24/08/08

PATTI CHIARI...

Anzi, giusto per essere chiari (appunto), forse è meglio pubblicare per intero la novità, quella vera, del nuovo corso ministeriale, riguardante sempre lo statuto di studentesse e studenti. Prima di essere criticato va letto, e prima di diventare oggetto di critiche vanno proposte modifiche concrete, realizzabili, fattibili. La novità riguarda il patto di corresponsabilità che la scuola propone anche alle famiglie, e dispone "in favore" degli allievi. Qualora qualcuno abbia proposte serie da fare, può anche contattare il forum degli studenti presente on line.

PATTO EDUCATIVO DI CORRESPONSABILITÀ

Si tratta di un’assoluta novità (art. 5-bis dello Statuto), in diverse scuole già anticipata dalla prassi in essere.
La disposizione di cui all’art. 5 bis va coordinata con le altre disposizioni dello Statuto ed in particolare, laddove fa riferimento a “diritti e doveri nel rapporto fra istituzione scolastica autonoma, studenti e famiglie”, essa va coordinata con gli artt. 2 e 3 che prevedono già “diritti” e “doveri” degli studenti, anche al fine di distinguere il Patto educativo di corresponsabilità, così introdotto, dal regolamento d’istituto e/o di disciplina.
Può allora osservarsi che i destinatari naturali del patto educativo di cui alla disposizione in questione siano i genitori, ai quali la legge attribuisce in primis il dovere di educare i figli (art. 30 Cost., artt. 147, 155, 317 bis c.c.)
L’obiettivo del patto educativo, in sostanza, è quello di impegnare le famiglie, fin dal momento dell’iscrizione, a condividere con la scuola i nuclei fondanti dell’azione educativa.
La scuola dell’autonomia può svolgere efficacemente la sua funzione educativa soltanto se è in grado di instaurare una sinergia virtuosa, oltre che con il territorio, tra i soggetti che compongono la comunità scolastica: il dirigente scolastico, il personale della scuola, i docenti, gli studenti ed i genitori. L’introduzione del patto di corresponsabilità è orientata a porre in evidenza il ruolo strategico che può essere svolto dalle famiglie nell’ambito di un’alleanza educativa che coinvolga la scuola, gli studenti ed i loro genitori ciascuno secondo i rispettivi ruoli e responsabilità.
Il “patto” vuole essere dunque uno strumento innovativo attraverso il quale declinare i reciproci rapporti, i diritti e i doveri che intercorrono tra l’istituzione scolastica e le famiglie.
La norma, contenuta nell’art. 5 bis, si limita ad introdurre questo strumento pattizio e a definire alcune caratteristiche generali lasciando alla libertà delle singole istituzioni scolastiche autonome il compito di definire contenuti e modelli applicativi che devono scaturire dalle esigenze reali e dall’esperienza concreta delle scuole, non potendo essere astrattamente enucleati a livello centrale.
Ad esempio, a fronte del ripetersi di episodi di bullismo o di vandalismo, ritenendosi di orientare prioritariamente l’azione educativa al rispetto dell’ “altro”, sia esso persona o patrimonio, la scuola opererà su un doppio versante: da un lato potrà intervenire sulla modifica del regolamento d’istituto individuando le sanzioni più adeguate, dall’altro, si avvarrà del Patto educativo di corresponsabilità, per rafforzare la condivisione da parte dei genitori delle priorità educative e del rispetto dei diritti e dei doveri di tutte le componenti presenti nella scuola.
Ciò consente di distinguere dunque, sul piano concettuale, il Patto educativo di corresponsabilità dal regolamento d’istituto.
Patto condiviso tra scuola e famiglia sulle priorità educative il primo, vincolante con la sua sottoscrizione; atto unilaterale della scuola verso i propri studenti teso a fornire loro la specificazione dei comportamenti ad essi consentiti o vietati il secondo, vincolante con la sua adozione e pubblicazione all’albo.
L’azione della scuola tesa alla sottoscrizione del Patto potrà costituire occasione per la diffusione della conoscenza della parte disciplinare del regolamento d’istituto (così come degli altri “documenti” di carattere generale che fondano le regole della comunità scolastica, quali il Piano dell’offerta formativa e la Carta dei servizi), ma i due atti dovranno essere tenuti distinti nelle finalità e nel contenuto.
Appare il caso di evidenziare che l’introduzione del Patto di corresponsabilità si inserisce all’interno di una linea di interventi di carattere normativo e amministrativo attraverso i quali si sono voluti richiamare ruoli e responsabilità di ciascuna componente della comunità scolastica: docenti, dirigenti scolastici, studenti e, da ultimo, genitori. Al fine di consentire all’istituzione scolastica di realizzare con successo le finalità educative e formative cui è istituzionalmente preposta, ciascun soggetto è tenuto ad adempiere correttamente ai doveri che l’ordinamento gli attribuisce. In questa ottica, pertanto, gli studenti sono tenuti ad osservare i doveri sanciti dallo Statuto degli studenti e delle studentesse, in particolare quelli contemplati negli articoli 3 e 4 del D.P.R. 24 giugno 1998, n. 249 come modificato ed integrato dal recente D.P.R. 21 novembre 2007, n. 235; il personale docente quelli attinenti alla deontologia professionale enucleati dalla legge e dai Contratti collettivi nazionali di lavoro.
L’inosservanza di tali doveri comporterà, per gli studenti, l’applicazione delle sanzioni disciplinari secondo il sistema che è stato sopra illustrato, per il personale scolastico, l’esercizio rigoroso, tempestivo ed efficace del potere disciplinare anche alla luce di quanto previsto dalla più recente normativa (si veda, in particolare, la circolare n. 72 del 19 dicembre 2006 del M.P.I. - Procedimenti e sanzioni disciplinari nel comparto scuola. Linee di indirizzo generali - e l’art. 2 comma 1 del D.L. 7 settembre 2007 n.147, convertito, con modificazioni, nella Legge 25 ottobre 2007 n.176).
Con particolare riferimento alla responsabilità civile che può insorgere a carico dei genitori, soprattutto in presenza di gravi episodi di violenza, di bullismo o di vandalismo, per eventuali danni causati dai figli a persone o cose durante il periodo di svolgimento delle attività didattiche, si ritiene opportuno far presente che i genitori, in sede di giudizio civile, potranno essere ritenuti direttamente responsabili dell’accaduto, anche a prescindere dalla sottoscrizione del Patto di corresponsabilità, ove venga dimostrato che non abbiano impartito ai figli un’educazione adeguata a prevenire comportamenti illeciti. Tale responsabilità, riconducibile ad una colpa in educando, potrà concorrere con le gravi responsabilità che possono configurarsi anche a carico del personale scolastico, per colpa in vigilando, ove sia stato omesso il necessario e fondamentale dovere di sorveglianza nei confronti degli studenti.
Sulla base di quanto sopra chiarito, e nell’ambito delle valutazioni autonome di ciascuna istituzione scolastica, il Patto di corresponsabilità potrà contenere degli opportuni richiami e rinvii alle disposizioni previste in materia dalla normativa vigente, allo scopo di informare le famiglie dei doveri e delle responsabilità gravanti su di loro in uno spirito di reciproca collaborazione che deve instaurarsi tra le diverse componenti della comunità scolastica.
Infatti i doveri di educazione dei figli e le connesse responsabilità, non vengono meno per il solo fatto che il minore sia affidato alla vigilanza di altri (art. 2048 c.c., in relazione all’art. 147 c.c.)..
La responsabilità del genitore (art. 2048, primo comma, c.c.) e quella del “precettore” (art. 2048, secondo comma c.c.) per il fatto commesso da un minore affidato alla vigilanza di questo ultimo, non sono infatti tra loro alternative, giacchè l’affidamento del minore alla custodia di terzi, se solleva il genitore dalla presunzione di “culpa in vigilando”, non lo solleva da quella di “culpa in educando”, rimanendo comunque i genitori tenuti a dimostrare, per liberarsi da responsabilità per il fatto compiuto dal minore pur quando si trovi sotto la vigilanza di terzi, di avere impartito al minore stesso un’educazione adeguata a prevenire comportamenti illeciti (Cass. Sez III, 21.9.2000, n. 12501; 26.11.1998, n. 11984).
Il patto di corresponsabilità, pertanto, potrà richiamare le responsabilità educative che incombono sui genitori, in modo particolare nei casi in cui i propri figli si rendano responsabili di danni a persone o cose derivanti da comportamenti violenti o disdicevoli che mettano in pericolo l’incolumità altrui o che ledano la dignità ed il rispetto della persona umana.
In ogni caso, resta fermo che il Patto di corresponsabilità non potrà mai configurarsi quale uno strumento giuridico attraverso il quale introdurre delle clausole di esonero dalla responsabilità riconducibile in capo al personale scolastico in caso di violazione del dovere di vigilanza. Tale obbligo nei confronti degli studenti è infatti previsto da norme inderogabili del codice civile; di conseguenza, nell’ipotesi in cui il patto contenesse, in maniera espressa o implicita, delle clausole che prevedano un esonero di responsabilità dai doveri di vigilanza o sorveglianza per i docenti o per il personale addetto, tali clausole dovranno ritenersi come non apposte in quanto affette da nullità.
Con riferimento, poi, alle modalità di elaborazione, il D.P.R. 235 (comma 2 dell’art. 5 bis) rimette al regolamento d’istituto la competenza a disciplinare le procedure di elaborazione e di sottoscrizione del Patto. Ciò significa che la scuola, nella sua autonomia, ove lo preveda nel regolamento d’istituto, ha la facoltà di attribuire la competenza ad elaborare e modificare il patto in questione al Consiglio di istituto,dove sono rappresentate le diverse componenti della comunità scolastica, ivi compresi i genitori e gli studenti.
Quanto al momento di sottoscrizione del patto, l’art. 5 bis comma 1 dispone che questa debba avvenire, da parte dei genitori e degli studenti, “contestualmente all’iscrizione alla singola istituzione scolastica”. Come è noto, la procedura di iscrizione inizia con la presentazione della domanda, in generale entro gennaio, e termina con la conferma dell’avvenuta iscrizione, a seguito dell’acquisizione del titolo definitivo per il passaggio alla classe successiva, alla fine dell’anno scolastico di riferimento.
Pertanto, è proprio nell’ambito delle due settimane di inizio delle attività didattiche – art. 3 comma 3 – che ciascuna istituzione potrà porre in essere le iniziative più opportune per la condivisione e la presentazione del patto di corresponsabilità. (v.allegato)

Si invitano, pertanto, le singole istituzioni scolastiche a far pervenire presso il Ministero della Pubblica Istruzione – Dipartimento per l’istruzione – Direzione generale per lo studente, la partecipazione e la comunicazione, all’indirizzo e-mail:studenti@istruzione.it o via fax al numero 06/58495911, degli esempi di patti che verranno adottati al fine di raccogliere esperienze e metterle a disposizione di tutte le scuole italiane durante questa fase sperimentale di prima applicazione della nuova normativa.

IL MINISTRO
F.to Maria Stella Gelmini

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Patti chiari. Come quelli che hai sbandierato ad alcuni colleghi, che mi dicevano "vedi Lui è uno che dice le cose in faccia a tutti, non si spaventa di nessuno!". Come quell'intervento che facesti al collegio in cui chiedevi con tono eroico, conto e ragione al Dirigente su tutti progetti bocciati, che non era giusto per i colleghi e bla, bla. Ma poi fortunatamente l'anno dopo non ti sei fatto fregare, ti sei messo nella commissione che valuta i progetti, sei stato creatore (insieme agli altri per carità!), della griglia di valutazione ed il tuo progettone è passato. Bene, hai imparato la lezione. P.S. Com'è che non hai aperto più bocca al collegio sui progetti non ammessi? Quest'anno cosa ti aspetta, la Funzione Strumentale?
P.S.2: non ho intenzione di iscrivermi. Non mi fido di te. Tiri acqua solo al tuo mulino.

Unknown ha detto...

Comprendo l'anonimità del commento. E il fatto che sia off topic ma, in tutta evidenza, se vogliamo mettere della carne al fuoco senza lasciarla bruciare, vedrò di creare un post apposito a settembre, per rinfocolare qualche curtigghiu. Detto questo, non nego una virgola, "cara anonima", di quello che hai scritto, a parte il punto di vista. Cerco di sgombrare il campo, qualora volessi anonimamente replicare, da quello che accadrà. Non lo so. So però di avere 4 (quattro) ore di insegnamento, e le rimanenti 14 (quattordici) a disposizione. Lascio a te immaginare cosa mi faranno fare.
Se però gli spiccioli non ti soddisfano, vorrei leggere il tuo punto di vista dal mio punto di vista. Griglia di valutazione dei progetti: ora ne esiste una, magari imperfetta e passibile di verifiche e modifiche. Prima no. Al collegio, sui progetti non ammessi, non mi sono espresso in quanto facente parte della commissione, ma non mi pare che ci siano stati interventi al proposito. Il mio progettone: ho invitato i docenti dei due plessi scolastici a partecipare anche quest'anno al progetto di Antonio Presti sul fiume Oreto. La risposta è stata: vai avanti tu, intanto, e poi vediamo. Io sono andato avanti e l'ho concluso grazie solo all'aiuto "da volontariato" di due docenti del plesso di Viale Michelangelo (Bertini e De Gregorio) perché l'area "nobile" di Via Olimpo non poteva abbassarsi al livello della cosa. Funzione strumentale: sono a scuola da 5 (cinque) anni e non so nemmeno cosa sia la "funzione strumentale", perché questo istituto non è mai stato "chiaro" coi suoi immediati dipendenti. Tutto avviene per caso. Cosa vuoi che io desideri di più? Andarmene via per avvicinarmi a mia figlia che sta crescendo con un papà lontano, e penso che quest'anno, previa valutazione di disponibilità, chiederò il trasferimento. Soddisfatta?

Anonimo ha detto...

Soddisfazione di che? Non ho alcuna soddisfazione nè che tu ti trasferisca, nè che te ne vada, non più siamo bambini da un pezzo, non comprendi. Tu sarai bravo con le parole ma non appena qualcuno ti fa un appunto stendi diecimilioni di discorsi e lo tramortisci solo con la quantità. Ti ho voluto dire, certo con rabbia lo ammetto, che il tuo, secondo me, non è stato il modo giusto di agire perchè facendo parte della commissione dei progetti NON AVRESTI DOVUTO presentare alcun progetto, lì hai sbagliato mi spiego? Eri in conflitto di interessi, sempre secondo me. Credo che la legge sia uguale per tutti e non solo per i cattivi. Non ce l'ho con te perchè mi avevi ispirato fiducia, anche se a te non ti frega nulla se ce l'abbia o meno lo capisco ma non mi è piaciuto per niente.

Unknown ha detto...

Touché, hai ragione. Ho pensato che i ragazzi avrebbero potuto seguire anche quest'anno il progetto di Presti e invece di proporlo ad altri l'ho fatto mio. Già, un errore di valutazione. E ho anche sbagliato a proporre un secondo progetto per la realizzazione di un centro di produzione audiovisivo al Salvemini. Quest'anno vedrò, però, di far parte della stessa Commissione ma di starmene quieto.

Spero solo che ci siano docenti disposti a seguire progetti etici come quelli, almeno, di Antonio Presti visto che lo scorso anno i professori della Centrale, in corsa, hanno abbandonato il campo e io sono rimasto lì ad aspettare che qualcuno li sollecitasse. Non fosse stato per l'impegno e l'energia profusi da una professoressa che, però, quest'anno andrà ad insegnare altrove, penso che avrei dovuto fare il triplo del lavoro previsto; e poi, al quid, ho scoperto che i docenti che mi avevano abbandonato per strada erano ancora nel "libro paga" del progetto: armiamoci e partite, ecco la filosofia.

Io sono d'accordo con te sul conflitto d'interesse, quando la disparità tra quello che si propone e quello che si guadagna è impressionante. In questo caso ho più speso che guadagnato: in cosa sta il conflitto, e dove stanno gli interessi personali, allora? Nell'essere riuscito a portare avanti un progetto nonostante gli ostracismi e le defezioni? Forse, e se è così me lo accollo e mi prendo le mie responsabilità.

Penso, come tu dici, che le regole vadano scritte e condivise. Che il Collegio Docenti sia sovrano rispetto a determinate scelte, e che l'autodeterminazione di chi vuole e sa fare determinate cose per il bene della scuola, e non per i suoi interessi consolidati, sia sacrosanta. Dunque, quest'anno entra anche tu nella Commissione di valutazione dei progetti del POF e fai, oltre che dire. Io, nel mio piccolo, continuo a dare voce a questo blog che, nonostante tutto, penso sia ancora un luogo di confronto senza censure.

Anonimo ha detto...

Il Collegio Docenti c'è già stato, ma mi pare che quasi tutte le Commissioni siano rimaste immutate.Qualcuna è scomparsa.
La mia intenzione d'inizio d'anno è stata quella di non lamentarmi : non perchè immaginassi che non ce ne sarebbero stati i motivi, ma solo per salvaguardare la mia salute psicofisica,messa a dura prova dal precedente a. s.
La buona intenzione è andata subito a farsi benedire, sin dal primo giorno di convocazione, per non parlare poi della tornata dei saldi del debito!
Dunque, commissioni, mi pare, identiche o quasi a quelle dell'anno scorso; interventi pochi, critiche,anche del tipo di quelle che leggo nel commento di Aninimo, inesistenti.Un Collegio, come sempre, pienamente democratico.
Mi vieto i lamenti, ma non rinuncio alle perplessità: ma proprio ora che si parla di patto di corresponsabilità, di revisione dei regolamenti, la nostra scuola non necessita di una Commissione ad hoc? Inoltre, faccio anch'io dichiarazione di ignoranza, ma pare che l'ampliamento del curricolo all'educazione civica abbia carattere sperimentale; dovrebbere essere le scuole, quindi, nella propria autonomia a decidere se aderire o no alla sperimentazione o meno. Ma, al Collegio di giugno, l'ampliamento all'educazione civica con conseguente diminuzione del monte ore di altre discipline, non era stato dato per obbligatorio? Inoltre, dalla lettura del decreto sembrerebbe che l'educazione civica non debba essere disciplina a sé stante, ma inglobata nella cattedra di Storia e non spezzettata tra vari docenti come sta accadendo. E ancora, ma come abbiamo fatto noi a decidere tutto a giugno, ancor prima che il decreto venisse emanato? Prima di parlare o scrivere volevo la certezza dell'interpretazione, ma le mie ricerche non hanno sortito l'effetto sperato. Chiedo aiuto, anche perchè comincio a sospettare che ci si possa ammalare anche di " perplessità ". Nel caso in cui dovessi ricominciare a stare male,il prossimo anno scolastico proporrò un nuovo referente, quello alla salute e al benessere dei docenti. Chissà se la proposta avrebbe fortuna; ma, all'insegna dell'ottimismo, "ad majora" a tutti noi!

Anonimo ha detto...

1-L’esercizio della docenza si esplicita nell’ambito cognitivo-formativo in classe. 30 ore settimanali, 200 giorni in un anno scolastico. Il resto è in più. Chi lavora in una scuola DEVE essere in primo luogo un insegnate e conoscere i fatti e le regolamentazioni, non è la scuola ad insegnare all’insegnante ma il docente che vi entra ad informarsi. Tu non sai neppure cos’è una funzione strumentale! Sei a scuola da 5 (cinque) anni e non sai ancora cosa sia? Non ti sei informato? Non hai studiato prima di mettervi piede? Mi pare scandaloso. Ma dico hai almeno compreso l’importanza del posto che ricopri? Cosa siano gli ORGANI COLLEGIALI? Tutte le diatribe sindacali sul FONDO D’ISTITUTO e sui soldi detratti agli stipendi per assegnarli a progetti e commissioni? Hai compreso l’importanza strategica di fissare a fine anno LE LINEE PROGRAMMATICHE che si intendono perseguire? Hai almeno percepito il valore cruciale di far parte del CONSIGLIO D?ISTITUTO? Hai percepito il significato di agire in nome di 200 persone? Tu sei un insegnante!

2- Wikipedia: Si verifica un conflitto di interessi quando viene affidata un'alta responsabilità decisionale ad un soggetto che abbia interessi personali o professionali in conflitto con l'imparzialità richiesta da tale responsabilità, che può venire meno visti i propri interessi in causa. Il verificarsi di un conflitto non costituisce di per sé prova che siano state commesse scorrettezze, può tuttavia costituire un'agevolazione nel caso in cui si cerchi di influenzare il risultato di una decisione per trarne un beneficio. L'essere in conflitto di interessi ed abusare effettivamente della propria posizione restano però due aspetti distinti: un soggetto coinvolto, infatti, potrebbe non agire mai in modo improprio. Tuttavia un conflitto di interessi esiste a prescindere che ad esso segua una condotta impropria o meno.

Personalmente ho raggiunto la conclusione che ognuno di noi per non essere un emerito quaquaraquà (come diceva qualcuno)debba possedere un briciolo di dignità e se dice bene mi aspetto che pratichi bene che sia insomma coerente con se stesso. Secondo me, ma non sono io a dirlo, la coerenza deve essere tale, da non entrare a compromessi che sporchino la propria decenza e il rispetto per le cose altrui. Bene caro amico che rispondi ai miei sfoghi in questo mondo pieno di indifferenza, rispondo alla tua esortazione… io non ho alcuna intenzione di entrare in nessuna commissione perché quell’ambiente mi fa schifo. Comunque se per qualche malaugurata ipotesi facessi parte di quella della valutazione progetti non lo farei per portare avanti ciò in cui credo e che ho presentato come progetto (anche se costasse solo cento euro, il conflitto di interessi c’è) ma per valutare TUTTI i progetti (uno per uno, virgola per virgola, costo per costo) senza scendere a compromessi, perché se qualcuno mi avesse votato, se fossi come tu hai detto di te nell’ultimo collegio “ESPRESSIONE DEL COLLEGIO” mi sentirei la responsabilità di chi con fiducia avrebbe dato il voto a me anziché ad un altro. Non credi? Non potrei mai e poi mai di punto in bianco venir fuori con dei progetti miei (che poi guarda caso risulteranno tra quelli approvati) mi parrebbe un atto sleale. Non vi entrerei perché non vorrei mai farmi passare sotto il naso nefandezze travestite per l’occasione in azioni benefiche, “..giuste per la crescita dell’istituto e dei discenti”. Lupi travestiti da agnelli. Papa Borgia mancati. Io voglio stare da questa parte della barricata.
Tu mi risponderai che: “nessuno ti impedisce di far saltare i tavoli in aria e rendere pubblico ciò che nessuno vede, perché non entri in commissione e fai come hai detto?”. Ti rispondo già da adesso che certe azioni lasciano il tempo che trovano se si è lasciati soli ed io sarei in piena solitudine come mi è capitato già molte e molte altre volte. Non c’è peggior essere umano di chi non vuol vedere per accidia, per strafottenza e per tornaconto personale. Da parte mia ho partecipato, ho agito anche legalmente, ho parlato, ho fatto interventi contro situazioni indegne ma non c’è mai stato un cane, un misero cane che mi abbia supportato e quando ho ruotato la testa indietro per chiedere sostegno non c’è mai stato nessuno e chi avrebbe dovuto parlare ha detto che era in bagno, ha detto che era a fumare, ha detto che non aveva capito, ha detto che non si era mai accorto, ha detto che doveva vederci chiaro, ha detto che esageravo, ha detto che la nevrosi mi stava colpendo. E allora ho concluso col sostenere, come una fede, che posso anche comprendere che per ingenuità iniziale si voglia “far parte” di un certo qualcosa per “voglia di fare positiva” e così si entra in una commissione, in una funzione strumentale, nello staff della vicepresidenza ma, e vengo al punto, una volta lì, rendendosi conto della legittimazione dell’illegalità, dello studio nel creare azioni conformi alla legge col solo scopo di fare soldi, nell’analisi terribile di chi subisce umiliazioni pur di stare attaccato alla poltrona, nello scrutare gli eterni obbedienti ridere come esseri senza cervello, nello schifare i presunti condottieri che lasciano correre per non perdere la posizione di potere acquisita, appresa questa consapevolezza si abbia il “dovere” nei confronti di se stessi e di coloro che hanno sprecato quel voto affinché si venisse eletti di non chiedere la riconferma l’anno dopo a meno che non ci si trovi il proprio tornaconto. Insomma se rimani senza fare MURO significa che qualcosina la ottieni altrimenti non resisti, la puzza è troppo forte.
Tu dici che alcuni docenti non vogliono aderire ai tuoi progetti e che altri ti hanno “abbandonato per strada”. Ma certo, “oggi” dopo averti dato il mio voto lo scorso anno ed averlo visto usare per votare i TUOI progetti (non dirmi che per correttezza non li hai votati) non vorrei neppure io farvi parte, oramai con la tua riconferma (in automatico senza rielezione, alla Salvemini insomma e tu non hai detto nulla ti sei fatto riconfermare così come gli altri), per me e per molti di noi rappresenti la Preside.
Poi c’è la griglia di valutazione (la Preside ha chiamato TE per chiarificazioni sulla griglia, nessun altro), tu dici: “…ora ne esiste una, magari imperfetta e passibile di verifiche e modifiche. Prima no..” io ti rispondo che è così ma essa è evidentemente orientata verso alcuni progetti specifici... ma cosa hai fatto?! Ti sei fatto usare. Lei ha regolarizzato la griglia chiamando te non lo capisci? Come dicendo a tutti – vedete non l’ho fatta io ma lui, potete fidarvi – E così verranno approvati principalmente i soliti progetti e tu mi dici: “..Al collegio, sui progetti non ammessi, non mi sono espresso in quanto facente parte della commissione, ma non mi pare che ci siano stati interventi al proposito.” No tu non ti sei espresso perché facevi parte della commissione ma perché hai dato il NOSTRO voto ai tuoi progetti perché se avessi fatto parte SOLO della commissione avresti DOVUTO e POTUTO esprimerti perché come tu stesso hai detto ERI ESPRESSIONE DEL NOSTRO VOTO, non lo comprendi? Non sei stato scelto dal Dirigente ma dai tuoi colleghi e questi avrebbero voluto che i nuovi dello staff i “puri” cioè quelli non ancora intrisi di “puzzo” come le quattro figure strumentali oramai conniventi con il potere politico della dirigenza battessero il pugno. Non ce l’hai fatta? Va bene non fa niente ma allora VATTENE, vieni da questa parte della barricata, non ti riconfermare nella commissione, no? Lascia spazio a chi avrebbe voluto entrarvici ed era già in piedi per essere votato e tentarci al posto tuo!!! Nessuno in collegio ha più intenzione di dire nulla e sai perché, ci sentiamo presi in giro da persone che si fanno eleggere illudendoci della loro integrità e poi si fanno assorbire dal sistema (e la rielezione-automatica ce li affibbia tutti gli anni sino alla pensione), devo dirlo il più coerente è Mazzeo, ciò che vedi è, nessuna sorpresa. Perdona ancora il mio modo.

Unknown ha detto...

Come puoi leggere, però, qui non si censura nulla. Peccato che siamo in pochi a leggere queste pagine.
Io non conosco te (nonostante fossi vestita in bianco e nero al Collegio), tu credi di conoscere me (o, almeno, "quelli come me"). Lo vedremo. Fatto sta "parlare" di politica non se ne viene a capo. Io sto già lavorando per adeguare quella tabella di valutazione a regole certe ex-ante. Cioè, regole certe da adottare prima di vedere il costo delle proposte. E ad un modello univoco che comprenda anche delle istruzioni utili a tutti (quando sono entrato al Salvemini la compilazione dei progetti era ancora, nel 2005, dovuta ad un incrocio tra la cabala e la pratica miracolistica). Ma non basta, lo so. Bisogna adeguare tali regole ad una best practice che consenta di far rientrare verso principi di normalità quella che è stata sinora l'eccezionalità del Salvemini. E questo non si fa con la rivoluzione.
Certo, col senno di poi le cose cambieranno. Ricorderai la "maniera" in cui i progetti venivano valutati prima dello scorso anno, no? E com'è che in tutti questi anni di gestione del POF nessuno è riuscito ad alzare un dito sulle irregolarità? Io non c'ero, ad esempio, ma tu sì. Cosa ci voleva a suggerire una commissione proprio sul POF? Due anni fa mi sono messo, tutto da solo e fuori tempo massimo, ad esaminare, progetto per progetto, la regolarità delle proposte in funzione dell'esito delle scelte effettuate dallo "staff" di vicepresidenza. Qualcuno lo aveva mai fatto prima, o l'andazzo era che le cose dovevano essere accettate tout court? Ne riparleremo a proposte evase...