo indipendentemente dal DNA Nucleare (nDNA)

D: Cosa inibisce la creatività?
R: L’insegnamento ripetitivo e la rigida suddivisione della conoscenza in categorie disciplinari. Quando si limitano la capacita di intuizione e la curiosità, si produce una inibizione dello sviluppo naturale di una creatività cosciente.

D: Quando eri bambino, a quali giochi ti piaceva giocare?
R: Certamente mi piaceva giocare: infatti il Gioco e anche lo Sport, in particolare se di gruppo, favoriscono lo sviluppo della creatività e dell’inventiva. Sono nato nel 1937 e in età di gioco c’era la guerra, pertanto c’era poco da scegliere: il gioco era un allenamento: si scappava, ci si arrampicava sugli alberi, ci si nascondeva… qualche volta si giocava con una palla fatta di cenci legati a fare una sfera.

D: E ora, giochi ancora?
R: A 73 anni gioco con le nipotine molto volentieri.

D: Quali giochi ti piace fare con le tue nipotine? Condividete giochi tecnologici?

R: Con le nipotine molto spesso giochiamo a simulare il teatro, in una stanza buia con gli effetti della luce e le ombre. Altre volte giochiamo con il computer.

D: Il gioco fa parte della creatività? in quale misura?
R: Il gioco preforma alla creatività nelle vita; il suo limite risiede nel fatto che la vita non è solo gioco, ma rappresenta un impegno molto più serio e impegnativo. Infatti così come l’attività sportiva ad alto livello richiede una preparazione cognitiva e un impegno molto serio e perseverante, così la creatività non può limitarsi alla fase intuitiva e di curiosità, ma richiede un forte impegno cosciente e determinato.

D: Se dovessi inventare un gioco, quale sarebbe?
R: Spesso inventiamo a turno, novelle basate sulla pura fantasia, quelle dette da me hanno sempre, tra le righe, uno sfondo scientifico e tecnologico.

17/11/09

27 MARZO 1993

Ringrazio Mila della sponda, che rilancio anche attraverso il mio blog. L'articolo da lei ritrovato ricuce dati che altri avevano smarrito o volutamente dimenticato. Le nostre scuole sono prodighe di progetti pof, por e pon, sulla legalità, addio pizzo, contro le mafie e altre leccornie perniciose ma succulente tese ad oscurare quello che il buon senso tende a non far emergere: gli edifici scolastici appartengono alle mafie.

Lucio Luca
IN AFFITTO DAI CLAN LE SCUOLE DI PALERMO
Repubblica — 27 marzo 1993

"Sulle scuole pubbliche di Palermo c'è la lunga mano di Cosa Nostra. E il mercato miliardario degli affitti è monopolio di alcune società immobiliari che rappresentano anche interessi mafiosi. Due di esse possono contare, da sole, su 23 delle scuole date in affitto dal Comune". Una denuncia forte quella del deputato del Pds Pietro Folena che ieri ha introdotto la lunga audizione davanti alla commissione parlamentare Antimafia del presidente della Regione Siciliana Giuseppe Campione, del sindaco dimissionario di Palermo Manlio Orobello e del presidente della Provincia Francesco Caldaronello. Più di cinque ore di lavoro per discutere della situazione edilizia scolastica palermitana. "Nessun appalto sfugge alle irregolarità - dice Pietro Folena, per anni segretario del Pds siciliano -. Il Comune di Palermo, ad esempio, spende 16 miliardi all'anno per affittare decine di scuole pubbliche della città. E il cinquanta per cento dei costosissimi edifici non ha i requisiti igienici e di stabilità richiesti dalla legge". Ma il dato più sconcertante, secondo Folena, è legato ai rapporti che il Comune ha instaurato da decenni con società immobiliari in odor di mafia. "Già nel 1972 la commissione parlamentare aveva lanciato un grido d'allarme. La relazione Cattani aveva denunciato che la maggior parte dei proprietari degli edifici scolastici pubblici era legata a uomini di Cosa Nostra. E' il caso, per esempio, dei titolari delle immobiliari Strasburgo e Leonardo da Vinci: si tratta - continua Folena - dei fratelli Vincenzo e Giacomo Piazza, indiziati mafiosi, imprenditori edili legati ai boss Pietro Torretta e Salvatore Bonura. Eppure, malgrado le considerazioni della relazione Cattani, le immobiliari dei fratelli Piazza continuano a controllare il mercato degli affitti". Ma esistono altri casi clamorosi: la Cavina dei fratelli D'Arpa, la Cositur dei Salvo di Salemi e del costruttore Francesco Vassallo, che già nel '72 veniva definito "compromesso con la mafia". Società che intascano ogni anno diversi miliardi dal Comune di Palermo per l'affitto di edifici assolutamente inadeguati per accogliere migliaia di studenti. "Nel corso degli anni - aggiunge Folena - si è sviluppato un meccanismo inquietante di morosità da parte del Comune: l'amministrazione pubblica ha consentito, ma forse sarebbe meglio dire ha favorito, che il proprietario aumentasse i canoni. Il tutto per fare affluire un fiume di denaro nelle casse di imprenditori molto chiacchierati". Secondo Folena, dunque, esisterebbe "una cupola, una centrale unica collegata a Cosa Nostra, che controlla le scuole di Palermo e della provincia". E il deputato del Pds fa alcuni clamorosi esempi: quello dell'Istituto d'Arte di Bagheria, proprietari i fratelli Sciortino, indiziati mafiosi con precedenti per truffa alla Cee. Il Comune ha pagato ben 4 miliardi e mezzo per l'acquisto di locali fatiscenti. E poi il caso dell'Iti Volta di Palermo, la scuola più grande della Sicilia con oltre 2800 studenti e 300 professori: l'immobile è di proprietà dei fratelli Teresi, anch'essi molto chiacchierati, ai quali viene pagato un canone annuo d'affitto di ben 3 miliardi e mezzo.
Pietro Folena ricorda che la legge Falcucci dell'88 prevedeva la costruzione di 40 nuove scuole pubbliche. Dopo cinque anni sono cominciati i lavori di solo quattro edifici: "Un modo per evitare la costruzione di nuove scuole - dice Folena - e consentire alle immobiliari di percepire i miliardi elargiti dall'amministrazione pubblica per gli affitti". Folena lancia dunque una proposta: "E' tempo che venga nominata ad hoc un'autorità unica per le scuole che nel giro di sei mesi possa risanare un settore dominato da interessi poco chiari".

16/11/09

NELLE MANI DI CHI?

Trasmissione televisiva Report, 15/11/2009, riporto un passaggio che ho trovato particolarmente interessante.

"Paolo Mondani (giornalista Report):
Alla fine degli anni ’90, i beni di Francesco Zummo e del figlio Ignazio subirono un sequestro preventivo e un altro per misure di prevenzione che continua ancora oggi. Dopo la condanna con Vito Ciancimino, gli Zummo hanno subito un altro processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Condannati in primo grado, assolti in appello, stanno attendendo la pronuncia della Cassazione. Elio Collovà è l’amministratore che il Tribunale di Palermo ha messo a gestire tutti i beni degli Zummo sequestrati.

Elio Collovà

Ci sono delle scuole che sono in locazione al Comune di Palermo e alla Provincia di Palermo, c’è un immobile in Via dell’Olimpo a Mondello, c’è un complesso edilizio di grandi dimensioni ed un altro sempre sul Viale Regione Siciliana che è in locazione alla Tim. Un edificio di grandi dimensioni e di grande valore che si chiama Mulini Virga perché era la sede di un vecchio pastificio, per altro molto rinomato nella città di Palermo."

La situazione è proprio questa. Molte scuole palermitane, aperte, in funzione, con centinaia di ragazzi dentro, di tutte le età, ma in uno stato a dir poco delirante, appartengono alla famiglia Zummo a cui Comune e Provincia pagano regolarmente l'affitto che temporaneamente va sui libri amministrativi del dott. Collovà. Sono scuole in cui è difficile che vi siano lavori di ristrutturazione e per le quali uffici, e dirigenti, pubblici sono restii ad intervenire per sanare lo stato di degrado e di insicurezza in cui si trovano. Il che, tradotto terra terra, significa: chi se ne frega della normativa vigente (antisismica e antincendio), se volete la scuola ci dovete stare e accettarla così com'è.

Qualche dettaglio? Io non dirò certamente che in queste scuole ci sono parti in cui sono presenti cospicue superfici d'amianto, come non dirò che le uscite e le scale di sicurezza sono chimere irraggiungibili. Non dirò che le richieste di presidi e dirigenti per la riqualificazione degli istituti sono allineate e accumulate sugli scaffali degli uffici competenti al Comune di Palermo e presso gli uffici analoghi della Provincia Regionale. Non dirò nemmeno che chi sapeva qual'era lo stato delle cose negli anni passati si è ben guardato dal proferir parola, alla faccia della sicurezza e dell'igiene. Certo, poi passano le circolari sull'influenza A e si fanno (ma quando?) le esercitazioni di evacuazione dagli edifici: ma quello serve alle operazioni di facciata.

Nel frattempo la famiglia Zummo riceve le prebende pubbliche dagli organi competenti...

11/11/09

CE NE LAVIAMO LE MANI?

Per fare prevenzione sul virus N1H1vA (influenza suina) e altri virus, batteri e parassiti (pediculosi), non è sufficiente lavarsi le mani spesso ma, visto che la propagazione è di tipo aerea (respiro e starnuti), è importante avere, nelle aule, la cubatura di aria e la distanza sufficiente per evitare il contagio. Sia il DM Istruzione iniziale (331/98) e quello (141/99) di formazione delle classi, sia l'ultima circolare del Ministero PI nr.63 del 6/7/09 e il DPR nr.81 del 20/3/09 art.3 (Rete scolastica), sulla formazione delle classi, sono molto chiare! Bisogna tenere conto della grandezza effettiva delle singole aule ove collocare un adeguato numero di allievi secondo gli indici previsti.

Da questo emerge chiaramente chi è inadempiente, per la prevenzione di cui sopra? Il dirigente scolastico (che nella formazione delle classi non tiene conto dell'indice di massimo affollamento previsto, ovvero 1,80 mq netti per alunno per scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di 1° grado e 1,96 mq netti per alunno per le scuole secondarie di 2°grado) o il suo superiore che dirige l'Ufficio Scolastico Provinciale? Ma, se il dirigente dell'USP (o del CSA), o chi per lui, organizza le classi in funzione di aule sottodimensionate, è bene che lo si faccia notare e in questo gli alunni (nelle loro forme di rappresentanza), i docenti (in quanto lavoratori), i genitori direttamente interessati, sono soggetti attivi ai quali deve far scaturire allarme o, perlomeno, disagio civico sapere che nella scuola italiana, o in specifici istituti, non vengano rispettate le leggi, le indicazioni tecniche, le normative vigenti.

Io suggerisco di approfondire la questione ai links A e B e, per chi vuol passarsi il tempo, di compilare il seguente form. Volete vedere che passeranno quintali di sapone prima del suono della campana?

06/11/09

COME SI VESSA UN PRECARIO

Forse la cosa non sarà comprensibile a tutti, ma tutti avranno il buon senso di fare attenzione a quello che qui riporto testualmente da una email che ho ricevuto. L'ennesimo caso di vessazione dei precari in una situazione complessiva di per sé esplosiva: un vero far west degli albori, banditi al posto degli sceriffi e regole che cambiano in corso d'opera, mentre si cerca di sostenere civilmente disagi e asperità.

"Oggi al Provveditorato di Palermo (USP per gli addetti ai lavori), sono state fatte delle grandi porcherie, in una sua nota Maria Pia accenna a qualcuna di esse. Ma le peggiori, come sempre, le hanno fatte nell'area Ad03 (tecnica) di sostegno.
In calendario nessuna cattedra, in realtà ne nascondevano una a San Giuseppe Iato che l'USP voleva che venisse trasformata in AD02 (umanistica)(questo a riprova che la divisione in AREE è inutile e si presta a strumentalizzazioni da parte di chi vuole decidere delle vite dei docenti dando a qualcuno e togliendo a qualche altro senza santi in paradiso, o che ai santi non vuole ricorrere per rigore morale) dove già c'erano previste in assegnazione 6 cattedre, che così sarebbero diventate ben 7, pena la non assegnazione (com'è avvenuto).
Nonostante ci fosse un fax del Preside che richiedeva questa Area di sostegno AD03 non l'hanno voluta dare a Daniela Monteleone con 124 punti, la prima tra gli aventi diritto. In psicomotoria hanno assegnato oggi l'ultima cattedra ad un docente con soli 55 punti in graduatoria, che è andato via tutto gongolante e sorridente.
Padalino & Co. prima hanno detto che non c'era nessuna cattedra di area tecnica, poi una volta che Daniela ha fatto presente che era a conoscenza di un fax del Preside della scuola che aveva richiesto tale cattedra, e che aveva visto con i suoi occhi, hanno detto che non c'era nessun fax e poi ancora, una volta sgamati perché il fax c'era, hanno accampato altre scuse: che siccome una docente alle precedenti convocazioni aveva preso uno spezzone di 9 ore aveva diritto al completamento ed essendo assente non potevano dare la cattedra alla Monteleone, ma sarebbero stati costretti a fare un'altra convocazione a novembre per coinvolgere quella docente dello spezzone. Nonostante fosse stato detto che la persona in questione, una certa Serio, non potesse completare perché il suo posto a MARINEO era distante oltre 40 Km. da SAN GIUSEPPE IATO non hanno voluto dare la cattedra a Daniela.
Risultato: la cattedra c'è, ma non l'hanno assegnata e hanno detto che la daranno alla prossima convocazione. DANIELA è distrutta, per questo sto scrivendo io per lei, deve pagare due mesi di affitto arretrato (è stata lei che mi ha chiesto ed autorizzato a scriverlo) ma nonostante la cattedra le spettasse se la sono tenuta ben stretta e chissà che non sparisca tra le pieghe degli imbrogli, come spesso accade nella nostra sporca Italia, e ancor di più in Sicilia."
Lascio i commenti ai lettori...

04/11/09

OGNUNO HA LA SUA CROCE

Notizia dell'ultim'ora: "La presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche è una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni. E' quanto ha stabilito oggi la Corte europea dei diritti dell'uomo su istanza presentata da una cittadina italiana. Ma il governo italiano ha presentato ricorso e, in caso di accoglimento, il caso verrà ridiscusso nella Grande Camera. Altrimenti la sentenza diventerà definitiva fra tre mesi. Durissime le prime reazioni, soprattutto nel centrodestra tra i cattolici. La Cei e il Vaticano attaccano. Prudente Bersani.

Risarcimento per la donna che ha denunciato. Il caso era stato sollevato da Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia e socia dell'Uaar (Unione atei e agnostici razionalisti). L'Unione precisa di aver promosso, sostenuto, curato tecnicamente l'iter giuridico, che era già passato da Tar del Veneto, Corte Costituzionale e Consiglio di Stato. Soile Lautsi, infatti, nel 2002 aveva chiesto all'istituto statale Vittorino da Feltre di Abano Terme, in provincia di Padova, frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocifissi dalle aule. A nulla erano valsi i suoi ricorsi davanti ai tribunali in Italia. Ora i giudici di Strasburgo le hanno dato ragione, stabilendo inoltre che il governo italiano debba pagare alla donna un risarcimento di cinquemila euro per danni morali. La sentenza è la prima in assoluto in materia di esposizione dei simboli religiosi nelle aule scolastiche.

La decisione della Corte europea. I sette componenti della Corte europea hanno sentenziato che la presenza dei crocifissi nelle aule può facilmente essere interpretata dai ragazzi di ogni età come un evidente segno religioso e, dunque, potrebbe condizionarli. E se questo condizionamento può essere di incoraggiamento per i bambini già cattolici, può invece disturbare quelli di altre religioni o gli atei.

Le reazioni della maggioranza. In attesa che vengano depositate le motivazioni della sentenza, il governo italiano ha già presentato ricorso. Per il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, la presenza del crocifisso in classe non significa adesione al cattolicesimo, ma è un simbolo della nostra tradizione. Sulla stessa linea il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli e quello della Giustizia Angelino Alfano. E' critico il presidente della Camera Gianfranco Fini: Mi auguro che la sentenza non venga salutata come giusta affermazione della laicità delle istituzioni, che è valore ben diverso dalla negazione, propria del laicismo più deteriore, del ruolo del Cristianesimo nella società e nella identità italiana.

L'opposizione. E' cauto il neosegretario del Pd Pier Luigi Bersani: Un'antica tradizione come il crocifisso non può essere offensiva per nessuno. Penso che su questioni delicate come questa, qualche volta il buonsenso finisce di essere vittima del diritto. E l'esponente Udc Rocco Buttiglione parla di decisione aberrante.

Il mondo cattolico. Netta anche la reazione della Cei, che in una nota parla di sopravvento di una visione parziale e ideologica. Per l'Osservatore Romano tra tutti i simboli quotidianamente percepiti dai giovani la sentenza colpisce quello che più rappresenta una grande tradizione, non solo religiosa, del continente europeo. E in serata, a nome della Santa Sede, parla padre Federico Lombardi, secondo cui la decisione rivela un'ottica miope e sbagliata, accolta in Vaticano con stupore e rammarico. Stupisce che una Corte europea intervenga pesantemente in una materia molto profondamente legata all'identità storica, culturale, spirituale del popolo italiano.

I precedenti in Italia e Spagna. L'ultimo round dell'annosa polemica sui crocifissi a scuola si era chiuso a febbraio, quando una sentenza della Cassazione aveva annullato una condanna per interruzione di pubblico ufficio nei confronti del giudice Luigi Tosti, colpevole di aver rifiutato di celebrare udienze in un'aula dove era affisso un crocifisso. Fino al precedente che fece clamore del presidente dell'Unione musulmani d'Italia Adel Smith, protagonista di un episodio analogo e che ora commenta: Sentenza inevitabile.

La questione non coinvolge solo il nostro Paese. Duri scontri tra Stato e vescovi sono avvenuti anche in Spagna nel novembre dello scorso anno, in seguito a una decisione di un giudice di Valladolid di far rimuovere tutti i simboli cattolici da una scuola."

03/11/09

RILEVAZIONI INTEGRATIVE

Una cosa così subdola e coercitiva non mi era ancora passata davanti. La chiamano "rilevazione integrativa" e riguarda la raccolta di dati "sensibili", alla faccia della privacy (che conta solo quando tocca il portafoglio o le beatitudini della politica) relativi alla scuola, pubblica e privata. Di che si tratta? Vi lascio alle virgolette ministeriali: "Le Rilevazioni/Dati generali (ex Integrative) sono indagini che annualmente vedono tutte le scuole, statali e non statali, impegnate nella raccolta e comunicazione di dati di particolare interesse (alunni diversamente abili, alunni stranieri, dispersione scolastica...) al sistema informativo centrale.
Il patrimonio informativo del sistema, che è costituito da dati di carattere generale sul personale e sugli alunni, viene così integrato con notizie più specifiche: le rilevazioni diventano, quindi, la base informativa essenziale per il monitoraggio del sistema scolastico educativo ed uno dei riferimenti su cui costruire le politiche scolastiche."

Lo capirei se la scuola fosse uguale per tutti (al proposito, ho già scritto un post sull'argomento poco più di un anno fa), ma non è così: la scuola NON è uguale per tutti. Infatti le rilevazioni si occupano solo di dati fluidi, in movimento, instabili mentre ci sono dati relazionali, stabili e immobili che fanno la differenza e hanno a che fare con lo stato dell'edilizia scolastica, soprattutto al sud, con la gestione, e scarsa aderenza, del testo unico 81/08 sulla valutazione dei rischi negli immobili rispetto alla realtà dei fatti. Chi dice a miss Gelmini che la maggior parte dell'edilizia scolastica è a rischio, che Comuni e Province (nella maggior parte dei casi rilevati, non ultima l'inchiesta di Report su Catania) se ne infischiano che le scuole abbiano una lista di problemi mai risolti, che gli Uffici Scolastici fanno orecchie da mercante dinanzi alle legittime richieste di dirigenti e docenti e che, but not least, molti dirigenti coprono queste situazioni mettendoci sopra chili di cotone emostatico fino a quando l'emorragia non sarà davanti agli occhi di tutti?

Dunque, per legge (dinanzi a questa altisonanza consiglierei una genuflessione), bisogna tener conto delle rilevazioni integrative e contare i peli del culo di ogni assenza, retribuzione e dispersione. E allora, per scelta (non sia mai che qualcuno la faccia davvero!), mi piacerebbe introdurre un quadernetto di appunti e fotografie che tenga conto dello status quo degli istituti scolastici, in quanto tali: nudi e crudi. Giusto per contare cosa, per legge, corrisponda a quanto previsto dal testo unico citato: quante scale di sicurezza, quante porte antincendio, quale rispetto delle norme igieniche, quale controllo della normativa a tutela dei non fumatori, quali rischi correlati per gli allievi diversamente abili, e la lista potrebbe allungarsi a dismisura. Ma non per spocchia, per incrociare i dati. E verificare se poi il dato relativo alla dispersione scolastica abbia a che vedere, in qualche misura, con lo stato in cui vengono abbandonate le scuole pubbliche dalle strutture pubbliche. Già, perché fare i confronti tra scuole pubbliche e scuole private solo sulla base dei dati richiesti è una presa per i fondelli. Facciamo il paragone mettendo in conto il costo della retta, i servizi espressi, il lavoro prodotto, le strutture presenti, lo stato dell'edilizia, le risorse erogate, la provenienza dell'utenza, e a questo sommiamo le richiestine previste.

Non si possono sommare, lo sappiamo dalle scuole elementari, cavoli e patate. Fanno parte di insiemi diversi, tranne che non si faccia un minestrone. Ma anche lì, i cavoli sono cavoli e le patate rimangono patate, anche se i sapori si sono poco poco mescolati. Faccio l'esempio del ponte sullo Stretto: non lo posso paragonare al ponte che sta in Giappone, per fare il conto dell'evoluzione in termini di lunghezza, perché quello è stato realizzato solo come attraversamento stradale. Se quello che intendono propinarci è stradale e ferroviario, va paragonato con un altro ponte stradale e ferroviario: teoria degli insiemi, semplice. Per cui l'evoluzione non è - in lunghezza, portata, capacità - di 1200 metri in più (che già, in termini ingegneristici, sarebbe un miracolo) ma di 2300 metri in più rispetto all'altro ponte stradale e ferroviario esistente (che, detto in termini "evoluzionistici", è una bufala, con tutto il rispetto del bovino). Sicché, vorrei invitare docenti, studenti e dirigenti, ma anche genitori, giornalisti e cittadini a fare il proprio dovere civico per ottenere maggiori diritti condivisi: una bella rilevazione integrativa dello stato in cui si trovano le scuole, che vada oltre la lista di dati sensibili richiesti. Se proprio bisogna fare un minestrone, è necessario avere tutti gli ingredienti.