27/11/07

"...està cerrado..."


In oltre un mese di silenzio di questo blog ne sono accadute di cose, avrei dovuto essere, forse, più tempestivo e documentarle tutte. Fa nulla, andiamo avanti. Già, andiamo avanti. Ma come? Così? La foto riguarda una presunta assemblea d'istituto, ovvero l'inferno blaterante che segue costantemente un'assemblea d'istituto. Io non credo che le assemblee siano inutili, anzi penso che sia un reale momento di confronto tra gli alunni di una scuola. Penso anche però che le assemblee, democratiche e libere (come stabilito dai decreti delegati), debbano svolgersi civilmente e con un reale senso di responsabilità del proprio ruolo. Al Salvemini non accade. Ma non accade anche per colpa del Salvemini: gli allievi non hanno uno spazio adatto in cui svolgere civilmente un'assemblea, per cui la svolgono come capita, oppure provano ad essere presenti in 100 mentre gli altri 400 fanno un casino infinito. Ma questo non mi sconvolge, capita anche al collegio docenti. Con la differenza che ad un certo momento, seppure in casi circoscritti, l'età dei docenti prevale sul casino che si forma. Per cui non posso condannare i ragazzi che rispetto al rispetto per l'assemblea fanno prevalere la loro età.

Tanti anni fa in Spagna volevo visitare il Palau de Musica di Antoni Gaudì, vedevo chiuso ma non capivo perché un signore dall'interno continuasse a dirmi, gesticolando, "està cerrado, està cerrado!". La risposta è semplice, almeno quanto la mia (allora!) giovanile ingenuità: està cerrado significa è chiuso. Ecco dunque come si sviluppa il nostro caso: il Salvemini (plesso di Viale Michelangelo) è chiuso, ma qualcuno da dentro continua a dirci "està cerrado, està cerrado" e noi non lo capiamo: noi tutti, e tutti noi. Nessuno parla la lingua di civiltà che vorrebbe la scuola chiusa, per quello che offre e per quello che riesce ad esprimere. Ma non basta: molti dati (strutturali, tecnici, distributivi, organizzativi, etc) ci suggeriscono che la cosa migliore è sostituire questa struttura con un'altra, per una questione di vivibilità differente e di qualità complessiva del lavoro che fattori esogeni (che, dunque, non dipendono da noi) compromettono. E invece no! L'istituto del Salvemini di Viale Michelangelo è sotto i ferri di un'impresa che lavora indefessa per restituircelo in tutta la sua precarietà. La colpa non è dell'impresa, ma di chi gli commissiona il lavoro.

Dinanzi a questa mole di problemi qual'era il tema centrale dell'ultima assemblea d'istituto degli studenti: modalità di occupazione della scuola per opporsi alla riforma Fioroni. Tutto qui? In questo blog molto s'è detto sulla riforma e, probabilmente, molto ancora si dovrà dire, ma mi pare che sfugga a tutti che la questione è un'altra: non viviamo in una struttura pensata per essere "scuola". E la ciliegina sulla torta è stata l'operazione di inibire l'accesso ai balconi esterni, a causa di una relazione dei Vigili del Fuoco che, facendo il loro lavoro, hanno dichiarato inagibili tali spazi: l'impresa tuttofare ha "cerrado" tutte le porte con viti autofilettanti, impedendo finanche l'accesso dell'aria. Ora, non ci vuole molta intelligenza per capire una regola così elementare ma siccome tutto avviene sull'orma della costante precarietà, e dei lavori a macchia di leopardo (un tappo qui e una pezza lì), posso comprendere la distrazione. E gli studenti? Sono la vera debolezza della scuola, essendo incapaci di prendere una posizione chiara e, soprattutto, inabili alla lettura dei documenti. Lo dico per spronarli ad affrontare problemi concreti con le armi del dialogo e della democrazia, visto che in mancanza di questi dettagli basilari non resta altro che fare la voce grossa o pretendere senza conoscere. Si entra a scuola stando molto attenti (è il motivetto più orecchiabile) a quando si esce: il cambio d'ora, l'intervallo, "manca per caso il professore...?", l'anticipo d'ora, l'uscita anticipata, la campana delle 14e20. Mi pare una bella motivazione, ma non sufficiente per essere interessati a tutto il resto. Ad maiora, dunque!

1 commento:

Anonimo ha detto...

E comunque il Palau della musica non è stato fatto da Gaudì ma dell'architetto Domenech i Montaner.