16/09/09

>COSA LORO<

Continuo a sorprendermi, innocentemente, come se fosse sempre la prima volta. La scuola rispecchia la società, e la società non è uguale per tutti; oppure, non tutti hanno del mondo una visione sociale, comunitaria, per cui alcune cose "problematiche" appartengono a tutti mentre altre "vantaggiose" appartengono a pochi: loro. Io penso la scuola come un corpo comunitario, un corpo sociale, in cui ogni particella compone il disegno di un'immagine che la scuola dà di sé. Il mio è un lavoro non una missione, ma per fare in modo che il mio lavoro serva a qualcosa deve essere incastrato al lavoro di un altro che, so, produce cose anche per me.

Il tempo in cui questo lavoro viene prodotto va spesso a coincidere col tempo che la scuola concede, o col tempo che la scuola destina ad altro da quello che è il semplice lavoro "da contratto". Ognuno, poi, si porta appresso le esperienze, le relazioni, le specificità, le competenze (anche non strettamente disciplinari) che può, o meno, utilizzare a vantaggio della formazione di una o più generazioni di allievi. Quando questa cosa avviene ne ha beneficio la scuola tutta, in ogni sua componente. Non si nega la paternità, o la maternità, all'idea mentre si mette a sistema il modello, o il criterio, per cui è possibile che una cosa avvenga e si reiteri in maniera "sociale".

Nonostante le scoppole che continuo a prendermi, continuo a credere che questo debba essere il modello di riferimento, ingenuamente. Oggi ho avuto la dimostrazione che non sempre è vero e che ci sono quelli che, imparando dalla propria terra e dalla propria storia atavica, applicano il modello autoctono (cosa loro) al modello virtualmente sociale. Certo, è vero, pongono la cosa in maniera trasversale ed elegantemente, e con proprietà di linguaggio, esibiscono la loro trasversalità tra scuola e società facendosi carico di relazioni valoriali inaccessibili ad altri mettendo (coscientemente) a repentaglio qualunque ragionamento sulla legalità e l'educazione dei ragazzi. Dopotutto è un modo d'essere, come lo si può cambiare?

Nessun commento: