02/10/08

LA SCUOLA NON E' UGUALE PER TUTTI, PERO'...

A parità di condizioni (Palermo, edificio in affitto, quinta superiore, piano primo) le condizioni alla base per sentirsi studenti, o allievi, o alunni, o quel che si vuole, non sono paritarie per classi di istituti differenti. Si studia meglio se si sta in un ambiente decente, igienico, rispettoso delle normative elementari (aerazione, luminosità, metroquadrato per studente), anziché in uno in cui si sopravvive con rassegnazione, si aspettano le migliorie, ci si adegua all'andazzo.
Dal 17 settembre ad oggi ho fatto un lavoro, cosiddetto, di analisi delle condizioni di base.

Ne viene fuori una situazione a dir poco di disagio. Eppure gli studenti hanno diritto a educazione, apprendimento, preparazione, cura, rispetto (quello vero, non quello dei bulletti) e, soprattutto, corrispondenza tra documenti prodotti e fatti. Se uno studente vive in un ambiente sano, deve preoccuparsi della propria educazione (non certo di trasformare quell'ambiente in malsano); se vive in un ambiente disagiato, deve abbozzare e fare finta che tutt'intorno non esista nulla se non una cattedra, un docente, dei banchi e delle sedie immersi nella realtà virtuale.

Quali sono le critiche generali sullo stato di questa situazione? Ecco le risposte che si sentono in giro: "Gli studenti sono degli animali, rompono tutto quello che trovano, si fregano anche i rubinetti dei lavandini, le classi sono dei porcili, ma a casa loro fanno anche così?". Sono delle risposte pretestuose o corrispondono a verità? Se sono delle risposte pretestuose, che si danno perché non si ha nient'altro da dire, allora la situazione generale, lo stato delle cose, non si dovrebbe presentare come si presenta. Se corrispondono a verità, allora bisogna che gli studenti dimostrino una coscienza civica e una responsabilità complessiva sinora non evidenziate: solo in questa maniera si può lavorare in un ambiente sano, costruendo delle relazioni fiduciarie e proponendo soluzioni ragionevoli per il prossimo futuro.

Entro un mese, peraltro, si dovranno rinnovare una serie di Consigli mediante figure di rappresentanza (rappresentante di classe, d'Istituto e Consiglio d'Istituto). Questa occasione si deve configurare come un'occasione per cambiare direzione, per cambiare atteggiamento e per porsi come interlocutori privilegiati, dico agli studenti, nei confronti della classe docente e della direzione della scuola. Certo, comodo cambiare atteggiamento solo da una parte. L'occasione è da entrambe le parti. Quello che manca, in senso generale, è il rapporto di fiducia tra generazioni: da una parte gli studenti (ma siamo stati tutti studenti, no?) e dall'altra i docenti. Non è un muro contro muro, ma un'occasione di dialogo. Un'occasione di crescita, di relazioni civili e di verifiche dei rapporti di forza (che non significa occupare l'istituto o fare sciopero ad oltranza solo per anticipare le vacanze natalizie, o non solo questo): se al centro di questi rapporti ci saranno delle idee, si vedranno anche delle soluzioni; se ci saranno solo gli spauracchi del voto o delle lezioni, ne verrà fuori solo un chiacchiericcio inutile e senza senso.

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