[Per non sapere né leggere né scrivere] "L'espressione vuol dire chiaramente: per essere sicuri, per aver tutto in regola, per non rimanere fuori"
30/11/09
28/11/09
SULLA CREATIVITA'
Riporto dal sito Education 2.0
Cos’è la creatività?
di Carlo Nati e Linda Giannini
La creatività è una attività del pensiero finalizzata a liberare la mente da una matrice cognitiva obsoleta divenuta consuetudine, ripetizione, che tende a deprimere la vitalità biologica del cervello.
Linda Giannini e Carlo Nati intervistano Paolo Manzelli, Docente di Chimica Fisica all'Università di Firenze e Direttore del Laboratorio di Ricerca Educativa EGO-CreaNet.
D: Cosa è la creatività?
R: La creatività è una attività del pensiero finalizzata a liberare la mente da una matrice cognitiva obsoleta divenuta consuetudine, ripetizione, che tende a deprimere la vitalità biologica del cervello.
D: Si nasce creativi?
R: La creatività non è una dote innata, ma è un’abilità mentale che si associa all'intuito ed alla curiosità e un atteggiamento finalizzato al raggiungimento di una finalità o di uno scopo lungimirante; pertanto la creatività va esercitata in attenta associazione con la volontà, la motivazione e la perseveranza.
D: Si può diventare creativi?
R: La creatività non può essere insegnata perché non ha una metodologia definibile, ciò in quanto viene a dipendere dalla lettura personalizzata di fattori epigenetici che vanno ad agire sulla riproduzione dei Mitocondri Cerebrali.
In particolare la creatività si associa allo sviluppo dei mitocondri, organelli che si moltiplicano nelle cellule ed in particolar modo nei neuroni, sulla base del DNA Mitocontriale (mt DNA), quest’ultimo agisce sostanzialmente in modo indipendentemente dal DNA Nucleare (nDNA)
D: Cosa inibisce la creatività?
R: L’insegnamento ripetitivo e la rigida suddivisione della conoscenza in categorie disciplinari. Quando si limitano la capacita di intuizione e la curiosità, si produce una inibizione dello sviluppo naturale di una creatività cosciente.
D: Quando eri bambino, a quali giochi ti piaceva giocare?
R: Certamente mi piaceva giocare: infatti il Gioco e anche lo Sport, in particolare se di gruppo, favoriscono lo sviluppo della creatività e dell’inventiva. Sono nato nel 1937 e in età di gioco c’era la guerra, pertanto c’era poco da scegliere: il gioco era un allenamento: si scappava, ci si arrampicava sugli alberi, ci si nascondeva… qualche volta si giocava con una palla fatta di cenci legati a fare una sfera.
D: E ora, giochi ancora?
R: A 73 anni gioco con le nipotine molto volentieri.
D: Quali giochi ti piace fare con le tue nipotine? Condividete giochi tecnologici?
R: Con le nipotine molto spesso giochiamo a simulare il teatro, in una stanza buia con gli effetti della luce e le ombre. Altre volte giochiamo con il computer.
D: Il gioco fa parte della creatività? in quale misura?
R: Il gioco preforma alla creatività nelle vita; il suo limite risiede nel fatto che la vita non è solo gioco, ma rappresenta un impegno molto più serio e impegnativo. Infatti così come l’attività sportiva ad alto livello richiede una preparazione cognitiva e un impegno molto serio e perseverante, così la creatività non può limitarsi alla fase intuitiva e di curiosità, ma richiede un forte impegno cosciente e determinato.
D: Se dovessi inventare un gioco, quale sarebbe?
R: Spesso inventiamo a turno, novelle basate sulla pura fantasia, quelle dette da me hanno sempre, tra le righe, uno sfondo scientifico e tecnologico.
Cos’è la creatività?
di Carlo Nati e Linda Giannini
La creatività è una attività del pensiero finalizzata a liberare la mente da una matrice cognitiva obsoleta divenuta consuetudine, ripetizione, che tende a deprimere la vitalità biologica del cervello.
Linda Giannini e Carlo Nati intervistano Paolo Manzelli, Docente di Chimica Fisica all'Università di Firenze e Direttore del Laboratorio di Ricerca Educativa EGO-CreaNet.
D: Cosa è la creatività?
R: La creatività è una attività del pensiero finalizzata a liberare la mente da una matrice cognitiva obsoleta divenuta consuetudine, ripetizione, che tende a deprimere la vitalità biologica del cervello.
D: Si nasce creativi?
R: La creatività non è una dote innata, ma è un’abilità mentale che si associa all'intuito ed alla curiosità e un atteggiamento finalizzato al raggiungimento di una finalità o di uno scopo lungimirante; pertanto la creatività va esercitata in attenta associazione con la volontà, la motivazione e la perseveranza.
D: Si può diventare creativi?
R: La creatività non può essere insegnata perché non ha una metodologia definibile, ciò in quanto viene a dipendere dalla lettura personalizzata di fattori epigenetici che vanno ad agire sulla riproduzione dei Mitocondri Cerebrali.
In particolare la creatività si associa allo sviluppo dei mitocondri, organelli che si moltiplicano nelle cellule ed in particolar modo nei neuroni, sulla base del DNA Mitocontriale (mt DNA), quest’ultimo agisce sostanzialmente in modo indipendentemente dal DNA Nucleare (nDNA)
D: Cosa inibisce la creatività?
R: L’insegnamento ripetitivo e la rigida suddivisione della conoscenza in categorie disciplinari. Quando si limitano la capacita di intuizione e la curiosità, si produce una inibizione dello sviluppo naturale di una creatività cosciente.
D: Quando eri bambino, a quali giochi ti piaceva giocare?
R: Certamente mi piaceva giocare: infatti il Gioco e anche lo Sport, in particolare se di gruppo, favoriscono lo sviluppo della creatività e dell’inventiva. Sono nato nel 1937 e in età di gioco c’era la guerra, pertanto c’era poco da scegliere: il gioco era un allenamento: si scappava, ci si arrampicava sugli alberi, ci si nascondeva… qualche volta si giocava con una palla fatta di cenci legati a fare una sfera.
D: E ora, giochi ancora?
R: A 73 anni gioco con le nipotine molto volentieri.
D: Quali giochi ti piace fare con le tue nipotine? Condividete giochi tecnologici?
R: Con le nipotine molto spesso giochiamo a simulare il teatro, in una stanza buia con gli effetti della luce e le ombre. Altre volte giochiamo con il computer.
D: Il gioco fa parte della creatività? in quale misura?
R: Il gioco preforma alla creatività nelle vita; il suo limite risiede nel fatto che la vita non è solo gioco, ma rappresenta un impegno molto più serio e impegnativo. Infatti così come l’attività sportiva ad alto livello richiede una preparazione cognitiva e un impegno molto serio e perseverante, così la creatività non può limitarsi alla fase intuitiva e di curiosità, ma richiede un forte impegno cosciente e determinato.
D: Se dovessi inventare un gioco, quale sarebbe?
R: Spesso inventiamo a turno, novelle basate sulla pura fantasia, quelle dette da me hanno sempre, tra le righe, uno sfondo scientifico e tecnologico.
17/11/09
27 MARZO 1993
Ringrazio Mila della sponda, che rilancio anche attraverso il mio blog. L'articolo da lei ritrovato ricuce dati che altri avevano smarrito o volutamente dimenticato. Le nostre scuole sono prodighe di progetti pof, por e pon, sulla legalità, addio pizzo, contro le mafie e altre leccornie perniciose ma succulente tese ad oscurare quello che il buon senso tende a non far emergere: gli edifici scolastici appartengono alle mafie.
Lucio Luca
IN AFFITTO DAI CLAN LE SCUOLE DI PALERMO
Repubblica — 27 marzo 1993
"Sulle scuole pubbliche di Palermo c'è la lunga mano di Cosa Nostra. E il mercato miliardario degli affitti è monopolio di alcune società immobiliari che rappresentano anche interessi mafiosi. Due di esse possono contare, da sole, su 23 delle scuole date in affitto dal Comune". Una denuncia forte quella del deputato del Pds Pietro Folena che ieri ha introdotto la lunga audizione davanti alla commissione parlamentare Antimafia del presidente della Regione Siciliana Giuseppe Campione, del sindaco dimissionario di Palermo Manlio Orobello e del presidente della Provincia Francesco Caldaronello. Più di cinque ore di lavoro per discutere della situazione edilizia scolastica palermitana. "Nessun appalto sfugge alle irregolarità - dice Pietro Folena, per anni segretario del Pds siciliano -. Il Comune di Palermo, ad esempio, spende 16 miliardi all'anno per affittare decine di scuole pubbliche della città. E il cinquanta per cento dei costosissimi edifici non ha i requisiti igienici e di stabilità richiesti dalla legge". Ma il dato più sconcertante, secondo Folena, è legato ai rapporti che il Comune ha instaurato da decenni con società immobiliari in odor di mafia. "Già nel 1972 la commissione parlamentare aveva lanciato un grido d'allarme. La relazione Cattani aveva denunciato che la maggior parte dei proprietari degli edifici scolastici pubblici era legata a uomini di Cosa Nostra. E' il caso, per esempio, dei titolari delle immobiliari Strasburgo e Leonardo da Vinci: si tratta - continua Folena - dei fratelli Vincenzo e Giacomo Piazza, indiziati mafiosi, imprenditori edili legati ai boss Pietro Torretta e Salvatore Bonura. Eppure, malgrado le considerazioni della relazione Cattani, le immobiliari dei fratelli Piazza continuano a controllare il mercato degli affitti". Ma esistono altri casi clamorosi: la Cavina dei fratelli D'Arpa, la Cositur dei Salvo di Salemi e del costruttore Francesco Vassallo, che già nel '72 veniva definito "compromesso con la mafia". Società che intascano ogni anno diversi miliardi dal Comune di Palermo per l'affitto di edifici assolutamente inadeguati per accogliere migliaia di studenti. "Nel corso degli anni - aggiunge Folena - si è sviluppato un meccanismo inquietante di morosità da parte del Comune: l'amministrazione pubblica ha consentito, ma forse sarebbe meglio dire ha favorito, che il proprietario aumentasse i canoni. Il tutto per fare affluire un fiume di denaro nelle casse di imprenditori molto chiacchierati". Secondo Folena, dunque, esisterebbe "una cupola, una centrale unica collegata a Cosa Nostra, che controlla le scuole di Palermo e della provincia". E il deputato del Pds fa alcuni clamorosi esempi: quello dell'Istituto d'Arte di Bagheria, proprietari i fratelli Sciortino, indiziati mafiosi con precedenti per truffa alla Cee. Il Comune ha pagato ben 4 miliardi e mezzo per l'acquisto di locali fatiscenti. E poi il caso dell'Iti Volta di Palermo, la scuola più grande della Sicilia con oltre 2800 studenti e 300 professori: l'immobile è di proprietà dei fratelli Teresi, anch'essi molto chiacchierati, ai quali viene pagato un canone annuo d'affitto di ben 3 miliardi e mezzo.
Pietro Folena ricorda che la legge Falcucci dell'88 prevedeva la costruzione di 40 nuove scuole pubbliche. Dopo cinque anni sono cominciati i lavori di solo quattro edifici: "Un modo per evitare la costruzione di nuove scuole - dice Folena - e consentire alle immobiliari di percepire i miliardi elargiti dall'amministrazione pubblica per gli affitti". Folena lancia dunque una proposta: "E' tempo che venga nominata ad hoc un'autorità unica per le scuole che nel giro di sei mesi possa risanare un settore dominato da interessi poco chiari".
Lucio Luca
IN AFFITTO DAI CLAN LE SCUOLE DI PALERMO
Repubblica — 27 marzo 1993
"Sulle scuole pubbliche di Palermo c'è la lunga mano di Cosa Nostra. E il mercato miliardario degli affitti è monopolio di alcune società immobiliari che rappresentano anche interessi mafiosi. Due di esse possono contare, da sole, su 23 delle scuole date in affitto dal Comune". Una denuncia forte quella del deputato del Pds Pietro Folena che ieri ha introdotto la lunga audizione davanti alla commissione parlamentare Antimafia del presidente della Regione Siciliana Giuseppe Campione, del sindaco dimissionario di Palermo Manlio Orobello e del presidente della Provincia Francesco Caldaronello. Più di cinque ore di lavoro per discutere della situazione edilizia scolastica palermitana. "Nessun appalto sfugge alle irregolarità - dice Pietro Folena, per anni segretario del Pds siciliano -. Il Comune di Palermo, ad esempio, spende 16 miliardi all'anno per affittare decine di scuole pubbliche della città. E il cinquanta per cento dei costosissimi edifici non ha i requisiti igienici e di stabilità richiesti dalla legge". Ma il dato più sconcertante, secondo Folena, è legato ai rapporti che il Comune ha instaurato da decenni con società immobiliari in odor di mafia. "Già nel 1972 la commissione parlamentare aveva lanciato un grido d'allarme. La relazione Cattani aveva denunciato che la maggior parte dei proprietari degli edifici scolastici pubblici era legata a uomini di Cosa Nostra. E' il caso, per esempio, dei titolari delle immobiliari Strasburgo e Leonardo da Vinci: si tratta - continua Folena - dei fratelli Vincenzo e Giacomo Piazza, indiziati mafiosi, imprenditori edili legati ai boss Pietro Torretta e Salvatore Bonura. Eppure, malgrado le considerazioni della relazione Cattani, le immobiliari dei fratelli Piazza continuano a controllare il mercato degli affitti". Ma esistono altri casi clamorosi: la Cavina dei fratelli D'Arpa, la Cositur dei Salvo di Salemi e del costruttore Francesco Vassallo, che già nel '72 veniva definito "compromesso con la mafia". Società che intascano ogni anno diversi miliardi dal Comune di Palermo per l'affitto di edifici assolutamente inadeguati per accogliere migliaia di studenti. "Nel corso degli anni - aggiunge Folena - si è sviluppato un meccanismo inquietante di morosità da parte del Comune: l'amministrazione pubblica ha consentito, ma forse sarebbe meglio dire ha favorito, che il proprietario aumentasse i canoni. Il tutto per fare affluire un fiume di denaro nelle casse di imprenditori molto chiacchierati". Secondo Folena, dunque, esisterebbe "una cupola, una centrale unica collegata a Cosa Nostra, che controlla le scuole di Palermo e della provincia". E il deputato del Pds fa alcuni clamorosi esempi: quello dell'Istituto d'Arte di Bagheria, proprietari i fratelli Sciortino, indiziati mafiosi con precedenti per truffa alla Cee. Il Comune ha pagato ben 4 miliardi e mezzo per l'acquisto di locali fatiscenti. E poi il caso dell'Iti Volta di Palermo, la scuola più grande della Sicilia con oltre 2800 studenti e 300 professori: l'immobile è di proprietà dei fratelli Teresi, anch'essi molto chiacchierati, ai quali viene pagato un canone annuo d'affitto di ben 3 miliardi e mezzo.
Pietro Folena ricorda che la legge Falcucci dell'88 prevedeva la costruzione di 40 nuove scuole pubbliche. Dopo cinque anni sono cominciati i lavori di solo quattro edifici: "Un modo per evitare la costruzione di nuove scuole - dice Folena - e consentire alle immobiliari di percepire i miliardi elargiti dall'amministrazione pubblica per gli affitti". Folena lancia dunque una proposta: "E' tempo che venga nominata ad hoc un'autorità unica per le scuole che nel giro di sei mesi possa risanare un settore dominato da interessi poco chiari".
16/11/09
NELLE MANI DI CHI?
Trasmissione televisiva Report, 15/11/2009, riporto un passaggio che ho trovato particolarmente interessante.
"Paolo Mondani (giornalista Report):
Alla fine degli anni ’90, i beni di Francesco Zummo e del figlio Ignazio subirono un sequestro preventivo e un altro per misure di prevenzione che continua ancora oggi. Dopo la condanna con Vito Ciancimino, gli Zummo hanno subito un altro processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Condannati in primo grado, assolti in appello, stanno attendendo la pronuncia della Cassazione. Elio Collovà è l’amministratore che il Tribunale di Palermo ha messo a gestire tutti i beni degli Zummo sequestrati.
Elio Collovà
Ci sono delle scuole che sono in locazione al Comune di Palermo e alla Provincia di Palermo, c’è un immobile in Via dell’Olimpo a Mondello, c’è un complesso edilizio di grandi dimensioni ed un altro sempre sul Viale Regione Siciliana che è in locazione alla Tim. Un edificio di grandi dimensioni e di grande valore che si chiama Mulini Virga perché era la sede di un vecchio pastificio, per altro molto rinomato nella città di Palermo."
La situazione è proprio questa. Molte scuole palermitane, aperte, in funzione, con centinaia di ragazzi dentro, di tutte le età, ma in uno stato a dir poco delirante, appartengono alla famiglia Zummo a cui Comune e Provincia pagano regolarmente l'affitto che temporaneamente va sui libri amministrativi del dott. Collovà. Sono scuole in cui è difficile che vi siano lavori di ristrutturazione e per le quali uffici, e dirigenti, pubblici sono restii ad intervenire per sanare lo stato di degrado e di insicurezza in cui si trovano. Il che, tradotto terra terra, significa: chi se ne frega della normativa vigente (antisismica e antincendio), se volete la scuola ci dovete stare e accettarla così com'è.
Qualche dettaglio? Io non dirò certamente che in queste scuole ci sono parti in cui sono presenti cospicue superfici d'amianto, come non dirò che le uscite e le scale di sicurezza sono chimere irraggiungibili. Non dirò che le richieste di presidi e dirigenti per la riqualificazione degli istituti sono allineate e accumulate sugli scaffali degli uffici competenti al Comune di Palermo e presso gli uffici analoghi della Provincia Regionale. Non dirò nemmeno che chi sapeva qual'era lo stato delle cose negli anni passati si è ben guardato dal proferir parola, alla faccia della sicurezza e dell'igiene. Certo, poi passano le circolari sull'influenza A e si fanno (ma quando?) le esercitazioni di evacuazione dagli edifici: ma quello serve alle operazioni di facciata.
Nel frattempo la famiglia Zummo riceve le prebende pubbliche dagli organi competenti...
"Paolo Mondani (giornalista Report):
Alla fine degli anni ’90, i beni di Francesco Zummo e del figlio Ignazio subirono un sequestro preventivo e un altro per misure di prevenzione che continua ancora oggi. Dopo la condanna con Vito Ciancimino, gli Zummo hanno subito un altro processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Condannati in primo grado, assolti in appello, stanno attendendo la pronuncia della Cassazione. Elio Collovà è l’amministratore che il Tribunale di Palermo ha messo a gestire tutti i beni degli Zummo sequestrati.
Elio Collovà
Ci sono delle scuole che sono in locazione al Comune di Palermo e alla Provincia di Palermo, c’è un immobile in Via dell’Olimpo a Mondello, c’è un complesso edilizio di grandi dimensioni ed un altro sempre sul Viale Regione Siciliana che è in locazione alla Tim. Un edificio di grandi dimensioni e di grande valore che si chiama Mulini Virga perché era la sede di un vecchio pastificio, per altro molto rinomato nella città di Palermo."
La situazione è proprio questa. Molte scuole palermitane, aperte, in funzione, con centinaia di ragazzi dentro, di tutte le età, ma in uno stato a dir poco delirante, appartengono alla famiglia Zummo a cui Comune e Provincia pagano regolarmente l'affitto che temporaneamente va sui libri amministrativi del dott. Collovà. Sono scuole in cui è difficile che vi siano lavori di ristrutturazione e per le quali uffici, e dirigenti, pubblici sono restii ad intervenire per sanare lo stato di degrado e di insicurezza in cui si trovano. Il che, tradotto terra terra, significa: chi se ne frega della normativa vigente (antisismica e antincendio), se volete la scuola ci dovete stare e accettarla così com'è.
Qualche dettaglio? Io non dirò certamente che in queste scuole ci sono parti in cui sono presenti cospicue superfici d'amianto, come non dirò che le uscite e le scale di sicurezza sono chimere irraggiungibili. Non dirò che le richieste di presidi e dirigenti per la riqualificazione degli istituti sono allineate e accumulate sugli scaffali degli uffici competenti al Comune di Palermo e presso gli uffici analoghi della Provincia Regionale. Non dirò nemmeno che chi sapeva qual'era lo stato delle cose negli anni passati si è ben guardato dal proferir parola, alla faccia della sicurezza e dell'igiene. Certo, poi passano le circolari sull'influenza A e si fanno (ma quando?) le esercitazioni di evacuazione dagli edifici: ma quello serve alle operazioni di facciata.
Nel frattempo la famiglia Zummo riceve le prebende pubbliche dagli organi competenti...
11/11/09
CE NE LAVIAMO LE MANI?
Per fare prevenzione sul virus N1H1vA (influenza suina) e altri virus, batteri e parassiti (pediculosi), non è sufficiente lavarsi le mani spesso ma, visto che la propagazione è di tipo aerea (respiro e starnuti), è importante avere, nelle aule, la cubatura di aria e la distanza sufficiente per evitare il contagio. Sia il DM Istruzione iniziale (331/98) e quello (141/99) di formazione delle classi, sia l'ultima circolare del Ministero PI nr.63 del 6/7/09 e il DPR nr.81 del 20/3/09 art.3 (Rete scolastica), sulla formazione delle classi, sono molto chiare! Bisogna tenere conto della grandezza effettiva delle singole aule ove collocare un adeguato numero di allievi secondo gli indici previsti.
Da questo emerge chiaramente chi è inadempiente, per la prevenzione di cui sopra? Il dirigente scolastico (che nella formazione delle classi non tiene conto dell'indice di massimo affollamento previsto, ovvero 1,80 mq netti per alunno per scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di 1° grado e 1,96 mq netti per alunno per le scuole secondarie di 2°grado) o il suo superiore che dirige l'Ufficio Scolastico Provinciale? Ma, se il dirigente dell'USP (o del CSA), o chi per lui, organizza le classi in funzione di aule sottodimensionate, è bene che lo si faccia notare e in questo gli alunni (nelle loro forme di rappresentanza), i docenti (in quanto lavoratori), i genitori direttamente interessati, sono soggetti attivi ai quali deve far scaturire allarme o, perlomeno, disagio civico sapere che nella scuola italiana, o in specifici istituti, non vengano rispettate le leggi, le indicazioni tecniche, le normative vigenti.
Io suggerisco di approfondire la questione ai links A e B e, per chi vuol passarsi il tempo, di compilare il seguente form. Volete vedere che passeranno quintali di sapone prima del suono della campana?
Da questo emerge chiaramente chi è inadempiente, per la prevenzione di cui sopra? Il dirigente scolastico (che nella formazione delle classi non tiene conto dell'indice di massimo affollamento previsto, ovvero 1,80 mq netti per alunno per scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di 1° grado e 1,96 mq netti per alunno per le scuole secondarie di 2°grado) o il suo superiore che dirige l'Ufficio Scolastico Provinciale? Ma, se il dirigente dell'USP (o del CSA), o chi per lui, organizza le classi in funzione di aule sottodimensionate, è bene che lo si faccia notare e in questo gli alunni (nelle loro forme di rappresentanza), i docenti (in quanto lavoratori), i genitori direttamente interessati, sono soggetti attivi ai quali deve far scaturire allarme o, perlomeno, disagio civico sapere che nella scuola italiana, o in specifici istituti, non vengano rispettate le leggi, le indicazioni tecniche, le normative vigenti.
Io suggerisco di approfondire la questione ai links A e B e, per chi vuol passarsi il tempo, di compilare il seguente form. Volete vedere che passeranno quintali di sapone prima del suono della campana?
06/11/09
COME SI VESSA UN PRECARIO
Forse la cosa non sarà comprensibile a tutti, ma tutti avranno il buon senso di fare attenzione a quello che qui riporto testualmente da una email che ho ricevuto. L'ennesimo caso di vessazione dei precari in una situazione complessiva di per sé esplosiva: un vero far west degli albori, banditi al posto degli sceriffi e regole che cambiano in corso d'opera, mentre si cerca di sostenere civilmente disagi e asperità.
"Oggi al Provveditorato di Palermo (USP per gli addetti ai lavori), sono state fatte delle grandi porcherie, in una sua nota Maria Pia accenna a qualcuna di esse. Ma le peggiori, come sempre, le hanno fatte nell'area Ad03 (tecnica) di sostegno.
In calendario nessuna cattedra, in realtà ne nascondevano una a San Giuseppe Iato che l'USP voleva che venisse trasformata in AD02 (umanistica)(questo a riprova che la divisione in AREE è inutile e si presta a strumentalizzazioni da parte di chi vuole decidere delle vite dei docenti dando a qualcuno e togliendo a qualche altro senza santi in paradiso, o che ai santi non vuole ricorrere per rigore morale) dove già c'erano previste in assegnazione 6 cattedre, che così sarebbero diventate ben 7, pena la non assegnazione (com'è avvenuto).
Nonostante ci fosse un fax del Preside che richiedeva questa Area di sostegno AD03 non l'hanno voluta dare a Daniela Monteleone con 124 punti, la prima tra gli aventi diritto. In psicomotoria hanno assegnato oggi l'ultima cattedra ad un docente con soli 55 punti in graduatoria, che è andato via tutto gongolante e sorridente.
Padalino & Co. prima hanno detto che non c'era nessuna cattedra di area tecnica, poi una volta che Daniela ha fatto presente che era a conoscenza di un fax del Preside della scuola che aveva richiesto tale cattedra, e che aveva visto con i suoi occhi, hanno detto che non c'era nessun fax e poi ancora, una volta sgamati perché il fax c'era, hanno accampato altre scuse: che siccome una docente alle precedenti convocazioni aveva preso uno spezzone di 9 ore aveva diritto al completamento ed essendo assente non potevano dare la cattedra alla Monteleone, ma sarebbero stati costretti a fare un'altra convocazione a novembre per coinvolgere quella docente dello spezzone. Nonostante fosse stato detto che la persona in questione, una certa Serio, non potesse completare perché il suo posto a MARINEO era distante oltre 40 Km. da SAN GIUSEPPE IATO non hanno voluto dare la cattedra a Daniela.
Risultato: la cattedra c'è, ma non l'hanno assegnata e hanno detto che la daranno alla prossima convocazione. DANIELA è distrutta, per questo sto scrivendo io per lei, deve pagare due mesi di affitto arretrato (è stata lei che mi ha chiesto ed autorizzato a scriverlo) ma nonostante la cattedra le spettasse se la sono tenuta ben stretta e chissà che non sparisca tra le pieghe degli imbrogli, come spesso accade nella nostra sporca Italia, e ancor di più in Sicilia."
Lascio i commenti ai lettori...
"Oggi al Provveditorato di Palermo (USP per gli addetti ai lavori), sono state fatte delle grandi porcherie, in una sua nota Maria Pia accenna a qualcuna di esse. Ma le peggiori, come sempre, le hanno fatte nell'area Ad03 (tecnica) di sostegno.
In calendario nessuna cattedra, in realtà ne nascondevano una a San Giuseppe Iato che l'USP voleva che venisse trasformata in AD02 (umanistica)(questo a riprova che la divisione in AREE è inutile e si presta a strumentalizzazioni da parte di chi vuole decidere delle vite dei docenti dando a qualcuno e togliendo a qualche altro senza santi in paradiso, o che ai santi non vuole ricorrere per rigore morale) dove già c'erano previste in assegnazione 6 cattedre, che così sarebbero diventate ben 7, pena la non assegnazione (com'è avvenuto).
Nonostante ci fosse un fax del Preside che richiedeva questa Area di sostegno AD03 non l'hanno voluta dare a Daniela Monteleone con 124 punti, la prima tra gli aventi diritto. In psicomotoria hanno assegnato oggi l'ultima cattedra ad un docente con soli 55 punti in graduatoria, che è andato via tutto gongolante e sorridente.
Padalino & Co. prima hanno detto che non c'era nessuna cattedra di area tecnica, poi una volta che Daniela ha fatto presente che era a conoscenza di un fax del Preside della scuola che aveva richiesto tale cattedra, e che aveva visto con i suoi occhi, hanno detto che non c'era nessun fax e poi ancora, una volta sgamati perché il fax c'era, hanno accampato altre scuse: che siccome una docente alle precedenti convocazioni aveva preso uno spezzone di 9 ore aveva diritto al completamento ed essendo assente non potevano dare la cattedra alla Monteleone, ma sarebbero stati costretti a fare un'altra convocazione a novembre per coinvolgere quella docente dello spezzone. Nonostante fosse stato detto che la persona in questione, una certa Serio, non potesse completare perché il suo posto a MARINEO era distante oltre 40 Km. da SAN GIUSEPPE IATO non hanno voluto dare la cattedra a Daniela.
Risultato: la cattedra c'è, ma non l'hanno assegnata e hanno detto che la daranno alla prossima convocazione. DANIELA è distrutta, per questo sto scrivendo io per lei, deve pagare due mesi di affitto arretrato (è stata lei che mi ha chiesto ed autorizzato a scriverlo) ma nonostante la cattedra le spettasse se la sono tenuta ben stretta e chissà che non sparisca tra le pieghe degli imbrogli, come spesso accade nella nostra sporca Italia, e ancor di più in Sicilia."
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04/11/09
OGNUNO HA LA SUA CROCE
Notizia dell'ultim'ora: "La presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche è una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni. E' quanto ha stabilito oggi la Corte europea dei diritti dell'uomo su istanza presentata da una cittadina italiana. Ma il governo italiano ha presentato ricorso e, in caso di accoglimento, il caso verrà ridiscusso nella Grande Camera. Altrimenti la sentenza diventerà definitiva fra tre mesi. Durissime le prime reazioni, soprattutto nel centrodestra tra i cattolici. La Cei e il Vaticano attaccano. Prudente Bersani.
Risarcimento per la donna che ha denunciato. Il caso era stato sollevato da Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia e socia dell'Uaar (Unione atei e agnostici razionalisti). L'Unione precisa di aver promosso, sostenuto, curato tecnicamente l'iter giuridico, che era già passato da Tar del Veneto, Corte Costituzionale e Consiglio di Stato. Soile Lautsi, infatti, nel 2002 aveva chiesto all'istituto statale Vittorino da Feltre di Abano Terme, in provincia di Padova, frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocifissi dalle aule. A nulla erano valsi i suoi ricorsi davanti ai tribunali in Italia. Ora i giudici di Strasburgo le hanno dato ragione, stabilendo inoltre che il governo italiano debba pagare alla donna un risarcimento di cinquemila euro per danni morali. La sentenza è la prima in assoluto in materia di esposizione dei simboli religiosi nelle aule scolastiche.
La decisione della Corte europea. I sette componenti della Corte europea hanno sentenziato che la presenza dei crocifissi nelle aule può facilmente essere interpretata dai ragazzi di ogni età come un evidente segno religioso e, dunque, potrebbe condizionarli. E se questo condizionamento può essere di incoraggiamento per i bambini già cattolici, può invece disturbare quelli di altre religioni o gli atei.
Le reazioni della maggioranza. In attesa che vengano depositate le motivazioni della sentenza, il governo italiano ha già presentato ricorso. Per il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, la presenza del crocifisso in classe non significa adesione al cattolicesimo, ma è un simbolo della nostra tradizione. Sulla stessa linea il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli e quello della Giustizia Angelino Alfano. E' critico il presidente della Camera Gianfranco Fini: Mi auguro che la sentenza non venga salutata come giusta affermazione della laicità delle istituzioni, che è valore ben diverso dalla negazione, propria del laicismo più deteriore, del ruolo del Cristianesimo nella società e nella identità italiana.
L'opposizione. E' cauto il neosegretario del Pd Pier Luigi Bersani: Un'antica tradizione come il crocifisso non può essere offensiva per nessuno. Penso che su questioni delicate come questa, qualche volta il buonsenso finisce di essere vittima del diritto. E l'esponente Udc Rocco Buttiglione parla di decisione aberrante.
Il mondo cattolico. Netta anche la reazione della Cei, che in una nota parla di sopravvento di una visione parziale e ideologica. Per l'Osservatore Romano tra tutti i simboli quotidianamente percepiti dai giovani la sentenza colpisce quello che più rappresenta una grande tradizione, non solo religiosa, del continente europeo. E in serata, a nome della Santa Sede, parla padre Federico Lombardi, secondo cui la decisione rivela un'ottica miope e sbagliata, accolta in Vaticano con stupore e rammarico. Stupisce che una Corte europea intervenga pesantemente in una materia molto profondamente legata all'identità storica, culturale, spirituale del popolo italiano.
I precedenti in Italia e Spagna. L'ultimo round dell'annosa polemica sui crocifissi a scuola si era chiuso a febbraio, quando una sentenza della Cassazione aveva annullato una condanna per interruzione di pubblico ufficio nei confronti del giudice Luigi Tosti, colpevole di aver rifiutato di celebrare udienze in un'aula dove era affisso un crocifisso. Fino al precedente che fece clamore del presidente dell'Unione musulmani d'Italia Adel Smith, protagonista di un episodio analogo e che ora commenta: Sentenza inevitabile.
La questione non coinvolge solo il nostro Paese. Duri scontri tra Stato e vescovi sono avvenuti anche in Spagna nel novembre dello scorso anno, in seguito a una decisione di un giudice di Valladolid di far rimuovere tutti i simboli cattolici da una scuola."
Risarcimento per la donna che ha denunciato. Il caso era stato sollevato da Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia e socia dell'Uaar (Unione atei e agnostici razionalisti). L'Unione precisa di aver promosso, sostenuto, curato tecnicamente l'iter giuridico, che era già passato da Tar del Veneto, Corte Costituzionale e Consiglio di Stato. Soile Lautsi, infatti, nel 2002 aveva chiesto all'istituto statale Vittorino da Feltre di Abano Terme, in provincia di Padova, frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocifissi dalle aule. A nulla erano valsi i suoi ricorsi davanti ai tribunali in Italia. Ora i giudici di Strasburgo le hanno dato ragione, stabilendo inoltre che il governo italiano debba pagare alla donna un risarcimento di cinquemila euro per danni morali. La sentenza è la prima in assoluto in materia di esposizione dei simboli religiosi nelle aule scolastiche.
La decisione della Corte europea. I sette componenti della Corte europea hanno sentenziato che la presenza dei crocifissi nelle aule può facilmente essere interpretata dai ragazzi di ogni età come un evidente segno religioso e, dunque, potrebbe condizionarli. E se questo condizionamento può essere di incoraggiamento per i bambini già cattolici, può invece disturbare quelli di altre religioni o gli atei.
Le reazioni della maggioranza. In attesa che vengano depositate le motivazioni della sentenza, il governo italiano ha già presentato ricorso. Per il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, la presenza del crocifisso in classe non significa adesione al cattolicesimo, ma è un simbolo della nostra tradizione. Sulla stessa linea il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli e quello della Giustizia Angelino Alfano. E' critico il presidente della Camera Gianfranco Fini: Mi auguro che la sentenza non venga salutata come giusta affermazione della laicità delle istituzioni, che è valore ben diverso dalla negazione, propria del laicismo più deteriore, del ruolo del Cristianesimo nella società e nella identità italiana.
L'opposizione. E' cauto il neosegretario del Pd Pier Luigi Bersani: Un'antica tradizione come il crocifisso non può essere offensiva per nessuno. Penso che su questioni delicate come questa, qualche volta il buonsenso finisce di essere vittima del diritto. E l'esponente Udc Rocco Buttiglione parla di decisione aberrante.
Il mondo cattolico. Netta anche la reazione della Cei, che in una nota parla di sopravvento di una visione parziale e ideologica. Per l'Osservatore Romano tra tutti i simboli quotidianamente percepiti dai giovani la sentenza colpisce quello che più rappresenta una grande tradizione, non solo religiosa, del continente europeo. E in serata, a nome della Santa Sede, parla padre Federico Lombardi, secondo cui la decisione rivela un'ottica miope e sbagliata, accolta in Vaticano con stupore e rammarico. Stupisce che una Corte europea intervenga pesantemente in una materia molto profondamente legata all'identità storica, culturale, spirituale del popolo italiano.
I precedenti in Italia e Spagna. L'ultimo round dell'annosa polemica sui crocifissi a scuola si era chiuso a febbraio, quando una sentenza della Cassazione aveva annullato una condanna per interruzione di pubblico ufficio nei confronti del giudice Luigi Tosti, colpevole di aver rifiutato di celebrare udienze in un'aula dove era affisso un crocifisso. Fino al precedente che fece clamore del presidente dell'Unione musulmani d'Italia Adel Smith, protagonista di un episodio analogo e che ora commenta: Sentenza inevitabile.
La questione non coinvolge solo il nostro Paese. Duri scontri tra Stato e vescovi sono avvenuti anche in Spagna nel novembre dello scorso anno, in seguito a una decisione di un giudice di Valladolid di far rimuovere tutti i simboli cattolici da una scuola."
03/11/09
RILEVAZIONI INTEGRATIVE
Una cosa così subdola e coercitiva non mi era ancora passata davanti. La chiamano "rilevazione integrativa" e riguarda la raccolta di dati "sensibili", alla faccia della privacy (che conta solo quando tocca il portafoglio o le beatitudini della politica) relativi alla scuola, pubblica e privata. Di che si tratta? Vi lascio alle virgolette ministeriali: "Le Rilevazioni/Dati generali (ex Integrative) sono indagini che annualmente vedono tutte le scuole, statali e non statali, impegnate nella raccolta e comunicazione di dati di particolare interesse (alunni diversamente abili, alunni stranieri, dispersione scolastica...) al sistema informativo centrale.
Il patrimonio informativo del sistema, che è costituito da dati di carattere generale sul personale e sugli alunni, viene così integrato con notizie più specifiche: le rilevazioni diventano, quindi, la base informativa essenziale per il monitoraggio del sistema scolastico educativo ed uno dei riferimenti su cui costruire le politiche scolastiche."
Lo capirei se la scuola fosse uguale per tutti (al proposito, ho già scritto un post sull'argomento poco più di un anno fa), ma non è così: la scuola NON è uguale per tutti. Infatti le rilevazioni si occupano solo di dati fluidi, in movimento, instabili mentre ci sono dati relazionali, stabili e immobili che fanno la differenza e hanno a che fare con lo stato dell'edilizia scolastica, soprattutto al sud, con la gestione, e scarsa aderenza, del testo unico 81/08 sulla valutazione dei rischi negli immobili rispetto alla realtà dei fatti. Chi dice a miss Gelmini che la maggior parte dell'edilizia scolastica è a rischio, che Comuni e Province (nella maggior parte dei casi rilevati, non ultima l'inchiesta di Report su Catania) se ne infischiano che le scuole abbiano una lista di problemi mai risolti, che gli Uffici Scolastici fanno orecchie da mercante dinanzi alle legittime richieste di dirigenti e docenti e che, but not least, molti dirigenti coprono queste situazioni mettendoci sopra chili di cotone emostatico fino a quando l'emorragia non sarà davanti agli occhi di tutti?
Dunque, per legge (dinanzi a questa altisonanza consiglierei una genuflessione), bisogna tener conto delle rilevazioni integrative e contare i peli del culo di ogni assenza, retribuzione e dispersione. E allora, per scelta (non sia mai che qualcuno la faccia davvero!), mi piacerebbe introdurre un quadernetto di appunti e fotografie che tenga conto dello status quo degli istituti scolastici, in quanto tali: nudi e crudi. Giusto per contare cosa, per legge, corrisponda a quanto previsto dal testo unico citato: quante scale di sicurezza, quante porte antincendio, quale rispetto delle norme igieniche, quale controllo della normativa a tutela dei non fumatori, quali rischi correlati per gli allievi diversamente abili, e la lista potrebbe allungarsi a dismisura. Ma non per spocchia, per incrociare i dati. E verificare se poi il dato relativo alla dispersione scolastica abbia a che vedere, in qualche misura, con lo stato in cui vengono abbandonate le scuole pubbliche dalle strutture pubbliche. Già, perché fare i confronti tra scuole pubbliche e scuole private solo sulla base dei dati richiesti è una presa per i fondelli. Facciamo il paragone mettendo in conto il costo della retta, i servizi espressi, il lavoro prodotto, le strutture presenti, lo stato dell'edilizia, le risorse erogate, la provenienza dell'utenza, e a questo sommiamo le richiestine previste.
Non si possono sommare, lo sappiamo dalle scuole elementari, cavoli e patate. Fanno parte di insiemi diversi, tranne che non si faccia un minestrone. Ma anche lì, i cavoli sono cavoli e le patate rimangono patate, anche se i sapori si sono poco poco mescolati. Faccio l'esempio del ponte sullo Stretto: non lo posso paragonare al ponte che sta in Giappone, per fare il conto dell'evoluzione in termini di lunghezza, perché quello è stato realizzato solo come attraversamento stradale. Se quello che intendono propinarci è stradale e ferroviario, va paragonato con un altro ponte stradale e ferroviario: teoria degli insiemi, semplice. Per cui l'evoluzione non è - in lunghezza, portata, capacità - di 1200 metri in più (che già, in termini ingegneristici, sarebbe un miracolo) ma di 2300 metri in più rispetto all'altro ponte stradale e ferroviario esistente (che, detto in termini "evoluzionistici", è una bufala, con tutto il rispetto del bovino). Sicché, vorrei invitare docenti, studenti e dirigenti, ma anche genitori, giornalisti e cittadini a fare il proprio dovere civico per ottenere maggiori diritti condivisi: una bella rilevazione integrativa dello stato in cui si trovano le scuole, che vada oltre la lista di dati sensibili richiesti. Se proprio bisogna fare un minestrone, è necessario avere tutti gli ingredienti.
Il patrimonio informativo del sistema, che è costituito da dati di carattere generale sul personale e sugli alunni, viene così integrato con notizie più specifiche: le rilevazioni diventano, quindi, la base informativa essenziale per il monitoraggio del sistema scolastico educativo ed uno dei riferimenti su cui costruire le politiche scolastiche."
Lo capirei se la scuola fosse uguale per tutti (al proposito, ho già scritto un post sull'argomento poco più di un anno fa), ma non è così: la scuola NON è uguale per tutti. Infatti le rilevazioni si occupano solo di dati fluidi, in movimento, instabili mentre ci sono dati relazionali, stabili e immobili che fanno la differenza e hanno a che fare con lo stato dell'edilizia scolastica, soprattutto al sud, con la gestione, e scarsa aderenza, del testo unico 81/08 sulla valutazione dei rischi negli immobili rispetto alla realtà dei fatti. Chi dice a miss Gelmini che la maggior parte dell'edilizia scolastica è a rischio, che Comuni e Province (nella maggior parte dei casi rilevati, non ultima l'inchiesta di Report su Catania) se ne infischiano che le scuole abbiano una lista di problemi mai risolti, che gli Uffici Scolastici fanno orecchie da mercante dinanzi alle legittime richieste di dirigenti e docenti e che, but not least, molti dirigenti coprono queste situazioni mettendoci sopra chili di cotone emostatico fino a quando l'emorragia non sarà davanti agli occhi di tutti?
Dunque, per legge (dinanzi a questa altisonanza consiglierei una genuflessione), bisogna tener conto delle rilevazioni integrative e contare i peli del culo di ogni assenza, retribuzione e dispersione. E allora, per scelta (non sia mai che qualcuno la faccia davvero!), mi piacerebbe introdurre un quadernetto di appunti e fotografie che tenga conto dello status quo degli istituti scolastici, in quanto tali: nudi e crudi. Giusto per contare cosa, per legge, corrisponda a quanto previsto dal testo unico citato: quante scale di sicurezza, quante porte antincendio, quale rispetto delle norme igieniche, quale controllo della normativa a tutela dei non fumatori, quali rischi correlati per gli allievi diversamente abili, e la lista potrebbe allungarsi a dismisura. Ma non per spocchia, per incrociare i dati. E verificare se poi il dato relativo alla dispersione scolastica abbia a che vedere, in qualche misura, con lo stato in cui vengono abbandonate le scuole pubbliche dalle strutture pubbliche. Già, perché fare i confronti tra scuole pubbliche e scuole private solo sulla base dei dati richiesti è una presa per i fondelli. Facciamo il paragone mettendo in conto il costo della retta, i servizi espressi, il lavoro prodotto, le strutture presenti, lo stato dell'edilizia, le risorse erogate, la provenienza dell'utenza, e a questo sommiamo le richiestine previste.
Non si possono sommare, lo sappiamo dalle scuole elementari, cavoli e patate. Fanno parte di insiemi diversi, tranne che non si faccia un minestrone. Ma anche lì, i cavoli sono cavoli e le patate rimangono patate, anche se i sapori si sono poco poco mescolati. Faccio l'esempio del ponte sullo Stretto: non lo posso paragonare al ponte che sta in Giappone, per fare il conto dell'evoluzione in termini di lunghezza, perché quello è stato realizzato solo come attraversamento stradale. Se quello che intendono propinarci è stradale e ferroviario, va paragonato con un altro ponte stradale e ferroviario: teoria degli insiemi, semplice. Per cui l'evoluzione non è - in lunghezza, portata, capacità - di 1200 metri in più (che già, in termini ingegneristici, sarebbe un miracolo) ma di 2300 metri in più rispetto all'altro ponte stradale e ferroviario esistente (che, detto in termini "evoluzionistici", è una bufala, con tutto il rispetto del bovino). Sicché, vorrei invitare docenti, studenti e dirigenti, ma anche genitori, giornalisti e cittadini a fare il proprio dovere civico per ottenere maggiori diritti condivisi: una bella rilevazione integrativa dello stato in cui si trovano le scuole, che vada oltre la lista di dati sensibili richiesti. Se proprio bisogna fare un minestrone, è necessario avere tutti gli ingredienti.
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29/10/09
MA CHE GEOGRAFIA...
Penso che sia necessario avere strumenti corretti per vedere come cambia il mondo. Uno di questi è WorldMapper, guardare per capire.
26/10/09
19/10/09
>LA CLASSE E' ACQUA<
Il termine classe deriva dal latino classis, che ha probabilmente origine da un antico verbo che significava chiamare. Classis significava perciò chiamata, appello. Verso la metà del Settecento la parola classe venne impiegata nel linguaggio dell'economia con il valore di gruppo di persone che hanno la stessa situazione di reddito o che esercitano la stessa professione.
Karl Marx riprese l'idea settecentesca di classe come gruppo di individui omogeneo per origini, censo e cultura, ma ne evidenziò il significato economico. Nella teoria marxista - leninista, infatti, il concetto di classe è legato principalmente alla divisione del lavoro sociale in due categorie: la classe capitalista, che possiede i mezzi di produzione e quella proletaria che possiede la forza lavoro. Il corso della storia, secondo il marxismo-leninismo, è prodotto diretto del conflitto di classe destinato a risolversi con la presa del potere da parte del proletariato e la nascita di una società non più divisa.
Ogni stato organizzato, comunque, è governato da una classe dirigente che comprende i politici, ma anche chi detiene il potere reale, cioè industriali, magistrati, professionisti e intellettuali. Oltre che in politica e in sociologia, il termine classe è utilizzato in altri contesti sempre con il senso di gruppo di individui con caratteristiche simili. Nel linguaggio della burocrazia militare, appartengono ad una stessa classe tutti coloro che sono nati nello stesso anno. A questo si riferisce l'espressione classe di ferro. Nel mondo della scuola si indica con la parola classe l'unità organizzativa e didattica minima e, per estensione, sia l'insieme degli alunni che frequentano una classe che il locale dove si svolgono le lezioni.
Oggi mi è capitato, in una classe della scuola dove svolgo le mie mansioni di docente (insegnare no, mi pare esagerato), che una classe esprimesse il proprio conflitto nel seguire le mie lezioni chiedendo a gran voce di evitare che io affrontassi i termini grammatici dell'arte (i fondamentali, per lo sportivo) per vedere, tout court, le cose e seguire sulle pagine del libro le cose che io avrei dovuto spiegare. Con mio grande disappunto ho iniziato a fare l'insegnante perché questa è stata la loro richiesta. Glielo devo, da programma ministeriale, e lo farò. Mi aspettavo una generazione meno disattenta alla riflessione epistemologica, mi trovo davanti una generazione che vuole seguire il programma del corso, del libro e dell'insegnante. Il termine classe, infine, ha anche il senso di distinzione, signorilità, stile: si dice per questo che una persona è di classe o che ha classe (da cui, forse, l'espressione "la classe non è acqua"). Ma la parola può anche rappresentare un giudizio negativo quando indica una casta sociale o un ordine chiuso. Spiegato l'arcano!
Karl Marx riprese l'idea settecentesca di classe come gruppo di individui omogeneo per origini, censo e cultura, ma ne evidenziò il significato economico. Nella teoria marxista - leninista, infatti, il concetto di classe è legato principalmente alla divisione del lavoro sociale in due categorie: la classe capitalista, che possiede i mezzi di produzione e quella proletaria che possiede la forza lavoro. Il corso della storia, secondo il marxismo-leninismo, è prodotto diretto del conflitto di classe destinato a risolversi con la presa del potere da parte del proletariato e la nascita di una società non più divisa.
Ogni stato organizzato, comunque, è governato da una classe dirigente che comprende i politici, ma anche chi detiene il potere reale, cioè industriali, magistrati, professionisti e intellettuali. Oltre che in politica e in sociologia, il termine classe è utilizzato in altri contesti sempre con il senso di gruppo di individui con caratteristiche simili. Nel linguaggio della burocrazia militare, appartengono ad una stessa classe tutti coloro che sono nati nello stesso anno. A questo si riferisce l'espressione classe di ferro. Nel mondo della scuola si indica con la parola classe l'unità organizzativa e didattica minima e, per estensione, sia l'insieme degli alunni che frequentano una classe che il locale dove si svolgono le lezioni.
Oggi mi è capitato, in una classe della scuola dove svolgo le mie mansioni di docente (insegnare no, mi pare esagerato), che una classe esprimesse il proprio conflitto nel seguire le mie lezioni chiedendo a gran voce di evitare che io affrontassi i termini grammatici dell'arte (i fondamentali, per lo sportivo) per vedere, tout court, le cose e seguire sulle pagine del libro le cose che io avrei dovuto spiegare. Con mio grande disappunto ho iniziato a fare l'insegnante perché questa è stata la loro richiesta. Glielo devo, da programma ministeriale, e lo farò. Mi aspettavo una generazione meno disattenta alla riflessione epistemologica, mi trovo davanti una generazione che vuole seguire il programma del corso, del libro e dell'insegnante. Il termine classe, infine, ha anche il senso di distinzione, signorilità, stile: si dice per questo che una persona è di classe o che ha classe (da cui, forse, l'espressione "la classe non è acqua"). Ma la parola può anche rappresentare un giudizio negativo quando indica una casta sociale o un ordine chiuso. Spiegato l'arcano!
08/10/09
SOMEBODY
Qualcuno (Somebody)
Voglio qualcuno con cui condividere
Dividere il resto della mia vita
Dividere i miei pensieri più profondi
Che conosca i miei particolari intimi
Qualcuno che stia al mio fianco
E mi dia coraggio
E in cambio
Otterrà il mio supporto
Mi ascolterà
quando vorrò parlare
del mondo in cui viviamo
e della vita in generale
Come la vedo io forse è sbagliato
I miei pensieri possono essere perfino perversi
lei mi ascolterà
e difficilmente si convertirà
al mio modo di pensare
infatti lei spesso non sarà daccordo
ma alla fine di tutto
lei mi capirà
Voglio qualcuno che si prenda cura
di me appassionatamente
con ogni pensiero e
con ogni respiro
Qualcuno che mi aiuti a vedere le cose
in modo differente
tutte le cose che detesto
quasi mi piaceranno
non voglio sentirmi legato
alle stringhe di qualcuno
sto cercando con attenzione distare alla larga
da questo
ma quando dormo
Vorrei qualcuno
Che mi abbracci
E che mi baci teneramente
Sebbene cose come queste
Mi rendano triste
In un caso come questo
Me la caverò
05/10/09
>LA CROCIATA DEL PROF. M<
Analizziamo la cosa, in astratto. L’istituto X sta all’interno di un edificio che prima ospitava uffici per L’Agenzia delle Entrate (Ministero delle Finanze, suppongo). Tale edificio, e, mi si dice, tutta una serie di edifici di tal fatta affittati a scuole e uffici pubblici, appartiene a un cittadino, e ad una famiglia, che possiede una grossa parte degli edifici della città K realizzati in un periodo di boom delle concessioni edilizie (che altri chiamano abusivismo pre-condono).
Tale cittadino affitta l’edificio, e tutti gli altri edifici, ad un ente pubblico pressocché soverchio (la Provincia Q della Regione Y) pur sapendo, i due contraenti, che esso non possiede nessuno dei requisiti che lo possano definire edificio pubblico, men che meno “scuola”. Questo contratto dovrà pur esistere, ma non viene fuori. La storia è comune a molti plessi. Lasciamo questa situazione qui, e andiamo avanti.
Arriva a dirigere l’Istituto X il professor M che, pur fidandosi delle consegne avute dal suo predecessore, vuol comunque veder chiaro tra le carte e lungo i corridoi dell’Istituto ereditato. Batti e ribatti, scopre la magagna e se ne avvede al punto che non solo manda elegantemente, in cuor suo, a quel paese (non diremo quale) il suo e i suoi predecessori che con grande leggerezza hanno gestito, al di fuori di ogni normativa di sicurezza, la vita in quell’edificio, che tutto potrà essere (seppur fuori norma) ma non scuola, ma fa di più.
Lo dice, chiaramente, e senza poter essere smentito, ad una giornalista. La cosa arriva su internet e, come ci si aspetterebbe, inizia a circolare negli ambienti dirigenziali fino a scatenare un putiferio. E invece no. La cosa arriva su internet. Punto. Finisce là. Ma come? Proprio ora che un dirigente dichiara la sacrosanta verità, bolla di sapone?
Eppure è così. Il dirigente può soltanto correre ai ripari, dopo la sua dichiarazione, e prova ad aggiustare una porta di sicurezza, a mettere a norma un impianto elettrico, richiama docenti e personale a verificare lo status quo delle aule in cui lavorano: soldi però non ce ne stanno, e l’edificio continua a non avere i requisiti. Ma in quella scuola vivono 1500 persone ogni giorno. Ripeto: millecinquecento persone ogni giorno, distribuite su cinque piani.
I piani di sicurezza non sono adeguati, non ci sono scale di sicurezza e, ciliegina sulla torta, anche se ci fossero la popolazione defluente non saprebbe dove allunare, una volta fuori. Il professor M lo sa, lo dice, lo comprende ma non ha soluzioni e dall’inutile Ente non arriva nessuna notizia: né addenda né reprimenda.
Ora capiamo da cosa derivano gli indirizzi strategici di Gelmini: il signor ministro pensa che tutto funzioni a meraviglia dovunque e che, essendo tutto così perfetto, vadano apportati correttivi strutturali che non consentano iniquità di trattamento tra differenti istituti e/o scuole.
Io non posso che plaudire, invece, alla sagacia del professor M che, nonostante tutto, immagina di intravedere un barlume di speranza all’orizzonte e, credendoci, insiste nella sua ricerca dell’Eldorado. La sua non è una crociata perduta in partenza, come non lo sarebbe quella di altre scuole se a sollevare i vessilli e a sguainare le spade fossero le centinaia di dirigenti scolastici che subiscono immotivatamente angherie “oltre norma” dai loro superiori.
E, forse, è da qui che dovrebbe ripartire con nuovo vigore una protesta. Solo una scuola consapevole dei propri limiti reali può indicare soluzioni contro il precariato e suggerire che le buone pratiche possono partire dal corpo docente, dalla popolazione scolastica, dal personale più che essere esperimenti in provetta sulla vita delle persone. Ho esagerato?
Tale cittadino affitta l’edificio, e tutti gli altri edifici, ad un ente pubblico pressocché soverchio (la Provincia Q della Regione Y) pur sapendo, i due contraenti, che esso non possiede nessuno dei requisiti che lo possano definire edificio pubblico, men che meno “scuola”. Questo contratto dovrà pur esistere, ma non viene fuori. La storia è comune a molti plessi. Lasciamo questa situazione qui, e andiamo avanti.
Arriva a dirigere l’Istituto X il professor M che, pur fidandosi delle consegne avute dal suo predecessore, vuol comunque veder chiaro tra le carte e lungo i corridoi dell’Istituto ereditato. Batti e ribatti, scopre la magagna e se ne avvede al punto che non solo manda elegantemente, in cuor suo, a quel paese (non diremo quale) il suo e i suoi predecessori che con grande leggerezza hanno gestito, al di fuori di ogni normativa di sicurezza, la vita in quell’edificio, che tutto potrà essere (seppur fuori norma) ma non scuola, ma fa di più.
Lo dice, chiaramente, e senza poter essere smentito, ad una giornalista. La cosa arriva su internet e, come ci si aspetterebbe, inizia a circolare negli ambienti dirigenziali fino a scatenare un putiferio. E invece no. La cosa arriva su internet. Punto. Finisce là. Ma come? Proprio ora che un dirigente dichiara la sacrosanta verità, bolla di sapone?
Eppure è così. Il dirigente può soltanto correre ai ripari, dopo la sua dichiarazione, e prova ad aggiustare una porta di sicurezza, a mettere a norma un impianto elettrico, richiama docenti e personale a verificare lo status quo delle aule in cui lavorano: soldi però non ce ne stanno, e l’edificio continua a non avere i requisiti. Ma in quella scuola vivono 1500 persone ogni giorno. Ripeto: millecinquecento persone ogni giorno, distribuite su cinque piani.
I piani di sicurezza non sono adeguati, non ci sono scale di sicurezza e, ciliegina sulla torta, anche se ci fossero la popolazione defluente non saprebbe dove allunare, una volta fuori. Il professor M lo sa, lo dice, lo comprende ma non ha soluzioni e dall’inutile Ente non arriva nessuna notizia: né addenda né reprimenda.
Ora capiamo da cosa derivano gli indirizzi strategici di Gelmini: il signor ministro pensa che tutto funzioni a meraviglia dovunque e che, essendo tutto così perfetto, vadano apportati correttivi strutturali che non consentano iniquità di trattamento tra differenti istituti e/o scuole.
Io non posso che plaudire, invece, alla sagacia del professor M che, nonostante tutto, immagina di intravedere un barlume di speranza all’orizzonte e, credendoci, insiste nella sua ricerca dell’Eldorado. La sua non è una crociata perduta in partenza, come non lo sarebbe quella di altre scuole se a sollevare i vessilli e a sguainare le spade fossero le centinaia di dirigenti scolastici che subiscono immotivatamente angherie “oltre norma” dai loro superiori.
E, forse, è da qui che dovrebbe ripartire con nuovo vigore una protesta. Solo una scuola consapevole dei propri limiti reali può indicare soluzioni contro il precariato e suggerire che le buone pratiche possono partire dal corpo docente, dalla popolazione scolastica, dal personale più che essere esperimenti in provetta sulla vita delle persone. Ho esagerato?
03/10/09
PROGETTI EXTRACURRICULARI
Estrapolo una parte della lettera scritta da Roberto Alessi, insegnante all'Istituto Danilo Dolci di Palermo, che traccia un discrimine utile a chiarire e a chiarirsi il senso dei progetti extracurriculari in questi tempi oscuri.
"Che senso ha, in una scuola a cui vengono sottratte risorse vitali, indispensabili per assicurare agli studenti il minimo indispensabile per la loro formazione (scuole idonee e sicure, insegnamenti stabili, coerenti e "di qualità", sostegno e assistenza per gli alunni disabili, insegnanti motivati e non mortificati, strumenti didattici essenziali, ecc.), proporre estemporanei “ampliamenti dell’offerta formativa”, rivolti ad un numero limitato di alunni, che non possono che assumere (nel migliore dei casi, che non è il più frequente) la funzione (beffarda, se si considera quanto si sta smobilitando nell’offerta “curricolare”) di “cattedrali nel deserto”? Secondo noi, non ha senso."
"Anzi, continuare ad “ampliare”, nel pomeriggio, quell’offerta formativa che, la mattina, viene mortificata e impoverita sino all’inverosimile, rischia di farci recitare la parte degli struzzi. Queste considerazioni, sia ben chiaro, valgono al di là del valore e dell’efficacia che il singolo “progetto” possa, più o meno legittimamente, rivendicare. E al di là, pure, delle ottime intenzioni che animano i docenti che propongono tali progetti."
"La scelta fatta dal Collegio della mia scuola (di rigettare i progetti extracurriculari), decisa da una buona maggioranza dei suoi componenti, ha innescato un acceso dibattito tra i docenti, che (immagino e mi auguro) proseguirà e si arricchirà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Alcuni dei docenti che avevano presentato progetti hanno deciso, comunque, di sostenere questa scelta. Altri, una nutrita minoranza di circa quaranta colleghi, l’ha avversata, con motivazioni che avranno modo di chiarire e approfondire nei prossimi giorni. Dal mio punto di vista, la delibera di ieri ha già raggiunto un importante risultato: si è creato un terreno di discussione e confronto, che, ripeto, sarà tanto più fertile e proficuo quanto più riuscirà a coinvolgere tanti altri docenti di tante altre scuole."
Mi pare anche questa una direzione civile da intraprendere, sia per comprendere dal di dentro cosa stia accadendo sia per evitare il laissez-faire che, alla lontana, non premia né il senso dell'insegnamento né il valore della presenza delle scuole sul territorio.
"Che senso ha, in una scuola a cui vengono sottratte risorse vitali, indispensabili per assicurare agli studenti il minimo indispensabile per la loro formazione (scuole idonee e sicure, insegnamenti stabili, coerenti e "di qualità", sostegno e assistenza per gli alunni disabili, insegnanti motivati e non mortificati, strumenti didattici essenziali, ecc.), proporre estemporanei “ampliamenti dell’offerta formativa”, rivolti ad un numero limitato di alunni, che non possono che assumere (nel migliore dei casi, che non è il più frequente) la funzione (beffarda, se si considera quanto si sta smobilitando nell’offerta “curricolare”) di “cattedrali nel deserto”? Secondo noi, non ha senso."
"Anzi, continuare ad “ampliare”, nel pomeriggio, quell’offerta formativa che, la mattina, viene mortificata e impoverita sino all’inverosimile, rischia di farci recitare la parte degli struzzi. Queste considerazioni, sia ben chiaro, valgono al di là del valore e dell’efficacia che il singolo “progetto” possa, più o meno legittimamente, rivendicare. E al di là, pure, delle ottime intenzioni che animano i docenti che propongono tali progetti."
"La scelta fatta dal Collegio della mia scuola (di rigettare i progetti extracurriculari), decisa da una buona maggioranza dei suoi componenti, ha innescato un acceso dibattito tra i docenti, che (immagino e mi auguro) proseguirà e si arricchirà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Alcuni dei docenti che avevano presentato progetti hanno deciso, comunque, di sostenere questa scelta. Altri, una nutrita minoranza di circa quaranta colleghi, l’ha avversata, con motivazioni che avranno modo di chiarire e approfondire nei prossimi giorni. Dal mio punto di vista, la delibera di ieri ha già raggiunto un importante risultato: si è creato un terreno di discussione e confronto, che, ripeto, sarà tanto più fertile e proficuo quanto più riuscirà a coinvolgere tanti altri docenti di tante altre scuole."
Mi pare anche questa una direzione civile da intraprendere, sia per comprendere dal di dentro cosa stia accadendo sia per evitare il laissez-faire che, alla lontana, non premia né il senso dell'insegnamento né il valore della presenza delle scuole sul territorio.
29/09/09
COSE IN CORSO
Mi giro su me stesso, e mi trovo nel web dentro il Cenide, il WozLab, AreaMeridiana, un progetto di verità (a bassissima definizione) e Rosalio, vivacchio su Facebook e su Anobii. E poi, che modello architetture logiche per un sito internet e una biblioteca. Forse qualcosa che avrà a che fare con molti studenti di un liceo. E un'altra cosa, privata. Sono solo poche righe di cose, poche parole, ma che contengono un mondo. Questo.
22/09/09
>LEZIONE DI CIVILTA'<
Da qualche anno dai post di questo blog denuncio le invivibilità scolastiche: ovviamente, tutti allineati e coperti. Per chi non legge il blog (ma anche per chi lo legge, vista l'assenza di commenti) va tutto bene, le scuole sono perfette e non è possibile che accada nulla.
L'evidenza andrebbe di pari passo con l'etica se questa fosse ancora riconoscibile, eppure oggi ho letto su un sito un articolo in cui una giornalista, o una blogger, intervistando un preside di una scuola palermitana ne trascrive il disagio.
Il preside Casertano, del Liceo Scientifico Einstein, dice: "Non abbiamo scale antincendio. Le porte hanno i cardini all´esterno, basta un piede di porco per aprirle". Conosco scuole nello stesso stato, ma i dirigenti scolastici ben si guardano dall'affermare qualcosa che sia aderente con la realtà: per il "buon nome" delle scuole, e per aspettarsi di fare orientamento millantando crediti, è sempre meglio una piccola bugia di una grande verità.
Insomma, ho apprezzato la lezione di civiltà. Ma ora bisognerà far qualcosa: sostenere questo preside, per esempio, e indicargli strade; verificare quale sia la vera posizione dell'ente proprietario, che è la Provincia Regionale di Palermo; capire in che misura sia ancora garantita la sicurezza, e quali corrette informazioni siano arrivate agli allievi e alle loro famiglie.
L'evidenza andrebbe di pari passo con l'etica se questa fosse ancora riconoscibile, eppure oggi ho letto su un sito un articolo in cui una giornalista, o una blogger, intervistando un preside di una scuola palermitana ne trascrive il disagio.
Il preside Casertano, del Liceo Scientifico Einstein, dice: "Non abbiamo scale antincendio. Le porte hanno i cardini all´esterno, basta un piede di porco per aprirle". Conosco scuole nello stesso stato, ma i dirigenti scolastici ben si guardano dall'affermare qualcosa che sia aderente con la realtà: per il "buon nome" delle scuole, e per aspettarsi di fare orientamento millantando crediti, è sempre meglio una piccola bugia di una grande verità.
Insomma, ho apprezzato la lezione di civiltà. Ma ora bisognerà far qualcosa: sostenere questo preside, per esempio, e indicargli strade; verificare quale sia la vera posizione dell'ente proprietario, che è la Provincia Regionale di Palermo; capire in che misura sia ancora garantita la sicurezza, e quali corrette informazioni siano arrivate agli allievi e alle loro famiglie.
20/09/09
A MISURA DI SCUOLA
Riporto sul blog l'ultimo rapporto di Cittadinanzattiva, a cui rimando (anche invitando a cliccare QUI col mouse). Il contenuto dell'iniziativa Misuriamoci con classe ci è tristemente noto, dalle pagine del blog lo abbiamo dichiarato sin dall'inizio e alla fine dello scorso anno scolastico con la pubblicazione on-line del volume Fuori Registro.
Scuola: alle aule la palma della insicurezza. E da oggi il rischio è il sovraffollamento. Presentato il VII Rapporto di Cittadinanzattiva su sicurezza, qualità e comfort degli edifici scolastici
Aule invivibili, bagni sporchi, palestre inagibili, cortili immondezzai. E poi crolli di intonaco, sedie e banchi rotti, barriere architettoniche, cavi volanti, pavimenti sconnessi. Un campionario di insicurezza diffuso nelle nostre scuole da Nord a Sud, con alcune situazioni paradossali: ad esempio l’aula con luci talmente soffuse da sembrare un night club, la scuola con 12 alunni disabili ma senza bagni adeguati, e quella senza riscaldamento anche se inaugurata solo tre anni fa.
Dal VII Rapporto Impararesicuri di Cittadinanzattiva, presentato oggi a Roma, emerge l’immagine di una scuola un pò cadente su sicurezza, qualità e comfort. Da ormai sette anni Cittadinanzattiva indaga sulla sicurezza delle nostre scuole e quest’anno giunge a quota 1447 edifici monitorati da un totale di 1527 cittadini adeguatamente formati.
Il Rapporto 2009 fa riferimento a 106 scuole di 11 regioni, per un totale di 33.606 studenti, di cui 610 disabili, e 3.726 insegnanti.
Già il contesto è a rischio
Gli edifici monitorati si trovano in un contesto ambientale caratterizzato da rischio sismico (54% delle scuole), rischio idrogeologico (26%), rischio industriale (7%), ed in zone ad elevato inquinamento acustico (8%) o elettromagnetico (4%). Le stesse scuole hanno registrato episodi di criminalità nei pressi o all’interno dell’edificio (14%), oltre che episodi di bullismo (11%) e vandalismo (34%). Per gli incidenti, ricordiamo i dati Inail appena pubblicati: nel 2008 ci sono stati 92.060 infortuni accorsi a studenti (+1.6% rispetto al 2007) e 13.879 ad insegnanti (+1,8%).
Certificazioni: sempre assenti
Resta grave l’assenza delle certificazioni. Risulta provvista del certificato di agibilità statica solo una scuola su tre (32%), ed una su quattro ha i certificati di agibilità igienico-sanitaria (26%) e di prevenzione incendi (27%).
Dato molto positivo è quello relativo alle prove di evacuazione, realizzate da tutte le scuole monitorate, almeno una volta l’anno. C’è però ancora la metà degli studenti che riceve solo sporadicamente, o non riceve affatto, attività formative sui comportamenti per la sicurezza. A questo proposito Cittadinanzattiva annuncia che anche quest’anno, il 25 novembre, si celebrerà la VII Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole: saranno coinvolte le scuole di tutta Italia, con un evento centrale in Abruzzo in collaborazione con il Dipartimento nazionale della Protezione civile.
Distacchi e crolli di intonaco: si salvi chi può
Basterebbe riepilogare gli episodi di cronaca che, solo nel corso del 2008-2009, hanno raccontato di cadute di finestre, solai, tetti e controsoffitti per rendersi conto che è un problema da non sottovalutare. Da Naro (AG) a Biella, da Poggioreale a Messina, da Bolzano a Agrigento, da Novoli (LE) a Belluno ed ancora a Carbonia, solo per citarne alcuni come esempio. I distacchi di intonaco interessano, in misura diversa, tutti i locali scolastici: sono segnalati nel 17% delle aule, nel 16% dei laboratori scientifici, 14% delle palestra, 13% delle mense, 11% dei bagni e aule computer.
Aule, che disastro!
Le aule in cui studenti ed insegnanti trascorrono dalle cinque alle otto ore al giorno, sono un vero disastro dal punto di vista del comfort e della sicurezza. Come se non bastasse, da questo nuovo anno scolastico, saranno anche a rischio sovraffollamento, a causa del nuovo decreto attuativo del Ministro Gelmini (legge 133/2008, art.64) che innalza il numero minimo e massimo di alunni per classe. Per questo Cittadinanzattiva lancia da oggi una “Misuriamoci con classe”, campagna di sensibilizzazione rivolta ai cittadini per invitarli a segnalare aule sovraffollate. Basterà compilare una apposita scheda sul sito www.cittadinanzattiva.it
Scuola: alle aule la palma della insicurezza. E da oggi il rischio è il sovraffollamento. Presentato il VII Rapporto di Cittadinanzattiva su sicurezza, qualità e comfort degli edifici scolastici
Aule invivibili, bagni sporchi, palestre inagibili, cortili immondezzai. E poi crolli di intonaco, sedie e banchi rotti, barriere architettoniche, cavi volanti, pavimenti sconnessi. Un campionario di insicurezza diffuso nelle nostre scuole da Nord a Sud, con alcune situazioni paradossali: ad esempio l’aula con luci talmente soffuse da sembrare un night club, la scuola con 12 alunni disabili ma senza bagni adeguati, e quella senza riscaldamento anche se inaugurata solo tre anni fa.
Dal VII Rapporto Impararesicuri di Cittadinanzattiva, presentato oggi a Roma, emerge l’immagine di una scuola un pò cadente su sicurezza, qualità e comfort. Da ormai sette anni Cittadinanzattiva indaga sulla sicurezza delle nostre scuole e quest’anno giunge a quota 1447 edifici monitorati da un totale di 1527 cittadini adeguatamente formati.
Il Rapporto 2009 fa riferimento a 106 scuole di 11 regioni, per un totale di 33.606 studenti, di cui 610 disabili, e 3.726 insegnanti.
Già il contesto è a rischio
Gli edifici monitorati si trovano in un contesto ambientale caratterizzato da rischio sismico (54% delle scuole), rischio idrogeologico (26%), rischio industriale (7%), ed in zone ad elevato inquinamento acustico (8%) o elettromagnetico (4%). Le stesse scuole hanno registrato episodi di criminalità nei pressi o all’interno dell’edificio (14%), oltre che episodi di bullismo (11%) e vandalismo (34%). Per gli incidenti, ricordiamo i dati Inail appena pubblicati: nel 2008 ci sono stati 92.060 infortuni accorsi a studenti (+1.6% rispetto al 2007) e 13.879 ad insegnanti (+1,8%).
Certificazioni: sempre assenti
Resta grave l’assenza delle certificazioni. Risulta provvista del certificato di agibilità statica solo una scuola su tre (32%), ed una su quattro ha i certificati di agibilità igienico-sanitaria (26%) e di prevenzione incendi (27%).
Dato molto positivo è quello relativo alle prove di evacuazione, realizzate da tutte le scuole monitorate, almeno una volta l’anno. C’è però ancora la metà degli studenti che riceve solo sporadicamente, o non riceve affatto, attività formative sui comportamenti per la sicurezza. A questo proposito Cittadinanzattiva annuncia che anche quest’anno, il 25 novembre, si celebrerà la VII Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole: saranno coinvolte le scuole di tutta Italia, con un evento centrale in Abruzzo in collaborazione con il Dipartimento nazionale della Protezione civile.
Distacchi e crolli di intonaco: si salvi chi può
Basterebbe riepilogare gli episodi di cronaca che, solo nel corso del 2008-2009, hanno raccontato di cadute di finestre, solai, tetti e controsoffitti per rendersi conto che è un problema da non sottovalutare. Da Naro (AG) a Biella, da Poggioreale a Messina, da Bolzano a Agrigento, da Novoli (LE) a Belluno ed ancora a Carbonia, solo per citarne alcuni come esempio. I distacchi di intonaco interessano, in misura diversa, tutti i locali scolastici: sono segnalati nel 17% delle aule, nel 16% dei laboratori scientifici, 14% delle palestra, 13% delle mense, 11% dei bagni e aule computer.
Aule, che disastro!
Le aule in cui studenti ed insegnanti trascorrono dalle cinque alle otto ore al giorno, sono un vero disastro dal punto di vista del comfort e della sicurezza. Come se non bastasse, da questo nuovo anno scolastico, saranno anche a rischio sovraffollamento, a causa del nuovo decreto attuativo del Ministro Gelmini (legge 133/2008, art.64) che innalza il numero minimo e massimo di alunni per classe. Per questo Cittadinanzattiva lancia da oggi una “Misuriamoci con classe”, campagna di sensibilizzazione rivolta ai cittadini per invitarli a segnalare aule sovraffollate. Basterà compilare una apposita scheda sul sito www.cittadinanzattiva.it
19/09/09
16/09/09
>COSA LORO<
Continuo a sorprendermi, innocentemente, come se fosse sempre la prima volta. La scuola rispecchia la società, e la società non è uguale per tutti; oppure, non tutti hanno del mondo una visione sociale, comunitaria, per cui alcune cose "problematiche" appartengono a tutti mentre altre "vantaggiose" appartengono a pochi: loro. Io penso la scuola come un corpo comunitario, un corpo sociale, in cui ogni particella compone il disegno di un'immagine che la scuola dà di sé. Il mio è un lavoro non una missione, ma per fare in modo che il mio lavoro serva a qualcosa deve essere incastrato al lavoro di un altro che, so, produce cose anche per me.
Il tempo in cui questo lavoro viene prodotto va spesso a coincidere col tempo che la scuola concede, o col tempo che la scuola destina ad altro da quello che è il semplice lavoro "da contratto". Ognuno, poi, si porta appresso le esperienze, le relazioni, le specificità, le competenze (anche non strettamente disciplinari) che può, o meno, utilizzare a vantaggio della formazione di una o più generazioni di allievi. Quando questa cosa avviene ne ha beneficio la scuola tutta, in ogni sua componente. Non si nega la paternità, o la maternità, all'idea mentre si mette a sistema il modello, o il criterio, per cui è possibile che una cosa avvenga e si reiteri in maniera "sociale".
Nonostante le scoppole che continuo a prendermi, continuo a credere che questo debba essere il modello di riferimento, ingenuamente. Oggi ho avuto la dimostrazione che non sempre è vero e che ci sono quelli che, imparando dalla propria terra e dalla propria storia atavica, applicano il modello autoctono (cosa loro) al modello virtualmente sociale. Certo, è vero, pongono la cosa in maniera trasversale ed elegantemente, e con proprietà di linguaggio, esibiscono la loro trasversalità tra scuola e società facendosi carico di relazioni valoriali inaccessibili ad altri mettendo (coscientemente) a repentaglio qualunque ragionamento sulla legalità e l'educazione dei ragazzi. Dopotutto è un modo d'essere, come lo si può cambiare?
Il tempo in cui questo lavoro viene prodotto va spesso a coincidere col tempo che la scuola concede, o col tempo che la scuola destina ad altro da quello che è il semplice lavoro "da contratto". Ognuno, poi, si porta appresso le esperienze, le relazioni, le specificità, le competenze (anche non strettamente disciplinari) che può, o meno, utilizzare a vantaggio della formazione di una o più generazioni di allievi. Quando questa cosa avviene ne ha beneficio la scuola tutta, in ogni sua componente. Non si nega la paternità, o la maternità, all'idea mentre si mette a sistema il modello, o il criterio, per cui è possibile che una cosa avvenga e si reiteri in maniera "sociale".
Nonostante le scoppole che continuo a prendermi, continuo a credere che questo debba essere il modello di riferimento, ingenuamente. Oggi ho avuto la dimostrazione che non sempre è vero e che ci sono quelli che, imparando dalla propria terra e dalla propria storia atavica, applicano il modello autoctono (cosa loro) al modello virtualmente sociale. Certo, è vero, pongono la cosa in maniera trasversale ed elegantemente, e con proprietà di linguaggio, esibiscono la loro trasversalità tra scuola e società facendosi carico di relazioni valoriali inaccessibili ad altri mettendo (coscientemente) a repentaglio qualunque ragionamento sulla legalità e l'educazione dei ragazzi. Dopotutto è un modo d'essere, come lo si può cambiare?
09/09/09
DI LA' E DI QUA
Ogni anno la solita solfa, magari cambia il dirigente o il docente. Quale scuola? Quella di là o quella di qua. Al Salvemini non c'è storia e si sottolinea con sempre maggiore evidenza (ma qui, sul blog, ne abbiamo scritto a bizzeffe) che c'è una sede centrale e una succursale: serie A e serie B. Con tutto quel che ne consegue: trattamento da serie B, circostanze da serie B, arredi da serie B, laboratori da serie B, biblioteca... Già!
03/09/09
3 SETTEMBRE 2009
Dinanzi all'improvvisa emersione della normalità attesa si rende palese la scoria dell'improvvisazione.
Buon inizio d'anno a tutti!!!
Buon inizio d'anno a tutti!!!
23/08/09
Folle normalità!
Un filo proteso sulla scena dell'umanità!
Gente che non sta né di qua né di là!
Gente insicura
gente che non guarda in faccia
gente che ha paura
gente che da la caccia..
come un correre dietro al vento,
caccia al tempo
inesorabile e lento,
a volte anche troppo veloce
per poter avere una sola e minima
percezione della vita.
Ci si ritrova cosi
rinchiusi in una stanza
umida e fredda
l'eco di un secco ''AH''
un semplice urlo..
non tace neppure il silenzio!
E il brulichio nella mente
neanche quello cessa!
Stupidagini
sciocchezze
pazzie
cose dette senza senso..
cose fatte involontariamente
forzatamente
stupidamente
volutamente violate..
e le brutte figure?
e le giornate passate pensando?
Le ore passate a riflettere
cose mai avvenute
cose realmente accadute
che hanno portato felicità
o solo dolore.
Tutto ormai è pura follia,
la pazzia è chiamata normalità
e la normalità pazzia..
che assurdità!
parole dette al caso
parole tirate da un vento sfocato
parole che non hanno un senso
ma che hai ricordato
parole che hanno solo un suono
ma che mai dimenticherai
parole che hanno fatto di te un uomo
e quello che sarai!
...parole di un viaggatore immobile...
Gente che non sta né di qua né di là!
Gente insicura
gente che non guarda in faccia
gente che ha paura
gente che da la caccia..
come un correre dietro al vento,
caccia al tempo
inesorabile e lento,
a volte anche troppo veloce
per poter avere una sola e minima
percezione della vita.
Ci si ritrova cosi
rinchiusi in una stanza
umida e fredda
l'eco di un secco ''AH''
un semplice urlo..
non tace neppure il silenzio!
E il brulichio nella mente
neanche quello cessa!
Stupidagini
sciocchezze
pazzie
cose dette senza senso..
cose fatte involontariamente
forzatamente
stupidamente
volutamente violate..
e le brutte figure?
e le giornate passate pensando?
Le ore passate a riflettere
cose mai avvenute
cose realmente accadute
che hanno portato felicità
o solo dolore.
Tutto ormai è pura follia,
la pazzia è chiamata normalità
e la normalità pazzia..
che assurdità!
parole dette al caso
parole tirate da un vento sfocato
parole che non hanno un senso
ma che hai ricordato
parole che hanno solo un suono
ma che mai dimenticherai
parole che hanno fatto di te un uomo
e quello che sarai!
...parole di un viaggatore immobile...
27/07/09
NOTIZIE FRESCHE FRESCHE
In attesa di qualche notizia agostana dalla Gelmini (lo scorso anno, ricorderete, ha iniziato la sua riforma a partire dall'estate, e noi lo abbiamo fatto notare), o di qualche altra novità dalla riforma strutturale del Salvemini, vorrei rendere edotti i "non lettori" di un documento che mi è capitato per mano qualche giorno fa e che mi ha fatto esclamare un ops! di troppo. Già, perché la cosa sottolinea quanto affermato nel precedente post e corrobora le proposte presentate a settembre/ottobre/novembre 2008 esperibili nelle pagine azzurre del libro "Fuori Registro", mai tenute in considerazione, ovviamente.
"Oggetto: Sopralluoghi iniziali effettuati presso la sede dell'Istituto e la succursale di Viale Michelangelo" Questo l'oggetto, sì. Svolgimento: "I sopralluoghi in oggetto hanno evidenziato una serie di carenze a cui sarà necessario dare soluzione, differenziandole per priorità di intervento, e quindi con una opportuna tempistica. Tutte le osservazioni verranno discusse con il Dirigente Scolastico e con il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), e quindi inserite nella sezione programmazione degli interventi del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), che dovrà essere completato entro la fine del corrente anno solare." [Il grassetto è mio, il corsivo appartiene al testo]
Basterebbe questa introduzione per ricamarci sopra un post non indifferente. Cosa vuol dire "sopralluoghi iniziali"? Che ce ne saranno degli altri. Ah, ecco, degli altri. Già, ma da parte di chi? Per quanto ne so io, da parte dell'ingegnere incaricato di tali sopralluoghi. Che si configura come il soggetto che ha il compito di compilare il DVR e che ha, penso (in buona fede), ricevuto un incarico diretto per accollarsi questo onere (o forse non è così?). A proposito della "opportuna tempistica" vorrei aprire un piccolo squarcio professionale, inoltre. Dal momento in cui chiunque riceve una documentazione rilevata da un sopralluogo (da quel momento e non prima) avrà modo di elaborare una documentazione congrua e oggettiva, magari verificando di persona che quella consulenza sia formulata in maniera corretta e impeccabile. La risposta deve stare nei tempi. Ma mi pare che in questo caso si siano fatti i miracoli, visto che il corrente anno solare si sarebbe chiuso (escluso Natale, Santo Stefano e le domeniche santificate) 21 giorni dopo.
Il documento in arrivo al protocollo dell'Istituto (rf.0014413) è del 10/12/2008 (ma è datato 04/12/2008) perviene dalla ProCoTel sas di Centineo A.&C., società di "progettazione e consulenza per le telecomunicazioni e l'informatica", verso la quale non intendo sollevare questioni di merito (loro fanno il loro lavoro, in quel campo) ma di competenza. Scrive infatti la società Procotel che "fra le problematiche riscontrate, due meritano particolare attenzione, ed entrambe si riferiscono alla succursale: (1) gli intonaci di tutte le facciate dell'edificio si presentano in cattivo stato di conservazione, con cornicioni pieni di profonde crepe suscettibili di provocare distacchi dei suddetti intonaci e conseguente pericolo per il personale e gli allievi sottostanti; si suggerisce un rapido intervento dei Vigili del Fuoco per mettere in sicurezza le parti più pericolanti. (2) Le vie di fuga dal piano cantinato (laboratori, palestre, etc) sembrano insufficienti a smaltire correttamente, in caso di emergenza, la popolazione presente; si verificherà al più presto, anche con opportune prove di evacuazione, la reale capacità di smaltimento."
Da quanto testualmente riportato mi pare che le informazioni abbiano poco o nulla a che fare con le specifiche della suddetta società di "progettazione e consulenza per le telecomunicazioni e l'informatica", per cui chi ha svolto il sopralluogo non era, probabilmente, del settore e, infatti, tali osservazioni "iniziali" sono generiche, sommarie, senza riferimenti normativi e, probabilmente, senza avere la possibilità di certificare le proprie competenze in quel determinato settore (tranne che per gli onniscienti). Ma Procotel, che non ha strumenti (o, almeno, in questa relazione non dimostra di averli) per decretare uno stato di degrado, come è stata contattata, da chi e secondo quali criteri è stata scelta? In quale voce di bilancio, poi, si palesa questo rapporto di consulenza? E dove sta quella dell'ingegnere incaricato? Ma questo è solo lo zucchero a velo che ricopre la torta, mi pare.
La sostanza sta nella data (e qui cerco di essere chiarissimo: il sopralluogo in succursale viene svolto il 26 novembre 2008, la relazione viene redatta in data 4 dicembre 2008, la scuola riceve il tutto in data 10 dicembre 2008): per sei mesi tali osservazioni, per quanto generiche e prive di riferimenti normativi, non hanno sortito alcun effetto sulla eventualità di una chiusura, per motivi di sicurezza, della sede succursale, alla faccia dello scaricabarile. Già. Perché questa documentazione, e tutte le altre (DVR incluso), sono una bella parata di culo (dicesi così) per evitare responsabilità di sorta. Traduco: qualora accada qualcosa di grave, noi i documenti ce li abbiamo, li abbiamo protocollati e dunque la responsabilità ricadrà su qualcun altro. Ora, e solo ora, dopo sei mesi di scuola, di attività, di riunioni e progetti, improvvisamente riappare lo spauracchio della chiusura. Ma quando le responsabilità erano palesi, allora, chi si è sbracciato per dire come stavano le cose?
"Oggetto: Sopralluoghi iniziali effettuati presso la sede dell'Istituto e la succursale di Viale Michelangelo" Questo l'oggetto, sì. Svolgimento: "I sopralluoghi in oggetto hanno evidenziato una serie di carenze a cui sarà necessario dare soluzione, differenziandole per priorità di intervento, e quindi con una opportuna tempistica. Tutte le osservazioni verranno discusse con il Dirigente Scolastico e con il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), e quindi inserite nella sezione programmazione degli interventi del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), che dovrà essere completato entro la fine del corrente anno solare." [Il grassetto è mio, il corsivo appartiene al testo]
Basterebbe questa introduzione per ricamarci sopra un post non indifferente. Cosa vuol dire "sopralluoghi iniziali"? Che ce ne saranno degli altri. Ah, ecco, degli altri. Già, ma da parte di chi? Per quanto ne so io, da parte dell'ingegnere incaricato di tali sopralluoghi. Che si configura come il soggetto che ha il compito di compilare il DVR e che ha, penso (in buona fede), ricevuto un incarico diretto per accollarsi questo onere (o forse non è così?). A proposito della "opportuna tempistica" vorrei aprire un piccolo squarcio professionale, inoltre. Dal momento in cui chiunque riceve una documentazione rilevata da un sopralluogo (da quel momento e non prima) avrà modo di elaborare una documentazione congrua e oggettiva, magari verificando di persona che quella consulenza sia formulata in maniera corretta e impeccabile. La risposta deve stare nei tempi. Ma mi pare che in questo caso si siano fatti i miracoli, visto che il corrente anno solare si sarebbe chiuso (escluso Natale, Santo Stefano e le domeniche santificate) 21 giorni dopo.
Il documento in arrivo al protocollo dell'Istituto (rf.0014413) è del 10/12/2008 (ma è datato 04/12/2008) perviene dalla ProCoTel sas di Centineo A.&C., società di "progettazione e consulenza per le telecomunicazioni e l'informatica", verso la quale non intendo sollevare questioni di merito (loro fanno il loro lavoro, in quel campo) ma di competenza. Scrive infatti la società Procotel che "fra le problematiche riscontrate, due meritano particolare attenzione, ed entrambe si riferiscono alla succursale: (1) gli intonaci di tutte le facciate dell'edificio si presentano in cattivo stato di conservazione, con cornicioni pieni di profonde crepe suscettibili di provocare distacchi dei suddetti intonaci e conseguente pericolo per il personale e gli allievi sottostanti; si suggerisce un rapido intervento dei Vigili del Fuoco per mettere in sicurezza le parti più pericolanti. (2) Le vie di fuga dal piano cantinato (laboratori, palestre, etc) sembrano insufficienti a smaltire correttamente, in caso di emergenza, la popolazione presente; si verificherà al più presto, anche con opportune prove di evacuazione, la reale capacità di smaltimento."
Da quanto testualmente riportato mi pare che le informazioni abbiano poco o nulla a che fare con le specifiche della suddetta società di "progettazione e consulenza per le telecomunicazioni e l'informatica", per cui chi ha svolto il sopralluogo non era, probabilmente, del settore e, infatti, tali osservazioni "iniziali" sono generiche, sommarie, senza riferimenti normativi e, probabilmente, senza avere la possibilità di certificare le proprie competenze in quel determinato settore (tranne che per gli onniscienti). Ma Procotel, che non ha strumenti (o, almeno, in questa relazione non dimostra di averli) per decretare uno stato di degrado, come è stata contattata, da chi e secondo quali criteri è stata scelta? In quale voce di bilancio, poi, si palesa questo rapporto di consulenza? E dove sta quella dell'ingegnere incaricato? Ma questo è solo lo zucchero a velo che ricopre la torta, mi pare.
La sostanza sta nella data (e qui cerco di essere chiarissimo: il sopralluogo in succursale viene svolto il 26 novembre 2008, la relazione viene redatta in data 4 dicembre 2008, la scuola riceve il tutto in data 10 dicembre 2008): per sei mesi tali osservazioni, per quanto generiche e prive di riferimenti normativi, non hanno sortito alcun effetto sulla eventualità di una chiusura, per motivi di sicurezza, della sede succursale, alla faccia dello scaricabarile. Già. Perché questa documentazione, e tutte le altre (DVR incluso), sono una bella parata di culo (dicesi così) per evitare responsabilità di sorta. Traduco: qualora accada qualcosa di grave, noi i documenti ce li abbiamo, li abbiamo protocollati e dunque la responsabilità ricadrà su qualcun altro. Ora, e solo ora, dopo sei mesi di scuola, di attività, di riunioni e progetti, improvvisamente riappare lo spauracchio della chiusura. Ma quando le responsabilità erano palesi, allora, chi si è sbracciato per dire come stavano le cose?
20/07/09
CODE DI PAGLIA
Diciamolo chiaro: la notizia, ad oggi, che deve restare tra le pareti degli uffici preposti, è che la sede succursale dell'Istituto Salvemini è stata chiusa per inagibilità. Qualora si voglia approfondire la cosa, in termini generali, si può cliccare qui. Ma il post non ha questo intento, o non per ora. La questione è più generale e ha a che vedere con la poca professionalità di chi, eventualmente, sapeva da anni della mancanza del certificato di agibilità e non ha fatto nulla per affrontare onestamente il problema. Anzi, lo ha ritardato fino a quando ha potuto darsela a gambe levate. Avete presente il film Titanic? Ecco, nel momento in cui le scialuppe lasciano la nave l'armatore, approfittando di una distrazione del personale di bordo (preposto a consentire lo sfollamento di donne e bambini, di prima e seconda classe), salta su una scialuppa e vigliaccamente abbandona il Titanic che affonda facendo finta di non essere a bordo, o di non esserlo mai stato. Questa è la situazione.
Mi sono arrivati sms, a ridosso della notizia, il cui tono era, grosso modo: "ma ne sai qualcosa?" oppure "tu c'entri qualcosa?" oppure, ed è peggio, un sms in cui c'era scritto "volevi ottenere questo risultato, e adesso?". Code di paglia di nuova generazione, ovviamente. Il libro Fuori Registro (download gratuito qui) è stato scaricato finora solo 37 volte, o da 37 utenti, e dipana contenuti noti da decenni a molti docenti dell'Istituto che, a vario titolo e non sempre in maniera cosciente, hanno partecipato ai Collegi Docenti, ai Consigli d'Istituto, alle riunioni di Commissioni varie, mantenendo uno "stretto riserbo" o un aplomb londinese sulla questione della succursale che, agli occhi di tutti (e con persistenza), è sempre stata un'altra cosa rispetto alla centrale. Ho sentito docenti (che entravano per la prima volta in quella sede, dopo circa dieci anni di lavoro in quella scuola) esclamare "ma come fate a lavorare qui?", come se uscissero in quel momento dal libro delle fiabe Disney. Il "qui" a cui innocentemente si riferivano aveva a che fare con un altro posto che, sostanzialmente, non era la stessa scuola.
Questo blog esiste da tre anni, non ha mai censurato nessuno e le notizie sono sempre passate senza filtri. Mi pare piuttosto surreale che ci si svegli una mattina e si scopra che la sede succursale dell'Istituto fosse inagibile. Ops! La questione, però, è un'altra e non è di sola lana caprina. Il DPR 380/2001, al titolo III (Agibilità degli edifici), articolo 26 (Dichiarazione di inagibilità) recita che "il rilascio del certificato di agibilità non impedisce l’esercizio del potere di dichiarazione di inagibilità di un edificio o di parte di esso ai sensi dell’articolo 222 del regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265." E cosa dice questo articolo 222, redatto ancora in epoca fascista? Che "il Podestà, sentito l'ufficiale sanitario o su richiesta del medico provinciale, può dichiarare inabitabile una casa o parte di essa per ragioni igieniche o ordinarne lo sgombero.". Qualcosa sfugge alla comprensione? Insomma, è dal 1934 che vige la norma sulla dichiarazione di inagibilità non dal 2009. Sicché è dal 1934 o, meglio, dal momento in cui quell'edificio ha iniziato ad ospitare attività scolastiche, che un dirigente di buon senso avrebbe dovuto tenere in considerazione normative vigenti e tali da ospitare "in sicurezza" la popolazione scolastica tutta o, al più, avrebbe dovuto esercitare una pressione vigorosa su quelle istituzioni neglette che della norma se ne fregavano alla faccia di famiglie, studenti, docenti e personale. Non è accaduto, però.
Non è accaduto quando avrebbe dovuto accadere, e si è atteso (frementi, tutti) il momento del passaggio dell'iceberg, la scena madre del Titanic che affonda, le scialuppe di salvataggio e l'inquadratura dell'armatore che lascia la propria creatura al suo destino, lavandosene le mani. Oh yeah! E adesso? Adesso dal set di Titanic si passa a quello di Poseidon. La nave si è girata su se stessa, sta sottosopra, il mondo è capovolto, i punti di riferimento sono altri, o invertiti, quello che era soffitto è diventato pavimento e via dicendo, e tutti aspettano che la soluzione arrivi dall'iniziativa di un eroe sconosciuto, uno che nessuno sa chi sia; e non si sa nemmeno se sia un eroe o un disperato, anch'esso in cerca di salvarsi in quella disperata situazione. In questo nuovo set (che può magicamente mutare, biforcandosi, o verso "Pirati dei Caraibi. Ai confini del mondo" in cui il veliero sottosopra riesce a voltare sottosopra il mondo stesso, oppure verso "La tempesta perfetta" in cui il piccolo peschereccio viene definitivamente travolto dalla più imponente onda mai vista) gli scenari, appunto, sono mobili e mutevoli e solo pochi sanno come andrà a finire (sceneggiatore, regista, produttore). Tutti (cast, personale e spettatori) attendono l'ultima stesura e sperano che il finale sia ancora da scrivere, sperando di poter apportare loro stessi modifiche sostanziali. Tra poco più di un mese inizia la lavorazione, nopn credo che sarà necessario fare carte false per avere una parte: basterà non essere ipocriti.
Mi sono arrivati sms, a ridosso della notizia, il cui tono era, grosso modo: "ma ne sai qualcosa?" oppure "tu c'entri qualcosa?" oppure, ed è peggio, un sms in cui c'era scritto "volevi ottenere questo risultato, e adesso?". Code di paglia di nuova generazione, ovviamente. Il libro Fuori Registro (download gratuito qui) è stato scaricato finora solo 37 volte, o da 37 utenti, e dipana contenuti noti da decenni a molti docenti dell'Istituto che, a vario titolo e non sempre in maniera cosciente, hanno partecipato ai Collegi Docenti, ai Consigli d'Istituto, alle riunioni di Commissioni varie, mantenendo uno "stretto riserbo" o un aplomb londinese sulla questione della succursale che, agli occhi di tutti (e con persistenza), è sempre stata un'altra cosa rispetto alla centrale. Ho sentito docenti (che entravano per la prima volta in quella sede, dopo circa dieci anni di lavoro in quella scuola) esclamare "ma come fate a lavorare qui?", come se uscissero in quel momento dal libro delle fiabe Disney. Il "qui" a cui innocentemente si riferivano aveva a che fare con un altro posto che, sostanzialmente, non era la stessa scuola.
Questo blog esiste da tre anni, non ha mai censurato nessuno e le notizie sono sempre passate senza filtri. Mi pare piuttosto surreale che ci si svegli una mattina e si scopra che la sede succursale dell'Istituto fosse inagibile. Ops! La questione, però, è un'altra e non è di sola lana caprina. Il DPR 380/2001, al titolo III (Agibilità degli edifici), articolo 26 (Dichiarazione di inagibilità) recita che "il rilascio del certificato di agibilità non impedisce l’esercizio del potere di dichiarazione di inagibilità di un edificio o di parte di esso ai sensi dell’articolo 222 del regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265." E cosa dice questo articolo 222, redatto ancora in epoca fascista? Che "il Podestà, sentito l'ufficiale sanitario o su richiesta del medico provinciale, può dichiarare inabitabile una casa o parte di essa per ragioni igieniche o ordinarne lo sgombero.". Qualcosa sfugge alla comprensione? Insomma, è dal 1934 che vige la norma sulla dichiarazione di inagibilità non dal 2009. Sicché è dal 1934 o, meglio, dal momento in cui quell'edificio ha iniziato ad ospitare attività scolastiche, che un dirigente di buon senso avrebbe dovuto tenere in considerazione normative vigenti e tali da ospitare "in sicurezza" la popolazione scolastica tutta o, al più, avrebbe dovuto esercitare una pressione vigorosa su quelle istituzioni neglette che della norma se ne fregavano alla faccia di famiglie, studenti, docenti e personale. Non è accaduto, però.
Non è accaduto quando avrebbe dovuto accadere, e si è atteso (frementi, tutti) il momento del passaggio dell'iceberg, la scena madre del Titanic che affonda, le scialuppe di salvataggio e l'inquadratura dell'armatore che lascia la propria creatura al suo destino, lavandosene le mani. Oh yeah! E adesso? Adesso dal set di Titanic si passa a quello di Poseidon. La nave si è girata su se stessa, sta sottosopra, il mondo è capovolto, i punti di riferimento sono altri, o invertiti, quello che era soffitto è diventato pavimento e via dicendo, e tutti aspettano che la soluzione arrivi dall'iniziativa di un eroe sconosciuto, uno che nessuno sa chi sia; e non si sa nemmeno se sia un eroe o un disperato, anch'esso in cerca di salvarsi in quella disperata situazione. In questo nuovo set (che può magicamente mutare, biforcandosi, o verso "Pirati dei Caraibi. Ai confini del mondo" in cui il veliero sottosopra riesce a voltare sottosopra il mondo stesso, oppure verso "La tempesta perfetta" in cui il piccolo peschereccio viene definitivamente travolto dalla più imponente onda mai vista) gli scenari, appunto, sono mobili e mutevoli e solo pochi sanno come andrà a finire (sceneggiatore, regista, produttore). Tutti (cast, personale e spettatori) attendono l'ultima stesura e sperano che il finale sia ancora da scrivere, sperando di poter apportare loro stessi modifiche sostanziali. Tra poco più di un mese inizia la lavorazione, nopn credo che sarà necessario fare carte false per avere una parte: basterà non essere ipocriti.
27/06/09
HOW MANY TIME?
VARIABLE SPEED from altrestanze on Vimeo.
ARARAT
Il monte Ararat si trova in Armenia. Secondo alcune interpretazioni della Bibbia, Noè approdò sulla sua cima dopo che il diluvio universale, scatenato da Dio per punire gli uomini, ebbe termine. Durante il diluvio gli animali non avevano scampo, o si tenevano Noè e la sua famiglia sullo stomaco o affogavano. Una volta approdati sull'Ararat, solo dopo aver scampato il pericolo di affondare, hanno avuto via libera e sono andati a ripopolare il mondo terracqueo.
L'espressione riportata in fotografia esprime il concetto in maniera meno forbita, e augura agli animali (di qualunque genere, e senza voler offendere nessuno) una lunga vita. Certo è che di questo passo non resterà molto altro da fare, se non commentare in maniera piccante e spiritosa lo stato delle cose. Oggi è il 27 giugno. In un post del 25 maggio dello scorso anno facevo notare che l'istituto Salvemini aveva una media inglese di -11 docenti rispetto all'anno precedente che, da oggi, va sommato al -17 guadagnato con l'ultimo movimento dei trasferimenti.
Traduco citandomi: "Alla data in cui scrivo questo post, il Salvemini sta perdendo 12 insegnanti che hanno chiesto, e ottenuto, un trasferimento ad altra scuola, e ne guadagna 3 (due dei quali, in sostanza, già appartenenti all'organico) che, nella calcistica media inglese significa -11." Quest'anno il calcolo riguarda i 19 docenti trasferiti ad altra sede (in organizzazione, 7 classi in meno), una docente arriva da un'altra scuola e uno dei trasferiti (che era già interno) avrà una cattedra oraria a metà con un'altra scuola.
Che, in italiano volgare, vuol dire: il Titanic sta affondando e non se ne vede il rimedio. L'ex comandante, al contrario di come vuole la prassi e la buona creanza "in altomare", ha intanto ammainato la sua bandiera e si trasferisce in terraferma, lasciando il natante in cattive acque, con una ciurma ridotta e nelle mani di un sostituto che poco conosce e poco sa dei limpidi trascorsi del predecessore. Tutto ciò non può far altro che corroborare lo spirito di corpo di chi rimane, e iniziare a viaggiare verso altre destinazioni sperando di non incocciare la cima di una montagna prima della fine del diluvio.
17/06/09
LIBRO "FUORI REGISTRO"
Ecco a cosa siamo arrivati, un libro. Un libro vero che ha una buona caratteristica: può essere liberamente scaricato dal web all'indirizzo http://www.cenide.net, già. Ma come si fa? Si entra sul sito, si va alla sezione libri, si attende qualche secondo perché la pagina si carichi, poi (in alto a sinistra) si clicca su cerca e si scrive dentro il box FUORI REGISTRO, si avvia quindi la ricerca. Una volta giunti a destinazione si clicca sul titolo del libro e si vede qual'è il link da scaricare in pdf. Semplice!
Il libro descrive, a partire dal nostro istituto, una situazione generale e generalizzata delle scuole italiane e, in particolar modo, del meridione d'Italia. Certo, non siamo i primi a dirlo (già la trasmissione televisiva Report si è occupata della cosa) e non saremo gli unici (molti blog italiani hanno affrontato la questione). Abbiamo solo fatto lo sforzo di dare la possibilità ad altri di leggere riflessioni su questa condizione allestendo anche graficamente un buon prodotto, e seguendo un percorso che può, in qualche modo, essere utile ad altri.
12/06/09
04/06/09
CHI HA QUESTO FILM?
30/05/09
TUTTO SCORRE
La sede succursale dell'Istituto ha svolto in buon ordine, con una tempistica eccellente e in maniera scorrevole, l'esercitazione di evacuazione dall'edificio (effettuata ai sensi del Testo Unico 81/08) in maniera che gli studenti sappiano, per il prosieguo dell'anno, in che maniera, in caso di calamità, ci si debba comportare per evacuare l'edificio. Applausi. Tutti contenti e coi sorrisi a 180 gradi. Nel frattempo ci si avvia allegramente verso gli scrutini, le prove d'esame e l'organizzazione delle aule per gli esami di stato, come in tutt'Italia. All'atto di questo post il dirigente scolastico sverna su un'isola e gli istituti attendono miracoli qualitativi. Insomma, che dire, le amenità della vita sollecitano i nostri desideri di serenità, di quiete, di felicità. L'estate è alle porte, direbbero i romantici.
Pochi sanno, ma la trasparenza è un lusso per pochi, che, a proposito della serenità che necessita per lavorare bene in un edificio scolastico, in una nota del 27 gennaio scorso (prot. 0000705) il dirigente scolastico chiedeva agli uffici della Provincia Regionale di Palermo, settore Patrimonio (Via Maqueda 100), alla buon'ora e dopo qualche anno dall'uso (sconsiderato, n.d.r.) degli edifici stessi, per entrambe i plessi, sia il certificato di agibilità e destinazione d'uso che il certificato di prevenzione incendi, sino a quel momento non facenti parte della documentazione "normale" della scuola.
Pensate, non se ne sono mai accorti. Nessuno. Cose che possono capitare! Già.
Quasi nessuno sa, invece (but not least), che dentro il plesso di Viale Michelangelo c'è una canna fumaria in eternit, o amianto, (materiale che causa l'asbestosi, il mesotelioma e aumenta di 5 volte il rischio di carcinoma polmonare nei fumatori) e le macchine di condizionamento di entrambe i plessi hanno "lavorato" emettendo il gas Freon R22 (sostanza lesiva della fascia di ozono). La questione dell'amianto è nota, meno noto è il fatto che a scuola (e in tutti i locali aperti al pubblico) viga una norma per la tutela della salute dei non fumatori che, infatti, non è tenuta in alcuna considerazione essendo i preposti alla funzione di ampia tolleranza nei confronti dei fumatori stessi (ci si limita, nei casi peggiori, ad un blando monito visivo accompagnato da un sorrisetto sculacciatore).
La questione del gas per il condizionamento è diversa (mi si scusi la divagazione normativa, che potrà essere utile ad altri in futuro): la legge 549/93, all'art. 3, effettivamente fissa al 31 dicembre 2008 la data di cessazione dell'utilizzo dell'R22. Tale legge, però, è stata modificata dalla legge 179 del 1997 che, all'art. 2, modifica l'art. 3 della legge 549 assegnando priorità alle disposizioni del Regolamento CE 3093/94 in materia di eliminazione dei fluidi HCFC. Con tale atto l'Italia ha recepito le disposizioni dell'Unione Europea in materia di tutela ambientale. A sua volta il Regolamento CE 3093/94 è stato abrogato dal Regolamento 2037/00, che, appunto, fissa la dismissione dell'R22 vergine a partire dal 1 gennaio 2010 per quanto riguarda le operazioni di manutenzione degli impianti.
Consigli d'Istituto ce ne sono stati (ma sono, dati alla mano, vicari degli indirizzi economici o soltanto avallatori di orientamenti culturali da camera caritatis) e anche Collegi Docenti. Si sono riunite varie Commissioni e diversi Collegi sindacali. Ma nulla è trapelato, per non seminare il panico. Cosa volete che sia un poco d'amianto in più? Non è solo questo. Il rispetto delle norme è un atto oggettivo, uguale per tutti e per tutti doveroso. Per tutte le norme. La scuola in generale e questo istituto in particolare ha intrapreso percorsi a favore della legalità, per suggerire ai ragazzi percorsi di legalità e far riconoscere la differenza tra varie norme e loro applicazioni. Ma non si può insegnare il rispetto delle norme e poi indulgere in favore di chi si disimpegna dinanzi al rispetto di alcune regole elementari.
Vige una norma che tutela il diritto alla salute dei non fumatori? Il dirigente scolastico e il direttore amministrativo dovrebbero essere esempi, per gli studenti e per il personale, da seguire. E invece non è stato così. Esiste una circolare del Ministero Pubblica Istruzione che invita i docenti e gli studenti a non utilizzare il telefono cellulare a scuola? Esiste. Chi rispetta tale indicazione? Né docenti né studenti. E con quali motivazioni si andranno a chiedere soldi per finanziare progetti scolastici per favorire processi di legalità? Il docente che si troverà in busta paga un supplemento relativo allo svolgimento di corsi di tal fatta, però, sarà certo di avere svolto bene il proprio lavoro, pur sapendo di aver nicchiato dinanzi alla sigaretta del dirigente scolastico o al cellulare che il docente ha usato in classe.
Però, come si sa, tutto scorre, sempre, nel migliore dei modi.
25/05/09
E ADESSO DENUNCIATECI TUTTI!
Ribadisco quanto espresso nel precedente post riportando, a firma di Mila Spicola, un altro commento ai gravissimi avvenimenti del 23 maggio. Lo faccio anche perché l'Istituto che frequento, da insegnante, si bea di un placido letargo come se fuori non accadesse nulla. Dove altrove un incidente crea un crash, qui si sente un semplice pluf. Lo abbiamo già denunciato in un post invernale: ma nulla, zitti e mosca!
"Ieri al corteo a Palermo in memoria della strage di Capaci, alcuni di noi insegnanti avevano degli striscioni, il mio gruppo era defilato, un po’ in fondo, con lo striscione del tipo l'antimafia inizia dalla cultura di qualità, io avevo una maglietta con scritto contro la mafia bastano 100 bravi maestri, più avanti c'erano alcuni colleghi del sindacato COBAS scuola con uno striscione quanto mai vero e quanto mai condiviso: La mafia ringrazia lo Stato per la morte della scuola. Bene: questi ultimi sono stati accerchiati dagli agenti della DIGOS, gli è stato intimato di toglier via lo striscione e quando, democraticamente si sono opposti, sono stati strattonati, quattro di loro accompagnati in questura dagli agenti e denunciati per vilipendio allo stato, resistenza a pubblico ufficiale e manifestazione non autorizzata. Pietro Milazzo, sindacalista palermitano, che era vicino a loro, porta segni di graffi sulle braccia, provocati dalla colluttazione...
E allora io vi chiedo: chi offende di più lo Stato, lo calpesta e lo dimentica? Quei 42.000 insegnanti e tutto il mondo della scuola che con loro ha assistito sgomento a tutto ciò - allo sfascio della scuola, nella quale i presidi non hanno più soldi nemmeno per la carta igienica... altro che toner o fotocopie - o quel ministro?
E quando vengo a sapere che l'affitto pagato dal Comune di Palermo per adibire a scuola la mia scuola - un ex magazzino che è scuola da 40 anni, senza mai aver avuto uno straccio di manutenzione, né ordinaria, né straordinaria, fino allo scorso anno e solo in seguito alle minacce di chiusura della dirigente - ammontano a 240.000 euro annui, quei tagli, i tagli che colpiscono i ragazzi in primis, di più, i ragazzi siciliani, che valore assumono? Che coerenza hanno? Se non ci sono soldi in una famiglia si inizia col tagliare le spese per la scuola dei propri figli o le crociere? E non vi pare un’atmosfera da crociera quella che viene promossa dal governo Berlusconi su questa nave che è l’Italia che affonda ogni giorno di più verso il degrado culturale e etico?
E noi dovremmo stare zitti? Appendere le cetre ai salici? Noi insegnanti? Ma siamo matti? Queste cose non dovrebbero ribadirle da un palco come quello di ieri le personalità che erano presenti? E invece, vergogna, vengono denunciati e fermati degli insegnanti che non stavano facendo altro che il loro dovere: pretendere una scuola di qualità, difendere un ruolo non per se stessi soltanto, ma per un idea di cultura e di paese di cui non vergognarsi, da trasmettere.
Chi deve essere denunciato per vilipendio allo Stato e alla Costituzione?
Io sono con loro, e molti insieme a me. Denunciateci.
Denunciateci tutti perché siamo convinti profondamente che la "mafia ringrazia questo stato, questi governanti, per la morte della scuola".
Perché si può morire di mafia, ma si muore anche d’ignoranza.
Mila Spicola
"Ieri al corteo a Palermo in memoria della strage di Capaci, alcuni di noi insegnanti avevano degli striscioni, il mio gruppo era defilato, un po’ in fondo, con lo striscione del tipo l'antimafia inizia dalla cultura di qualità, io avevo una maglietta con scritto contro la mafia bastano 100 bravi maestri, più avanti c'erano alcuni colleghi del sindacato COBAS scuola con uno striscione quanto mai vero e quanto mai condiviso: La mafia ringrazia lo Stato per la morte della scuola. Bene: questi ultimi sono stati accerchiati dagli agenti della DIGOS, gli è stato intimato di toglier via lo striscione e quando, democraticamente si sono opposti, sono stati strattonati, quattro di loro accompagnati in questura dagli agenti e denunciati per vilipendio allo stato, resistenza a pubblico ufficiale e manifestazione non autorizzata. Pietro Milazzo, sindacalista palermitano, che era vicino a loro, porta segni di graffi sulle braccia, provocati dalla colluttazione...
E allora io vi chiedo: chi offende di più lo Stato, lo calpesta e lo dimentica? Quei 42.000 insegnanti e tutto il mondo della scuola che con loro ha assistito sgomento a tutto ciò - allo sfascio della scuola, nella quale i presidi non hanno più soldi nemmeno per la carta igienica... altro che toner o fotocopie - o quel ministro?
E quando vengo a sapere che l'affitto pagato dal Comune di Palermo per adibire a scuola la mia scuola - un ex magazzino che è scuola da 40 anni, senza mai aver avuto uno straccio di manutenzione, né ordinaria, né straordinaria, fino allo scorso anno e solo in seguito alle minacce di chiusura della dirigente - ammontano a 240.000 euro annui, quei tagli, i tagli che colpiscono i ragazzi in primis, di più, i ragazzi siciliani, che valore assumono? Che coerenza hanno? Se non ci sono soldi in una famiglia si inizia col tagliare le spese per la scuola dei propri figli o le crociere? E non vi pare un’atmosfera da crociera quella che viene promossa dal governo Berlusconi su questa nave che è l’Italia che affonda ogni giorno di più verso il degrado culturale e etico?
E noi dovremmo stare zitti? Appendere le cetre ai salici? Noi insegnanti? Ma siamo matti? Queste cose non dovrebbero ribadirle da un palco come quello di ieri le personalità che erano presenti? E invece, vergogna, vengono denunciati e fermati degli insegnanti che non stavano facendo altro che il loro dovere: pretendere una scuola di qualità, difendere un ruolo non per se stessi soltanto, ma per un idea di cultura e di paese di cui non vergognarsi, da trasmettere.
Chi deve essere denunciato per vilipendio allo Stato e alla Costituzione?
Io sono con loro, e molti insieme a me. Denunciateci.
Denunciateci tutti perché siamo convinti profondamente che la "mafia ringrazia questo stato, questi governanti, per la morte della scuola".
Perché si può morire di mafia, ma si muore anche d’ignoranza.
Mila Spicola
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LA MAFIA RINGRAZIA LO STATO PER LA MORTE DELLA SCUOLA
Sralcio sul nostro blog una notizia di certa gravità. Viene da Repubblica Palermo e riguarda un grave atto di "offesa" all'intelligenza delle persone che hanno partecipato alla manifestazione del 23 maggio scorso, in ricordo delle stragi di mafia. Chi legge uno striscione, qualunque cosa vi sia scritto sopra, sa discriminare e qualora si senta profondamente offeso da quello che vi è scritto sopra intraprende quella che Vonnegut chiamava "la semplice arte del dialogo". E invece no. A Palermo è accaduto altro, che si allinea a simili manifestazioni di intolleranza equamente distribuite sul territorio nazionale.
"A Palermo, sabato 23 maggio, durante la commemorazione del diciassettesimo anniversario della strage di Capaci, davanti all’albero Falcone in via Notarbartolo, alcuni agenti di polizia hanno fermato e trasferito in questura tre lavoratori dei Cobas che esponevano uno striscione presente da anni in tutte le manifestazioni antimafia, con la scritta LA MAFIA RINGRAZIA LO STATO PER LA MORTE DELLA SCUOLA. Uno slogan -secondo quanto riferito in un comunicato dei COBAS- che evidentemente vuole sottolineare come la lotta alla mafia deve essere condotta, oltre che sul livello repressivo, anche su quello del miglioramento delle condizioni socioeconomiche di una larga parte di popolazione che diviene il bacino di arruolamento e di consenso all'agire malavitoso. Da questo assunto la necessità di un intervento dello Stato verso la garanzia di dignitose condizioni di vita per tutti i cittadini da garantire con un'offerta di servizi sociali (scuola, sanità, trasporti, ecc.), di lavoro o di un reddito minimo garantito”.
"I tre rappresentanti dei COBAS accompagnati in questura nel pomeriggio di sabato 23 maggio sono stati denunciati per vilipendio allo Stato, resistenza a pubblico ufficiale e per manifestazione non autorizzata, mentre altri gruppi che esponevano striscioni contro i depistaggi nelle inchieste sulle stragi di mafia, o contro il pacchetto sicurezza e le misure annunciate contro i migranti, potevano continuare ad esporre i loro striscioni fino alla fine della manifestazione. Evidentemente lo striscione dei COBAS toccava un nervo scoperto degli organizzatori e dei rappresentanti istituzionali, dopo che nella mattinata, caratterizzata da frequenti richiami al nesso tra la scuola e la legalità, diversi ministri tra i quali Maroni e la Gelmini avevano caratterizzato con la loro presenza le manifestazioni ufficiali, alla presenza del Capo dello Stato. Sembrerebbe che l’invito a far ritirare lo striscione dei COBAS sia pervenuto alla polizia dall’associazione della sorella del giudice Falcone, che aveva richiesto le autorizzazioni per la manifestazione. Una manifestazione che non era soltanto commemorativa, neppure nelle intenzioni degli organizzatori, e che è stata ritenuta, da qualcuno, come appannaggio esclusivo di chi la aveva promossa, puntando proprio sul tema della legalità e della scuola, come confermato dalla presenza organizzata di centinaia di giovanissimi studenti fatti arrivare da diverse parti d’Italia."
"La memoria delle vittime della mafia, nel doveroso rispetto del dolore dei congiunti delle vittime, non appartiene a gruppi privati ma fa parte della memoria collettiva di tutti i cittadini palermitani, che in passato hanno partecipato, a centinaia di migliaia, alle diverse manifestazioni antimafia con striscioni ben più determinati contro la presenza della mafia e dei suoi favoreggiatori nelle istituzioni. Anche quando negli anni ’90 si erano attaccati i vertici della polizia e dei servizi segreti. Basterà scorrere i giornali ed i libri di storia per verificare come in passato, durante le manifestazioni in onore dei giudici uccisi e delle loro scorte, gli striscioni erano ancora più polemici nei confronti delle istituzioni e dello stato, di quello esposto ieri dai rappresentanti dei Cobas."
"Qualcuno, piuttosto che puntare il dito contro chi esprime un legittimo dissenso, dovrebbe interrogarsi perché oggi alle manifestazioni antimafia partecipano esclusivamente i rappresentanti istituzionali, gli addetti ai lavori e le loro scorte, e solo alcuni soggetti sociali come gli alunni delle scuole specificamente invitati ed organizzati. E’ venuta meno la partecipazione spontanea dei cittadini, e quando questa si esprime sembra non trovare spazio per esprimere il proprio dissenso. La presenza pacifica di un piccolo gruppo di manifestanti, sotto uno striscione non gradito agli organizzatori, è bastata a fare contestare i reati di manifestazione non organizzata e di vilipendio allo Stato, come se esprimere il proprio diritto di critica verso chi vorrebbe gestire le istituzioni dello stato come una azienda privata, attaccando la indipendenza della magistratura, la libertà di informazione e i diritti di libertà per imporre politiche antisociali nella scuola, nel mondo del lavoro e in tutti gli altri comparti della nostra società, potesse diventare un fatto penalmente perseguibile a discrezione di qualche associazione o di alcuni agenti di polizia."
"Appare evidente come si sia voluto difendere in questo modo la trasformazione della manifestazione del 23 maggio in una parata ufficiale, reprimendo pacifiche manifestazioni di dissenso sociale che denunciano, proprio nel settore dell’istruzione, le scelte tendenti alla privatizzazione come un regalo alle mafie che alimentano il proprio consenso sulla ignoranza e sul cattivo funzionamento della scuola pubblica, mentre i figli dei ceti più abbienti, e della borghesia para-mafiosa, possono studiare nelle scuole private ed anche all’estero. Il processo di privatizzazione, condannando al dissesto la scuola pubblica, abbatte uno degli argini più importanti che in questi anni sono stati alzati con uno sforzo enorme da migliaia di insegnanti, in gran parte precari, che, quartiere per quartiere, si sono battuti contro la mafiosità quotidiana. Una battaglia che è stata anche la battaglia degli esponenti dei COBAS fermati dalla polizia, condotti in questura e denunciati per gravi reati, solo perché volevano manifestare con uno striscione richiamandosi a questa loro, e nostra, battaglia quotidiana contro la mentalità mafiosa e l’aperto consenso verso la mafia che dilaga, come confermano recenti inchieste, nelle scuole di ogni ordine e grado."
"La riduzione del numero delle classi, l’aumento degli alunni per ciascuna classe e il licenziamento di quasi sessantamila insegnati, come hanno denunciato i COBAS, dequalifica la scuola, crea disagio sociale e dà elementi alla mafia per conquistare i giovani emarginati del meridione. Questo messaggio, riassunto nella frase contenuta nello striscione incriminato, non è stato ritenuto tollerabile da chi ha impartito l’ordine di sequestrare lo striscione e di fermare i tre lavoratori della scuola che lo sostenevano, accusati addirittura di avere organizzato una manifestazione non autorizzata all’interno della manifestazione commemorativa del giudice Falcone, della moglie e degli agenti della scorta. Come se esporre uno striscione non gradito agli organizzatori configurasse automaticamente la violazione del divieto di manifestazione non autorizzata. Una concezione assai preoccupante della democrazia e dell’ordine pubblico."
"Quanto successo a Palermo costituisce una conferma ulteriore, se mai ve ne fosse ancora bisogno, della svolta autoritaria in corso in Italia, come confermato anche dalle norme contenute nel recente disegno di legge sulla sicurezza, che precarizza i migranti, ma colpisce anche direttamente tutte le fasce più deboli della popolazione italiana, con la nuova normativa sulla residenza e la idoneità degli alloggi. Si tende a criminalizzare non solo gli immigrati irregolari ma anche tutte le aree del dissenso sociale. Si reintroduce il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, un reato tipico del codice penale fascista, dopo che era stato abrogato, anche per effetto di sentenze della Corte Costituzionale, e lo si prevede con una sanzione ancora più grave di quella stabilita in precedenza con la reclusione fino a tre anni. Un ipotesi che, come osservano gli studiosi (Cognini) verrà usata facilmente dentro contesti di conflittualità sociale che si possono determinare nei prossimi mesi. La stessa cosa possiamo dire anche in riferimento agli aggravamenti che riguardano il reato di danneggiamento, che andranno quindi a colpire comportamenti sociali diffusi, cose di scarsissimo allarme sociale come possono essere la semplice scritta o il disegno su un muro, che non rappresenta certo pericolosità e non configura nessun elemento di rischio, ma che viene punito pesantemente proprio per quello che rappresenta il gesto, per il significato o il contenuto di una scritta. Lo stesso vale per l’imbrattamento o il deturpamento."
"Un altro aspetto di forte preoccupazione, che si sottolinea, riguarda poi una specifica aggravante che verrà contestata a chi commette un reato con la partecipazione di soggetti minorenni. In precedenza l’aggravante riguardava il fatto di commettere un reato avvalendosi di minori e quindi presupponeva un comportamento attivo, l’utilizzo di un minorenne. Questa parte viene modificata e l’aggravante diventa il solo fatto che il reato venga commesso in un contesto in cui sono presenti soggetti minorenni. E questo non ha nulla a che vedere con una maggiore tutela, ovviamente legittima, dei minori. Se pensiamo per esempio all’invasione di edifici, a tutte quelle forme di riappropriazione di spazi pubblici che passano attraverso le occupazioni, ci rendiamo conto come l’aggravante possa essere facilmente utilizzata. Ci sono infatti fenomeni sociali di rivendicazione di diritti e di extra-legalità che, fisiologicamente, per composizione sociale, comprendono soggetti maggiorenni e minorenni, sui quali sarà applicata l’aggravante di reato (Cognini)."
"Esiste una continuità diretta tra le decisioni del ministro dell’interno, le scelte antisociali del governo, le prassi delle forze di polizia, l’obiettivo comune è la cancellazione di ogni forza organizzata di dissenso sociale. Si vuole mantenere ed accrescere la divisione tra le forze di opposizione, sulla base del consueto paradigma che definisce violenta e contro le istituzioni qualsiasi posizione di protesta che non si piega ad un compromesso finale o alla logica dei rapporti di forza esistenti. Una violenza, individuata anche in una presunta resistenza, che cessa di essere ipotesi di responsabilità individuale, che andrebbe comunque accertata in sede giurisdizionale, per trasformarsi in responsabilità collettiva e quindi nella delegittimazione preventiva di intere organizzazioni o di gruppi che praticano il conflitto sociale, ieri la CGIL, oggi i COBAS ed i centri sociali, domani non si sa chi.
Il rischio alla fine è che le nuove disposizioni di legge, anticipate dalle prassi di polizia, e gli apparati di controllo sociale e di riproduzione dei consensi, orientino l’opinione pubblica verso allarmi fasulli, verso una falsa sensazione di (in)sicurezza, nascondendo anche l’evidenza dei fatti e la violazione sostanziale delle regole e del sistema delle libertà e delle garanzie, che caratterizzano lo stato di diritto sancito dalla Costituzione. Quanto ci rimane oggi dello stato di diritto, e cosa può fare ciascuno per difendere le residue prospettive di democrazia e libertà? Come salvaguardare in futuro il diritto al dissenso e la libertà di manifestazione? Come si potrà battere la mafia se non si potrà combattere per la garanzia dei diritti sociali, come il diritto alla istruzione pubblica? Interrogativi che ieri, in tanti si ponevano a Palermo, durante la commemorazione del giudice Falcone, mentre i tre esponenti dei Cobas venivano portati via dalla polizia per avere esposto uno striscione non gradito. Qualcuno pensava anche a manifestazioni non autorizzate alle quali aveva partecipato in passato. Come dopo la strage di via D’Amelio, nella quale vennero trucidati il giudice Borsellino e gli agenti della sua scorta. Un corteo spontaneo di cittadini e poliziotti, in via Roma, verso la Prefettura di Palermo, con le mani appoggiate sulle macchine della polizia con i lampeggianti accesi."
Fulvio Vassallo Paleologo
Università di Palermo
"A Palermo, sabato 23 maggio, durante la commemorazione del diciassettesimo anniversario della strage di Capaci, davanti all’albero Falcone in via Notarbartolo, alcuni agenti di polizia hanno fermato e trasferito in questura tre lavoratori dei Cobas che esponevano uno striscione presente da anni in tutte le manifestazioni antimafia, con la scritta LA MAFIA RINGRAZIA LO STATO PER LA MORTE DELLA SCUOLA. Uno slogan -secondo quanto riferito in un comunicato dei COBAS- che evidentemente vuole sottolineare come la lotta alla mafia deve essere condotta, oltre che sul livello repressivo, anche su quello del miglioramento delle condizioni socioeconomiche di una larga parte di popolazione che diviene il bacino di arruolamento e di consenso all'agire malavitoso. Da questo assunto la necessità di un intervento dello Stato verso la garanzia di dignitose condizioni di vita per tutti i cittadini da garantire con un'offerta di servizi sociali (scuola, sanità, trasporti, ecc.), di lavoro o di un reddito minimo garantito”.
"I tre rappresentanti dei COBAS accompagnati in questura nel pomeriggio di sabato 23 maggio sono stati denunciati per vilipendio allo Stato, resistenza a pubblico ufficiale e per manifestazione non autorizzata, mentre altri gruppi che esponevano striscioni contro i depistaggi nelle inchieste sulle stragi di mafia, o contro il pacchetto sicurezza e le misure annunciate contro i migranti, potevano continuare ad esporre i loro striscioni fino alla fine della manifestazione. Evidentemente lo striscione dei COBAS toccava un nervo scoperto degli organizzatori e dei rappresentanti istituzionali, dopo che nella mattinata, caratterizzata da frequenti richiami al nesso tra la scuola e la legalità, diversi ministri tra i quali Maroni e la Gelmini avevano caratterizzato con la loro presenza le manifestazioni ufficiali, alla presenza del Capo dello Stato. Sembrerebbe che l’invito a far ritirare lo striscione dei COBAS sia pervenuto alla polizia dall’associazione della sorella del giudice Falcone, che aveva richiesto le autorizzazioni per la manifestazione. Una manifestazione che non era soltanto commemorativa, neppure nelle intenzioni degli organizzatori, e che è stata ritenuta, da qualcuno, come appannaggio esclusivo di chi la aveva promossa, puntando proprio sul tema della legalità e della scuola, come confermato dalla presenza organizzata di centinaia di giovanissimi studenti fatti arrivare da diverse parti d’Italia."
"La memoria delle vittime della mafia, nel doveroso rispetto del dolore dei congiunti delle vittime, non appartiene a gruppi privati ma fa parte della memoria collettiva di tutti i cittadini palermitani, che in passato hanno partecipato, a centinaia di migliaia, alle diverse manifestazioni antimafia con striscioni ben più determinati contro la presenza della mafia e dei suoi favoreggiatori nelle istituzioni. Anche quando negli anni ’90 si erano attaccati i vertici della polizia e dei servizi segreti. Basterà scorrere i giornali ed i libri di storia per verificare come in passato, durante le manifestazioni in onore dei giudici uccisi e delle loro scorte, gli striscioni erano ancora più polemici nei confronti delle istituzioni e dello stato, di quello esposto ieri dai rappresentanti dei Cobas."
"Qualcuno, piuttosto che puntare il dito contro chi esprime un legittimo dissenso, dovrebbe interrogarsi perché oggi alle manifestazioni antimafia partecipano esclusivamente i rappresentanti istituzionali, gli addetti ai lavori e le loro scorte, e solo alcuni soggetti sociali come gli alunni delle scuole specificamente invitati ed organizzati. E’ venuta meno la partecipazione spontanea dei cittadini, e quando questa si esprime sembra non trovare spazio per esprimere il proprio dissenso. La presenza pacifica di un piccolo gruppo di manifestanti, sotto uno striscione non gradito agli organizzatori, è bastata a fare contestare i reati di manifestazione non organizzata e di vilipendio allo Stato, come se esprimere il proprio diritto di critica verso chi vorrebbe gestire le istituzioni dello stato come una azienda privata, attaccando la indipendenza della magistratura, la libertà di informazione e i diritti di libertà per imporre politiche antisociali nella scuola, nel mondo del lavoro e in tutti gli altri comparti della nostra società, potesse diventare un fatto penalmente perseguibile a discrezione di qualche associazione o di alcuni agenti di polizia."
"Appare evidente come si sia voluto difendere in questo modo la trasformazione della manifestazione del 23 maggio in una parata ufficiale, reprimendo pacifiche manifestazioni di dissenso sociale che denunciano, proprio nel settore dell’istruzione, le scelte tendenti alla privatizzazione come un regalo alle mafie che alimentano il proprio consenso sulla ignoranza e sul cattivo funzionamento della scuola pubblica, mentre i figli dei ceti più abbienti, e della borghesia para-mafiosa, possono studiare nelle scuole private ed anche all’estero. Il processo di privatizzazione, condannando al dissesto la scuola pubblica, abbatte uno degli argini più importanti che in questi anni sono stati alzati con uno sforzo enorme da migliaia di insegnanti, in gran parte precari, che, quartiere per quartiere, si sono battuti contro la mafiosità quotidiana. Una battaglia che è stata anche la battaglia degli esponenti dei COBAS fermati dalla polizia, condotti in questura e denunciati per gravi reati, solo perché volevano manifestare con uno striscione richiamandosi a questa loro, e nostra, battaglia quotidiana contro la mentalità mafiosa e l’aperto consenso verso la mafia che dilaga, come confermano recenti inchieste, nelle scuole di ogni ordine e grado."
"La riduzione del numero delle classi, l’aumento degli alunni per ciascuna classe e il licenziamento di quasi sessantamila insegnati, come hanno denunciato i COBAS, dequalifica la scuola, crea disagio sociale e dà elementi alla mafia per conquistare i giovani emarginati del meridione. Questo messaggio, riassunto nella frase contenuta nello striscione incriminato, non è stato ritenuto tollerabile da chi ha impartito l’ordine di sequestrare lo striscione e di fermare i tre lavoratori della scuola che lo sostenevano, accusati addirittura di avere organizzato una manifestazione non autorizzata all’interno della manifestazione commemorativa del giudice Falcone, della moglie e degli agenti della scorta. Come se esporre uno striscione non gradito agli organizzatori configurasse automaticamente la violazione del divieto di manifestazione non autorizzata. Una concezione assai preoccupante della democrazia e dell’ordine pubblico."
"Quanto successo a Palermo costituisce una conferma ulteriore, se mai ve ne fosse ancora bisogno, della svolta autoritaria in corso in Italia, come confermato anche dalle norme contenute nel recente disegno di legge sulla sicurezza, che precarizza i migranti, ma colpisce anche direttamente tutte le fasce più deboli della popolazione italiana, con la nuova normativa sulla residenza e la idoneità degli alloggi. Si tende a criminalizzare non solo gli immigrati irregolari ma anche tutte le aree del dissenso sociale. Si reintroduce il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, un reato tipico del codice penale fascista, dopo che era stato abrogato, anche per effetto di sentenze della Corte Costituzionale, e lo si prevede con una sanzione ancora più grave di quella stabilita in precedenza con la reclusione fino a tre anni. Un ipotesi che, come osservano gli studiosi (Cognini) verrà usata facilmente dentro contesti di conflittualità sociale che si possono determinare nei prossimi mesi. La stessa cosa possiamo dire anche in riferimento agli aggravamenti che riguardano il reato di danneggiamento, che andranno quindi a colpire comportamenti sociali diffusi, cose di scarsissimo allarme sociale come possono essere la semplice scritta o il disegno su un muro, che non rappresenta certo pericolosità e non configura nessun elemento di rischio, ma che viene punito pesantemente proprio per quello che rappresenta il gesto, per il significato o il contenuto di una scritta. Lo stesso vale per l’imbrattamento o il deturpamento."
"Un altro aspetto di forte preoccupazione, che si sottolinea, riguarda poi una specifica aggravante che verrà contestata a chi commette un reato con la partecipazione di soggetti minorenni. In precedenza l’aggravante riguardava il fatto di commettere un reato avvalendosi di minori e quindi presupponeva un comportamento attivo, l’utilizzo di un minorenne. Questa parte viene modificata e l’aggravante diventa il solo fatto che il reato venga commesso in un contesto in cui sono presenti soggetti minorenni. E questo non ha nulla a che vedere con una maggiore tutela, ovviamente legittima, dei minori. Se pensiamo per esempio all’invasione di edifici, a tutte quelle forme di riappropriazione di spazi pubblici che passano attraverso le occupazioni, ci rendiamo conto come l’aggravante possa essere facilmente utilizzata. Ci sono infatti fenomeni sociali di rivendicazione di diritti e di extra-legalità che, fisiologicamente, per composizione sociale, comprendono soggetti maggiorenni e minorenni, sui quali sarà applicata l’aggravante di reato (Cognini)."
"Esiste una continuità diretta tra le decisioni del ministro dell’interno, le scelte antisociali del governo, le prassi delle forze di polizia, l’obiettivo comune è la cancellazione di ogni forza organizzata di dissenso sociale. Si vuole mantenere ed accrescere la divisione tra le forze di opposizione, sulla base del consueto paradigma che definisce violenta e contro le istituzioni qualsiasi posizione di protesta che non si piega ad un compromesso finale o alla logica dei rapporti di forza esistenti. Una violenza, individuata anche in una presunta resistenza, che cessa di essere ipotesi di responsabilità individuale, che andrebbe comunque accertata in sede giurisdizionale, per trasformarsi in responsabilità collettiva e quindi nella delegittimazione preventiva di intere organizzazioni o di gruppi che praticano il conflitto sociale, ieri la CGIL, oggi i COBAS ed i centri sociali, domani non si sa chi.
Il rischio alla fine è che le nuove disposizioni di legge, anticipate dalle prassi di polizia, e gli apparati di controllo sociale e di riproduzione dei consensi, orientino l’opinione pubblica verso allarmi fasulli, verso una falsa sensazione di (in)sicurezza, nascondendo anche l’evidenza dei fatti e la violazione sostanziale delle regole e del sistema delle libertà e delle garanzie, che caratterizzano lo stato di diritto sancito dalla Costituzione. Quanto ci rimane oggi dello stato di diritto, e cosa può fare ciascuno per difendere le residue prospettive di democrazia e libertà? Come salvaguardare in futuro il diritto al dissenso e la libertà di manifestazione? Come si potrà battere la mafia se non si potrà combattere per la garanzia dei diritti sociali, come il diritto alla istruzione pubblica? Interrogativi che ieri, in tanti si ponevano a Palermo, durante la commemorazione del giudice Falcone, mentre i tre esponenti dei Cobas venivano portati via dalla polizia per avere esposto uno striscione non gradito. Qualcuno pensava anche a manifestazioni non autorizzate alle quali aveva partecipato in passato. Come dopo la strage di via D’Amelio, nella quale vennero trucidati il giudice Borsellino e gli agenti della sua scorta. Un corteo spontaneo di cittadini e poliziotti, in via Roma, verso la Prefettura di Palermo, con le mani appoggiate sulle macchine della polizia con i lampeggianti accesi."
Fulvio Vassallo Paleologo
Università di Palermo
21/05/09
OSTRUZIONISMO
Ho letto oggi una circolare che annuncia l'esercitazione di evacuazione, obbligatoria due volte l'anno per le scuola dopo l'emanazione del T.U. 81/08, presso il plesso scolastico succursale il 29 maggio prossimo, a una settimana dalla fine delle lezioni. Complimenti per il tempismo! Diciamo che è una parata di culo, giusto per non smentirsi, visto che ne sono obbligatorie due esercitazioni l'anno, per legge. Ora (mi spiace di non esserci stato), pare che l'esercitazione di evacuazione nella sede centrale della scuola ci sia già stata, ma anche in questo caso (e le foto seguenti lo testimoniano) si è trattato di una pura formalità: infatti, continuano ad essere vigenti comportamenti illegali da parte dei molti che parcheggiano il loro veicolo davanti ai corridoi che consentono l'uscita di emergenza. Giusto per la cronaca, e per il documento di valutazione dei rischi: le uscite di emergenza della scuola, sede centrale, sono tre; due di essi vengono regolarmente ostruiti, e nessuno se ne avvede. Insomma, come capita sovente, dopo le belle parole nessuna pratica e dunque, tanto per non essere spiritosi, "fumo negli occhi"...
(ps: le foto sono tutte datate in presa dalla macchina fotografica)
SEQUENZA USCITA DI EMERGENZA 1
SEQUENZA USCITA D'EMERGENZA 2
(ps: le foto sono tutte datate in presa dalla macchina fotografica)
SEQUENZA USCITA DI EMERGENZA 1
SEQUENZA USCITA D'EMERGENZA 2
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