27/11/08

IL NUMERO LEGALE

Come si rileva dalla Legge 169/2008 e dal Piano Programmatico APREA, che evidenzio in link da un sito di alcuni genitori italiani, le problematiche scolastiche sono distanti dall'essere risolte. Di queste questioni ci sono molti docenti, molte famiglie, molti studenti e molta parte del personale ata, disinformati o che presumono di conoscere i contenuti di quello che accadrà sulla base di opinioni di altri che leggono o sentono attraverso i media. Quelle opinioni sono orientate. Da qualunque parte arrivino. Bisognerebbe mettersi a leggere le carte, ma chi lo fa? C'è altro a cui pensare!!!

Per informare i docenti e, almeno, il personale ata della nostra scuola, ho invitato i docenti a sottoscrivere una richiesta di collegio straordinario da tenere a scuola fuori dall'orario scolastico e prima dei prossimi scrutini e/o consigli di classe, per fare in modo di avvisare, mediante materiale informativo, le famiglie degli allievi di quelle che saranno le novità prossime venture. Questa raccolta di firme NON ha raggiunto il numero legale. Per cui ringrazio comunque i proff. MESSINA R., PALMERI, DI MARIA, GABRIELE, MATTINA, CARONIA, VENZA, DE GREGORIO, PULEO, DI SALVO, MESSINA G., FEROTTI, PECORARO, ROTOLO, RAIA, BARTOCCELLI, BONURA, CORDARO, MARINO, MARIOLO, SALVO, DI PIETRA, GUARNERI, CASTAGNETTA, DI GLORIA, DI GIORGI, COSTANZO, MEZZATESTA, ORLANDO, DAVI', GIAMMANCHERI, SCHIAVO, D'ANGELO, RUSSO, D'ASTA, CUSIMANO, TROJA, RE, INTELISANO, DE SANTI, NAPOLI, COSTA, CINA', LATTUCA, SPINNATO, NOTO, VENTURELLA, SINATRA, SAMPINO, VERACE, GENOVA, SALAMONE, MONTALTO, COSTANTINO, MARCENO', DI GIORGI, FRANCO, RENNA, MESSINA A.M., FIANDACA, SPADAFORA, PITISCI, MIRASOLE di avere sottoscritto la richiesta dimostrando di avere a cuore le sorti della scuola, e della loro in particolare.

Evidentemente non tutti vogliono essere informati più di tanto o, cosa che mi auguro, tutti gli altri sono talmente bene informati da riuscire a discernere tra quello che sta accadendo, oggi, e quello che accadrà negli anni a venire. In seguito a tale mancanza di numero legale, opterò per una richiesta di assemblea aperta anche alle altre componenti scolastiche per avere chiaro il termometro della situazione. Vuoi vedere che?...

ASSESTANTE



Viene da assestare, che nel dizionario si definisce così: "Porre a sesto, cioè al suo posto. Mettere in buon ordine. Aggiustare. Dunque "assestante" è una cosa che "si mette a posto, si aggiusta".
A sestante può riguardare o la sesta parte di un tutto [dal latino sextantem, che deriva a sua volta da sex-tus (sesto), forma ordinata di sex (sei) e una desinente di participio presente)].
A sestante può anche tenere in considerazione un tipo di navigazione (a sestante, appunto) basata su uno strumento astronomico a riflessione contenente la sesta parte della circonferenza del cerchio che ha un lembo diviso in 60 gradi e serve a misurare gli angoli di declinazione terrestre.
Oppure, ancora, a se stante è un'espressione che indica una cosa che sta da sola, per sé, non ha un simile o che sta da una parte, a se stante, appunto.
Perché questa premessa? Perché mi chiedo, visto l'andazzo, se la scuola sia a se stante, vada a sestante o si proponga assestante?

25/11/08

NOTTE BIANCA PER LA SCUOLA

Ricevo e inoltro questo invito. Un invito non è solo una richiesta di partecipazione, ma un segnale che alcune cose ancora non stanno al loro posto e che incidono sulla vita, la vivibilità, l'organizzazione e il futuro delle scuole. L'invito riguarda chi può essere a Palermo il prossimo venerdì sera, ma è anche un suggerimento a muoversi in tal senso anche presso le proprie realtà, città, scuole.

"Gentili Genitori,

con la presente noi operatori della scuola pubblica intendiamo informarVi per condividere la nostra profonda preoccupazione sul futuro della nostra scuola.

- Dall'anno scolastico 2009/2010 viene aumentato il numero degli alunni nelle classi.

- Viene modificata l’organizzazione del tempo scuola con riduzione dell’orario e delle attività integrative.

- Viene ridimensionata la rete scolastica: chiusi o accorpati i plessi con meno di 50 alunni e gli Istituti scolastici con meno di 500; ridimensionato l’assetto organizzativo–didattico dei centri di istruzione per adulti (i corsi serali). Complessivamente si tratta di un taglio di finanziamenti di 7 miliardi e 832 milioni di euro senza reinvestimenti nella scuola.

- Nella Scuola Elementare viene istituito l’INSEGNANTE UNICO che cancella e stravolge l’esperienza del tempo pieno e dei moduli, che hanno prodotto in questi anni importanti e notevoli risultati. Le classi funzioneranno con orario di ventiquattro ore settimanali. L’insegnante unico insegnerà tutto, l’Inglese e l’Informatica compresi, anche se non li conosce.
Il termine delle lezioni alle 12.30 creerà ovvie difficoltà ai genitori lavoratori. Nessun laboratorio, né uscite didattiche.

- L’istituzione delle classi “differenziali” per gli studenti “stranieri” riduce l’integrazione e rallenta l’apprendimento della lingua italiana; il numero di posti degli insegnanti di sostegno, nonostante l’aumento delle richieste, viene bloccato all’anno scolastico 2006/2007. CIO’ SIGNIFICA MENO ATTENZIONE NEI CONFRONTI DEI BAMBINI CON MAGGIORI DIFFICOLTA’.

- Diminuisce il numero dei COLLABORATORI SCOLASTICI, e verrà meno quindi la funzione di vigilanza della struttura, di pulizia degli istituti e assistenza ai bambini.

La RIDUZIONE DEL PERSONALE DOCENTE di 87.400 unità, del PERSONALE ATA di 44.500 e dei FINANZIAMENTI in maniera generalizzata, paralizza le scuole di ogni ordine e grado privandole di risorse umane ed economiche.

A tutto ciò si aggiunga la totale mancanza di attenzione da parte degli Enti Locali nei confronti della scuola. Vi sarete certamente accorti che negli ultimi due anni non è stato fornito neanche il minimo indispensabile per l’attuazione di quel diritto allo studio sancito dalla nostra Costituzione e cioè il BUONO-LIBRI. Le scuole del nostro territorio non riescono oramai neanche a comprare detersivi e carta igienica!

A Palermo è grave la situazione della manutenzione degli edifici scolastici con evidente pericolo per la salute, ed in qualche caso per la sicurezza, nostra e per quella dei nostri figli.

Gli operatori della scuola e gli studenti chiedono una “VERA” riforma della Scuola che migliori le condizioni di vita al suo interno promuovendo la FORMAZIONE, la DIDATTICA, la CULTURA e l’INTEGRAZIONE.

Ci batteremo, ci impegneremo, informeremo per fermare questo progetto di devastazione della Scuola pubblica. A tal fine Vi invitiamo a partecipare alla fiaccolata a SOSTEGNO DELLA SCUOLA PUBBLICA durante la “NOTTE BIANCA” che avrà luogo VENERDI’ 28 NOVEMBRE 2008 davanti all’ITC Pio La Torre con corteo che partirà da Piazza Principe di Camporeale alle ore 20.00"

20/11/08

100

Esiste una specie di proposta di riforma strutturale degli Istituti Professionali, contenuta nella Legge 40/2007, il cui titolo dell'articolo, il 13, sembra essere stato scritto da un autore satirico. Questo è il post numero 100 del blog Runniegghié, e mi pare giusto dedicarlo al titolo di un articolo di legge (nonostante tutto) che è:

"Disposizioni urgenti in materia di istruzione tecnico-professionale e di valorizzazione dell'autonomia scolastica. Misure in materia di rottamazione di autoveicoli. Semplificazione del procedimento di cancellazione dell'ipoteca per i mutui immobiliari. Revoca delle concessioni per la progettazione e la costruzione di linee ad alta velocita' e nuova disciplina degli affidamenti contrattuali nella revoca di atti amministrativi."

Se chi l'ha scritto non è un genio della comicità, perlomeno è figlio del nostro tempo schizofrenico e senza senso.

18/11/08

GET UP STAND UP


Alzatevi, ribellatevi
Ribellatevi per i vostri diritti
Alzatevi, ribellatevi
Ribellatevi per i vostri diritti
Alzatevi, ribellatevi
Ribellatevi per i vostri diritti

Alzatevi, ribellatevi

Non arrendetevi
Predicatore, non raccontarmi
Che il Paradiso è sottoterra
So che non sai
Quel che vale davvero la vita
Non è tutto oro quel che luccica
Metà della storia non è mai stata narrata
Così ora che vedete la luce
Ribellatevi per i vostri diritti

Alzatevi, ribellatevi
Ribellatevi per i vostri diritti
Alzatevi, ribellatevi
Ribellatevi per i vostri diritti
Alzatevi, ribellatevi
Ribellatevi per i vostri diritti

Alzatevi, ribellatevi

Non arrendetevi
La maggior parte della gente pensa
Che il Bene scenderà dal Cielo
Porterà via ogni cosa
E renderà tutti felici
Ma se capiste quanto vale la vita
Badereste alla vostra su questa terra
E ora che avete visto la luce
Ribellatevi per i vostri diritti

Alzatevi, ribellatevi (Sì sì)
Ribellatevi per i vostri diritti (Oh)

Alzatevi, ribellatevi (Alzatevi, ribellatevi)
Non arrendetevi (La vita è un vostro diritto)
Alzatevi, ribellatevi (Quindi non possiamo arrenderci)
Ribellatevi per i vostri diritti (Signore Signore)
Alzatevi, ribellatevi (Il popolo continua a lottare)
Non arrendetevi (Sì)

Siamo esasperati dal vostro facile gioco ruffiano
Morire e andare in Paradiso nel nome di Gesù
Sappiamo e comprendiamo
Che Dio Onnipotente è un uomo vivente
Talvolta potete ingannare un po\'di gente
Ma non potete ingannare tutto il popolo tutto il tempo
E ora che abbiamo visto la luce (Cosa farete?)
Noi ci ribelleremo per i nostri diritti

Alzatevi, ribellatevi
Ribellatevi per i vostri diritti
Alzatevi, ribellatevi
Ribellatevi per i vostri diritti
Alzatevi, ribellatevi
Ribellatevi per i vostri diritti
Alzatevi, ribellatevi

Non arrendetevi

17/11/08

A PIEDI NUDI NEL PARCO


La foto qui sopra, di cui non detengo i diritti, è tratta dal sito dell'On. Aprea (la signora sulla destra) che ha redatto il "Piano programmatico per la razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse umane e strumentali del sistema scolastico" che si può seguire nella sua interezza cliccando sul titolo del post. Il piano prevede una cura dimagrante off limits per la scuola, in cui il tema ricorrente riguarda l'assenza prossima ventura sia di personale docente sia di personale ata.

Generalmente ognuno pensa "non mi riguarda", pensando che l'obiettivo del piano sono gli altri. Già, ma gli altri chi? Quelli che non fanno nulla o, come sa esprimersi un ministro dell'ultimo governo in scena, i fannulloni. Già, ma esattamente chi? Vediamo la lista dei nomi. Il primo a saltare sarà lui, no lui, no quell'altra o quell'altro. Gli altri. Poi ci si trova in mezzo agli altri e si pensa a quando si sarebbe potuto fare qualcosa e non s'è fatto.

L'On. Aprea, che è stata un insegnante e un dirigente scolastico, pensa che è più organizzata ed efficiente una scuola in cui dentro ci siano "pochi ma buoni" insegnanti. Già, e gli altri? Gli altri vadano a riprendersi la vita, ad avere più relazioni sociali, a fare la spesa, a passeggiare a piedi nudi nel parco. Peccato che al posto dell'erbetta nessuno dice che il parco è pieno di lame affilate.

12/11/08

DIAMOCI UNA MOSSA


DOCUMENTO DEL COLLEGIO DEI DOCENTI DEL LICEO CLASSICO “F. SCADUTO” DI BAGHERIA (PALERMO)

Il Collegio dei Docenti del Liceo Classico “F. Scaduto” di Bagheria con la presente mozione intende esprimere alcune considerazioni sulle misure che il Governo ha attuato o ha intenzione di attuare relativamente alla Scuola pubblica, in particolare l'articolo 64 della Legge 133/2008, il Decreto Legge 137/2008 (detto comunemente “Decreto Gelmini), l'articolo 3 del Decreto Legge 154/2008 e infine lo “Schema di Piano Programmatico” 2009-2011 concertato dal Ministero dell'Istruzione e dal Ministro dell'Economia.

Una prima considerazione critica riguarda il “metodo politico” seguito dal Governo.

Se finora, per usare le sue stesse parole, non è stata attuata una “politica che realizzasse un disegno organico ed un intervento riformatore unitario e condiviso” e se è “necessario un profondo e sereno ripensamento dell'impianto complessivo del nostro sistema scolastico” (Schema Piano Programmatico, pag. 1), non riusciamo a capire come tutto ciò possa accadere se tutte le misure vengono prese attraverso una legislazione frettolosa, basata sull'impiego dei Decreti Legge e sul ricorso al vincolo del Voto di fiducia in Parlamento.

In questo modo si rinuncia al ripensamento articolato della problematica scolastica nella sede legislativa per eccellenza, in cui tutte le posizioni politiche hanno, almeno in linea di principio, possibilità di confrontarsi. Così, inoltre, si elimina ogni possibilità di reale dibattito con chi nella scuola lavora e vive e con tutti quei soggetti direttamente interessati alle misure prese: associazioni dei lavoratori della scuola (docenti, presidi, personale ATA), degli alunni, dei genitori, sindacati, enti locali (province, comuni etc.).

Si tratta, invece, di un modo assolutamente verticistico e superficiale di affrontare problemi che richiedono un percorso più lungo e più complesso. Le semplificazioni e le scelte nette non vanno poste all'inizio semmai alla fine di un processo ponderato, fatto di studio della realtà, di ascolto dei bisogni e delle proposte e di tanto altro ancora.

Quanto al merito delle proposte del Governo vogliamo soltanto soffermarci su alcuni punti significativi che riguardano le grandi aree di intervento delineate dal Documento programmatico, sulla base delle leggi 133 e 137 del 2008: a) la revisione degli ordinamenti scolastici; b) la riorganizzazione della rete scolastica; c) il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane.

a) Per quanto riguarda la revisione degli ordinamenti scolastici, dai testi governativi finora emerge su tutto quella che, con brutta parola, il ministro chiama “essenzializzazione”, ovvero una riduzione significativa delle ore di lezione, dalle elementari fino alle superiori.

Ben venga una armonizzazione e semplificazione dei numerosissimi piani di studio, purché tutto ciò non vada a discapito della qualità e della quantità del tempo che gli alunni devono e possono trascorrere a scuola, ad esempio il tempo prolungato per le elementari e le secondarie di I grado, oppure le ore di lezione e di laboratorio per gli alunni delle scuole superiori (un tetto settimanale massimo di 30 o di 32 ore danneggia qualsiasi forma di attività sperimentale o laboratoriale).

No dunque alla riduzione delle ore di lezione e di laboratorio. Ciò vale anche per i Centri di istruzione per gli adulti (le cosiddette “scuole serali”), anche gli adulti – studenti lavoratori o altro – hanno diritto a una formazione ancora più qualificata di quella che ricevono, non “essenzializzata”.

Non possiamo neanche condividere la scelta di introdurre il maestro unico nelle scuole elementari e di ridurre la possibilità di lezioni in compresenza nelle scuole medie. Le ragioni “pedagogiche” della presenza del maestro unico ci appaiono molto discutibili – ed è bene che se ne discuta – (Documento programmatico p. 7), mentre molto più valida sotto il profilo pedagogico resta la soluzione, finora attuata, del modulo di tre docenti che lavorano su due classi (non si tratta, come falsamente qualcuno dice e pensa, di tre docenti che lavorano contemporaneamente nella stessa classe).

La questione potrebbe porsi inizialmente anche in modo molto semplice: è meglio che possa occuparsi di trenta bambini una équipe qualificata o che tutto ricada su un'unica figura?? Senza voler impartire dogmi o fare confronti troppo schematici, ma solo per introdurre una analogia utile alla discussione, rileviamo che da 7 anni nel nostro Istituto la figura dell'insegnante unico di lettere del biennio (18 ore settimanali!) è stata superata, praticando la cosiddetta “verticalizzazione” all'interno del biennio stesso.

I due docenti di lettere lavorano così su due classi, con un duplice effetto positivo: grazie al loro continuo confrontarsi il lavoro risulta più efficace e grazie alla loro presenza gli alunni possono godere di una prospettiva educativa e didattica (vorremmo poter dire persino di una “visione del mondo”) più ricca e diversificata.

Altro punto dolente è quello della eliminazione degli insegnanti specialisti di lingua inglese alle elementari: non basta un corso di 150 ore per diventare dei docenti di lingua straniera. Chi pensa questo mortifica la professionalità dell'insegnamento delle lingue, che proprio di fronte ai più giovani richiede competenze didattiche maggiori e più raffinate.

Sembra che il motto, tanto caro al Capo del Governo attuale, delle tre I - Inglese, Informatica e Impresa – abbia perduto qualche pezzo per strada... Inoltre questa idea semplicistica della formazione degli insegnanti, per cui basta qualche decina di ore di corso a formare una professionalità, sembra essere ripresa anche dall'intenzione del Ministro di accorpare le classi di concorso (vd. Piano programmatico Punto (c)).

Quasi che in maniera del tutto automatica saperi e competenze specialistici, costruiti negli anni di studio, di formazione e di pratica didattica (nel caso di chi già nella scuola lavora) possano essere interscambiabili come delle pedine di dama.

Lo ribadiamo, la scuola pubblica ha certo bisogno di un impiego migliore delle risorse esistenti, ma questo non implica che queste risorse debbano essere ridotte o considerate una mera variabile quantitativa che peraltro non incide sulla qualità. Razionalizzare, rendere più efficienti ed efficaci strutture e risorse non vuol dire automaticamente meno investimenti economici, meno ore di scuola, meno insegnanti, blocco del reclutamento del personale e altre misure che mirano al ridimensionamento – ovvero “essenzializzazione”, null'altro che un sinonimo di “semplificazione” o di “riduzione all'osso”– dell'esistente stesso.

Può invece significare un maggiore impegno economico affiancato a un migliore impegno organizzativo e alla valorizzazione complessiva delle energie esistenti. Se, ad esempio, è vero che “il rapporto insegnanti-studenti è decisamente più alto rispetto alla media europea” (perché poi questo sarebbe un male?) è anche vero che la quantità di PIL impegnata nella scuola (per non parlare dell'Università) è al di sotto della media europea (intorno al 4%); se è vero che “si riscontrano” consistenti divari tra gli esiti scolastici degli studenti italiani e quelli degli altri paesi OCSE” è anche vero che questo divario riguarda in particolare le scuole medie e superiori, non certo le elementari, perché dunque intervenire così pesantemente anche dove le cose funzionano bene?

Inoltre – se si fa una lettura davvero completa dei dati – va detto che i risultati negativi della rilevazione riguarda in particolare le scuole del meridione. Questo dato induce a porre domande più serie – fuori da ogni semplificazione pedagogica o sociologica – che riguardano non solo il ruolo e la responsabilità del sistema scolastico ma anche la struttura e la qualità della società e del territorio in cui esso opera. Non si tratta dunque di sottrarsi a una autocritica anche da parte degli operatori scolastici ma di trovare strade più mirate e meno semplicistiche per risolvere i problemi...

b) Per quanto riguarda la riorganizzazione della rete scolastica, riteniamo che sia doveroso e utile fare il possibile per ridurre sprechi e disfunzioni. Ma ancora una volta, ciò che va considerato in primo luogo è la qualità del servizio di cui lo stato vuol farsi carico e quali sono le funzioni alle quali esso non può e non deve derogare.

La scuola è un'istituzione che risponde a un bisogno dei cittadini, la sua presenza nel territorio è anche il segno della presenza dello stato – sia esso unitario o federale –, questo è un dato che non può essere semplicemente considerato come un “peso” economico, ma come un valore sociale e civile. Sappiamo che la scuola è anche un luogo di promozione della cultura e della cittadinanza ben al di là delle semplici ore di lezione che si svolgono di mattina.

E' in altre parole una risorsa fondamentale del territorio. Ma anche se vogliamo limitarci ad una logica “economicistica”, se è vero che la soppressione di alcune scuole porterà un risparmio, ci chiediamo se questo comporterà davvero un adeguato l'impegno delle regioni e degli enti locali a garantire la mobilità di alunni e lavoratori della scuola. Ci potremo poi anche chiedere quanto questo impegno inciderà sulle imposte locali, ma questa è un'altra storia.

c) Il razionale ed efficiente impiego delle risorse umane della scuola ci appare un obiettivo di fondamentale importanza. Ma dalle misure finora avanzate e dal piano programmatico ci pare che la razionalità e l'efficienza si traducano semplicemente: nella riduzione delle ore di scuola (vedi sopra al punto a); nell'accorpamento di macroaree disciplinari (tramite accorpamento delle classi di concorso), a scapito della valorizzazione delle competenze specifiche di ciascuno – dato che emerge anche dalla formazione “essenzializzata” dei docenti di lingua inglese – e in una significativa riduzione della qualità dell'insegnamento dovuta a tutta una serie di fattori di cui basti qui ricordare soltanto quello immediatamente più evidente, ovvero l'aumento del rapporto numerico fra docenti e alunni.

Questa misura va tutto a scapito della possibilità di seguire meglio i nostri studenti. E' oltremodo difficile pretendere di ottenere buoni risultati se ci troviamo di fronte a classi sempre più numerose, in cui la possibilità stessa del dialogo educativo e dell'ascolto reciproco viene ridotta al lumicino e per ragioni di tempo e perché si è in troppi.

In un quadro del genere, aggiungiamo, risulterebbe ancora più grave la diminuzione degli insegnanti di sostegno alle classi composte anche da alunni con handicap. Anche i docenti di sostegno mantengono elevato il rapporto insegnanti studenti, ma questa è una scelta di civiltà che l'intera Europa ci invidia: ridimensionare il sostegno ci farebbe davvero tornare indietro.

A questo proposito la stessa perdita di titolarità della cattedra (e dunque la mobilità) e la riconduzione a 18 ore di tutte le cattedre, impediranno di fatto, o limiteranno di molto, la disponibilità dei docenti alla flessibilità oraria, alle attività integrative, alle attività di progettazione didattico-educativa specifica dei singoli istituti e a tutte quelle iniziative che rendono una scuola attiva e protagonista proprio su quel territorio di cui tanto si parla.

Per fare qualche esempio concreto, le attività di biblioteca, le supplenze, le co-docenze, i laboratori, gli sportelli di ascolto e tutte le attività di preparazione di iniziative didattiche richiedono che gli insegnanti siano presenti a scuola proprio nelle ore mattutine, peraltro con grande beneficio della qualità dell'offerta formativa e con un impegno che va ben al di là del monte ore settimanale e contrattuale. Chiunque operi nel concreto della vita scolastica sa bene che il numero di ore di lavoro è superiore che parte dell'opinione pubblica erroneamente attribuisce agli insegnanti.

In questo momento così delicato per la scuola e in generale per la società italiana, momento di grande mobilitazione da parte di tutte le componenti della scuola e dell'università, ci sentiamo particolarmente coinvolti, sia in quanto cittadini sia in quanto lavoratori e operatori nell'ambito dell'educazione e della conoscenza. A questo proposito riteniamo che sia opportuno che i docenti riaffermino il valore della loro funzione professionale e culturale, riflettendo ed esprimendosi su quanto accade proprio a partire dalle loro specifiche funzioni e competenze.

Siamo parte integrante del mondo della scuola, lo viviamo e contribuiamo alla sua creazione ogni giorno, siamo soggetti attivi, consapevoli e capaci di interpretare il ricco contesto in cui agiamo, non meri esecutori di direttive burocratiche, per quanto anche il compito dell'amministrazione implichi margini significativi di creatività e iniziativa.

Per questa ragione ci sembra fondamentale che i docenti dicano la loro sulla politica della scuola e che contribuiscano a elaborare critiche e proposte. Si tratta, insomma, di un fondamentale atto di democrazia e di affermazione del proprio compito, senza nulla togliere ai compiti e alle funzioni specifiche degli organi di governo, dei partiti, dei sindacati di settore etc.

La protesta di questi giorni è – a nostro giudizio – anche il frutto di un atteggiamento di chiusura preventivo, che peraltro non è stato nemmeno corretto da credibili inviti al dialogo. Certo, è difficile per il Ministro dialogare su qualcosa che è già stata deciso e che si ritiene inderogabile.

Tuttavia crediamo che si possa e si debba ancora discutere, senza fingere che non vi siano punti spinosi e problemi da risolvere nel sistema scolastico del nostro paese. Bisogna dunque trovare il modo per attivare il confronto pubblico, in tutte le sedi opportune, in primo luogo dentro la scuola.

Approvato all'unanimità

Bagheria 29 ottobre 2008

11/11/08

REVOLUTION



Il Collegio dei docenti del Liceo Artistico Statale "G. Damiani Almeyda" di Palermo del giorno 5 novembre 2008 ha deliberato:

1. L'adeguamento della “normale” attività didattica curriculare e lo svolgimento di ulteriori attività didattiche, decise di comune accordo con gli studenti, da svolgere anche in luoghi strategici e visibili della città

2. Promuovere una raccolta di firme contro la Legge ”Gelmini” e le ulteriori iniziative legislative che colpiscono la scuola pubblica

3. Coordinamento con gli altri istituti del territorio

4. Coordinamento con gli altri istituti di istruzione artistica a livello cittadino e nazionale per impedire la scomparsa dell'istruzione artistica.

I singoli docenti si impegnano - insieme agli studenti - a programmare e realizzare le specifiche attività didattiche.

Il Collegio ha quindi costituito dei gruppi per coordinare queste attività e realizzare quanto previsto ai punti 2, 3 e 4.

La delibera è stata approvata a maggioranza (70 voti a favore e 2 contro) dopo che sono state discusse con gli studenti le proposte emerse nelle assemblee di quest'ultimo periodo.

09/11/08

A CONFRONTO

Mi pare regni la più assoluta confusione.
Si demolisce l'impianto dell'ex Decreto Gelmini (l'avevo detto in tempi non sospetti, io), ora convertito in legge, senza provare a indicare opzioni alternative; si criticano tout court tutte le leggi legate all'istruzione avendone dimenticato, o non conoscendone, i contenuti; si intende, occupare, cogestire, fare sit-in, manifestare e far fiaccolate avendo perduto di vista gli obiettivi. Se io potessi suggerire qualcosa di concreto inizierei a leggere, o rileggere, i testi di tutte le leggi di riforma riguardanti la scuole e/o l'università per iniziare a capirci qualcosa e poi, sulla base di schemi o c-map, provare a suggerire delle alternative sia al ministro che a tutti gli organi di riferimento.

Qui si può trovare un esauriente elenco sulle riforme scolastiche. Forse la Gelmini, Tremonti, Berlusconi e i loro staff non hanno avuto il tempo, la voglia, la necessità, il rigore, l'esigenza di leggere tutto questo fiorire di riordini e riforme ma se oggi bisogna cambiare qualcosa, seriamente, allora bisogna creare dei comitati di lettura, di sintesi e di critica disposti a riprendere in esame tutta la struttura delle riforme scolastiche, estrapolare quanto di buono (oggetivamente) sia possibile esperire da esse e buttare nel cestino il resto. Forse questo può essere un buon tema per la cogestione. Il resto è noia.

OBAMA


Yes, we can.
Gli auguro la capacità di svelare tutte le fandonie di Bush sulla guerra santa
Gli auguro la possibilità di fare luce sull'assassinio di JFK
Gli auguro la serenità di poter decidere sulla sorte dei ragazzi americani in trincea
Gli auguro il silenzio delle telecamere, e le voci rivolte al futuro
Gli auguro di riuscire a farlo bene

01/11/08

1+1

Si sono svolte nei giorni scorsi, come antefatto alle elezioni per il rinnovo dei rappresentanti di alunni e genitori ai consigli di classe, assemblee degli studenti dei due plessi dell'istituto, e ancor prima (almeno per quanto mi riguarda) classe per classe tutti gli studenti sono stati avvisati dell'importanza della tornata elettorale richiedendo loro un voto responsabile e l'invito ai loro genitori di rappresentare, classe per classe, la componente relativa. Tradotto in italiano: sia gli alunni e, per loro tramite, i genitori sono stati avvertiti del fatto che si stessero svolgendo elezioni a scuola.

Non posso entrare nel merito dei risultati, ora, ma posso dire che l'affluenza degli alunni è stata sufficiente (hanno votato i 2/3 degli iscritti, o due studenti su tre) mentre l'attenzione dei genitori è stata delirante: hanno votato solo due (dicasi 2) genitori. Io penso che sia mancata la comunicazione dell'evento, ovvero che gli alunni non abbiano comunicato nulla a casa. Ma le ipotesi posso anche essere altre: cioè, (a) che i genitori lo abbiano saputo e hanno pensato che ci sarebbero andati gli altri, (b) oppure lo hanno saputo e si sono detti "ma a me chi mi porta a perdere tutto questo tempo per la scuola?".

In ogni caso si apre una questione di non poco conto che si può declinare così: ai genitori dei ragazzi che vanno in una scuola pubblica - vessata da decreti e balzelli, intorpidita dai programmi ministeriali e da un evidente disagio relazionale, assente dalla relazione con le famiglie (se non per avvisare di assenze dei figli) e tutta concentrata sulle proprie "armonie" interne - non gliene frega nulla di partecipare, come delegati di altri genitori, ai consigli di classe e, anzi, vedono la cosa come un fastidio, tempo perso. Sarà che il tempo va occupato in altro modo o che la scuola non attira più, politicamente, le famiglie, ma il trend suggerito in questo passaggio generazionale non stupisce: incute il timore reverenziale che si ha per ciò che non si conosce.