14/12/08

LABORATORI NARRATIVI



Per tre settimane, o su di lì, non si andrà a scuola a fare i professori né gli studenti. Questo accade al Salvemini, a Palermo, la scuola che frequento da insegnante. Questa settimana, dal 15 al 19, ci sarà la Settimana dello Studente, laboratori e incontri a tema variabile, richiesti, sollecitati o attesi dagli allievi, e i professori lì a fare da spalla o da interlocutore. Insomma, si pensa che debba essere così.

Poi, come sovente accade, i professori non riescono a svestire il ruolo e continuano a fare quel che chiede loro il protocollo proponendo laboratori legati alle discipline che normalmente insegnano. Il prof di italiano (per fare esempi generici) fa un laboratorio su Dante, quello di matematica ne fa uno sui numeri primi (senza siparietti letterari) e quello di disegno fa dipingere delle tele. Ma non era questo lo spirito, o così io non interpreto.

Io ho invitato Daniele Billitteri e Davide Enia avventurandomi in due laboratori narrativi, per ascoltarli parlare di Palermo e "acchiappare", come loro san fare bene, i ragazzi dell'Istituto per legarli, nel fiume di parole, alla loro città, più di quanto loro sappiano mai essere. I narratori hanno questo dono, e questo piacere: saper fare vedere cose che nel momento in cui loro parlano non sono lì, e far sentire il mondo attorno a queste cose. Per questo amo Daniele e Davide, e loro lo sanno.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

NO, non ci sto, la coglionaggine non mi va giù : né quella inconsapevole né quella consapevole che sa di tracotanza. La coglionaggine non mi va proprio giù, né letterale né metaforica, né al singolare né al plurale, né dispregiativa né accrescitiva. La coglionaggine non appartiene né a me né a tanti altri colleghi. Non basta scrivere " senza generalizzare ". Nelle condizioni in cui viviamo ogni giorno, tutto diventa difficile; anche le belle idee, i bei progetti, i buoni propositi si scontrano con la realtà e tutto diventa banalità, bruttura, coglionaggine dirai. E' così e allora? Spariamo a zero su tutti ed anche su noi stessi? Ritengo che ogni docente conosca i propri limiti, sappia che ci sono delle cose che non sa e non sa fare e di conseguenza proponga quel che crede alla propria portata magari,bisogna riconoscerlo, senza sforzarsi più di tanto. Ma che fare? Eliminarci? A questo ci penseranno la Gelmini con i suoi tagli, l'età che inevitabilmente porta qualcuno alla pensione, la vita stessa. Certamente l'esperienza è stata poco felice, prova lo è la progressiva diminuzione di allievi presenti a scuola con il passare dei giorni. Scarsa organizzazione da parte dei ragazzi, dei docenti, della commissione, della dirigenza.
Direttive verbali e contraddittorie si sono accavallate nei giorni precedenti l'inizio di questa settimana dello studente; ad esempio : attività esterne sì, attività esterne no; interventi esterni sì, interventi esterni no, microspecializzazione no, micreospecializzazione sì con la volontaria rinuncia degli allievi ai laboratori. Quasi tutto è stato lasciato all'improvvisazione : attività, disposizione delle aule ... Non sono mancate né le briscole, né i balli. C'è chi ha scambiato l' aula per garconniere, chi ha rotto un tubo facendo allagare l'aula video impedendone l'uso il giorno successivo, chi si è catapultato fuori tre minuti prima della fine di un film per una ricreazione che non c'era, chi ha boicottato i progetti più impegnativi, chi è rimasto tutta la mattinata vicino al portone d'uscita aspettando il suono della campana,chi ha preferito restarsene a casa. Spariamo dunque anche sui ragazzi che non sanno organizzarsi, non sanno comportarsi, non sanno scegliere, non sanno cogliere importanti opportunità di crescita?
I laboratori proposti dagli allievi non sono stati tutti attivati, altri ne sono stati proposti. Ma in quali spazi realizzare specifici laboratori? Con quali materiali e strumenti? Con quali fondi pagare eventuali interventi esterni? Molti docenti hanno preticato il " fai date " a proprie spese. Pensi che se un docente qualunque del Salvemini avesse invitato D. Billiteri da un giono all'altro, questi si sarebbe precipitato da noi solo per fargli piacere?
Ripeto, ognuno è quel che è, propone quel che può e fa quello che sa fare. Anche poco. Alcuni ragazzi si sono dedicati ai fumetti, gli allievi in situazione di handicap si sono divertiti con la pasta di sale e un campione dei loro decori natalizi è stato appeso ad un alberello creato da altri compagni in un altro laboratorio, dove si è lavorato in allegria senza accorgersi del passare del tempo. E che dire dei colleghi che hanno gestisto gli affollatissimi laboratori sportivi e quelli che hanno dimostrato capacità nascoste, rivelandosi efficienti e coinvolgenti? Questo " poco " è meglio di quel " niente " di chi è rimasto a chiacchierare o a fare micro, di chi non si è presentato, di chi ha pensato di poter entrare ed uscire a proprio piacimento, sia allievi che docenti . Prima di sparare a zero, bisogna considerare questo " poco " , questo " meglio di niente " di cui siamo stati capaci. La delusione e l'ira per un'occasione mancata sono comprensibili e condivisibili, ma non si può vedere tutto in negativo. Si poteva fare meglio, molto meglio. Non ci siamo riusciti, ma non è accusandoci reciprocamente che le cose potranno migliorare. Tu sei un passo avanti, noi indietro. Ma ci sarà pur qualcuno un passo avanti a te. Se non accettiamo noi stessi per quello che siamo e gli altri per quello sono, nessuno andrà avanti, nè chi è avanti né chi è dietro.

Unknown ha detto...

Mareforza9, capisco che il commento si riferisce al post successivo.