02/07/10

LA DEBACLE DEL COMMISSARIO

Sembra il titolo di un libro di Camilleri, forse ce l'ha nel cassetto e io ho solo svelato il titolo. Tre anni fa ho fatto parte di una commissione all'esame di stato di un liceo scientifico, commissario esterno. La commissione è composta così da quando me la ricordo io: tre esterni, tre interni, più il presidente (esterno super partes). Tre anni fa, in occasione dello scritto di matematica, scrissi un post su questo blog in cui esprimevo ampie titubanze su quella prova. Tre anni fa. Poi ci sono state le prove orali, e la mia titubanza divenne abissale. Sono passati tre anni, ora sono commissario interno. Dopo due giorni prospetto una debacle, proprio così. Cos'è una debacle? Per non farmi fregare dall'imprecisione ho rispolverato il mio Robert & Signorelli che riporta due significati: 1. debacle sta per "disfatta", oppure anche "crollo" o "tracollo"; 2. debacle è anche la "rupture de la couche de glace au moment du dégel", immagine fantastica che suggerisce il "disgelo" o la "rottura dei ghiacci". Mi pare una immagine chiara della debacle. Ora, nel caso che vivo adesso, a causa della "beata innocenza" di ragazzi che partecipano ad una "prova di posizione" in una comunità (l'esame di maturità che, a ben vedere, dovrebbe dimostrare altro che l'esegesi enciclopedica dei candidati) in maniera blanda, quando non demenziale, mi sento sprofondare i ghiacci sotto i piedi ogni volta che qualcuno di loro si assenta da se stesso. Ora sto dalla parte del torto, dalla parte di chi si è preso (o si è dovuto prendere) la responsabilità di sostenere l'identità di un gruppo. Certo, ma quali sono oggi i valori identitari di un gruppo, di una classe, di una comunità? E, soprattutto, attraverso quale vaglio, quale setaccio, li si riconosce?

1 commento:

aficionados ha detto...

Gentile Prof. Cogliandro,
ci scusi se spacciamo per commento alle parole di Saviano, che peraltro condividiamo, ciò che non lo è, ma non conoscevamo altro modo per inoltrarle una richiesta che lei potrà cestinare, pubblicare o evadere.
Nella sua nuova gestione, abbiamo apprezzato gli scaffali stipati di volumi dai bei colori accattivanti. Ci sono sembrati interessanti, ma ormai li abbiamo già letti, in qualche caso riletti. Nei nostri incontri settimanali, noi visitatori, ci ritroviamo ,inutilmente, ancora numerosi, ma per quanto ? Cominciamo a sentire odor di stantio, un nonsoché di muffa, nutriamo il fondato timore che gli anobi stiano sferrando un attacco. La primavera è ancora un po’ lontana, ma ci sono già delle belle giornate : apra , faccia entrare aria nuova, anche una bella spolverata non farebbe male!
Ha forse aperto altre librerie o addirittura biblioteche, frequentate da molti attenti lettori, sagaci opinionisti, arguti commentatori? Ma questo non sarebbe un buon motivo per dimenticarci…
Avete detto bene – tuonerà lei – vi si ta to ri, che vi soffermate appena, che timidamente leggete qualche pagina e via… Non meritate più nulla, voglio lettori di ben altro spessore.
Come darle torto? Mala tempora currunt … Ma la colpa non è solo nostra, con la cultura non si mangia! Se lei volesse chiudere avrebbe la nostra comprensione; nessun biasimo, persino Barnes & Noble, la grande libreria di New York, ha chiuso i battenti. Ma ce lo dica, non ci faccia arrivare fin qui per niente. Metta almeno un cartello : CHIUSURA DEFINITIVA, CHIUSO PER RISTRUTTURAZIONE, MOMENTANEAMENTE IMPEGNATO, CHIUSO PER FERIE, TORNO SUBITO…
Ci dia un segno, capiremo e ,nel caso, sapremo aspettare.
Aficionados