18/09/07

MOBILITA' DIDATTICA

Questo articolo riporta un testo, scaricato in parte da internet e compendiato con altre informazioni, sulla questione del mobbing (cliccare sul titolo del post per saperne di più) a scuola. I motivi, non troppo celati, sono già stati espressi in un precedente post. Accade anche al Salvemini, e in tal senso si sta operando: per rimuovere il disagio.

"Il fenomeno del mobbing, si sta diffondendo anche nel mondo della scuola. Come mai?
Le ragioni vanno individuate nel profondo cambiamento organizzativo che, negli ultimi anni, ha investito l’intero mondo scolastico e cioè:
• in un’accentuata verticalizzazione dei rapporti lavorativi;
• nella propensione estrema al raggiungimento di profitti che dimezza e mortifica la professione del docente che diventa sempre più un esecutore di progetti piovuti dall’alto;
• e soprattutto nell’impreparazione delle classi dirigenti alla gestione dei rapporti tra i dipendenti e con i dipendenti.

A partire dalla legge n. 29/93 sulla privatizzazione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego integrata nell’art. 21 della legge n. 59/97 (cosiddetta “legge Bassanini”), la scuola è diventata un’azienda. Il cambiamento organizzativo, in questo caso, non è stato un’ innovazione positiva e vediamo perché.
L’autonomia, nata per alleggerire la burocrazia ministeriale, ha paradossalmente “spostato” il problema gestionale ai singoli Istituti, rendendoli più complicati, sia dal punto di vista normativo e contrattuale, che da quello della convivenza civile e democratica.
L’autonomia, all’insegna della flessibilità, si è ben presto rivelata una formula in cui tutto è lecito, in barba alle norme contrattuali e alla serena convivenza civile.

I Direttori Didattici e i Presidi sono stati investiti, al termine di un “corsetto” di 300 ore, di un ruolo manageriale che li ha trasformati in Dirigenti Scolastici, con un conseguente aumento di potere e di stipendio. I Diri-manager, colti impreparati dal gravoso compito assegnatogli, per tenere sotto controllo la situazione, si sono circondati di uno staff di docenti collaboratori nominati dal dirigente stesso. Tali figure, purtroppo, si sono spesso rivelate fruitrici di privilegi e spesso premiati per fare altro dall’insegnamento.
Per dare una parvenza di equilibrio si è ritenuto opportuno avviare un nuovo livello di contrattazione sindacale: quella di istituto tra Dirigente e R.S.U.

Questo, invece, si è rivelato uno strumento di soggezione che ha intensificato le difficoltà, togliendo sempre più autonomia ai docenti i quali hanno iniziato ad avvertire pesanti incrinature nell’impianto democratico che aveva per lo più caratterizzato l’ambiente scolastico.
Si sono accorti di non essere più certi di essere garantiti nei diritti fondamentali, quali il rispetto per la propria professionalità e libertà d’insegnamento, ma soprattutto hanno verificato, anche sulla propria pelle, il progressivo imbarbarimento dei rapporto umani.
In molte scuole, insomma, si restringono i tempi e i luoghi che consentono e favoriscono lo scambio culturale e umano tra docenti e, quel che è peggio, si sta svuotando di potere decisionale il Collegio dei Docenti, che è l’organo collegiale per eccellenza, da cui dovrebbero sortire le principali proposte didattico-organizzative e le relative delibere.
Purtroppo, a presiedere questa assemblea non è un docente, eletto a scrutinio segreto dal Collegio, ma lo stesso Dirigente Scolastico, che ha altre competenze. Ne consegue che, di fronte a questo conflitto di ruoli, molti insegnanti non se la sentono di esprimere opinioni che contrastino la linea dirigenziale e quindi cedono all’omologazione, per non subire ricatti o minacce. E anche nella scuola dell’attuale riforma è prevista una “feudalizzazione” dell’organigramma del personale perché si profila una differenziazione della funzione docente tra tutor e insegnanti di laboratorio, creando disparità di trattamento tra i membri di uno stesso “corpo” insegnante.

TIPOLOGIA VITTIMA (tra i docenti)
Di solito il mobbizzato non è il classico "lavativo", ma una persona responsabile e creativa, che vuole rendersi consapevole dei propri doveri e dei propri diritti lavorativi, esigendo, quindi maggiore trasparenza amministrativa. Spesso è un docente che non vuole essere un semplice esecutore di compiti o progetti, ma che vuole essere artefice del proprio lavoro in condivisione con gli altri colleghi, in un clima di confronto democratico.

PROPOSTE
Nel nostro caso occorrerebbe ripensare al modello organizzativo delle scuole italiane, ma temo che attualmente sia un’impresa impossibile. La Scuola, così come è stata e come sarà organizzata lascerà poche speranze in questo senso. Ad ogni buon conto, per migliorare la qualità dei rapporti lavorativi sarebbe auspicabile investire l’attenzione e risorse finanziarie su:
· Formazione dei Dirigenti Scolastici affinché possano riconoscere come elementi essenziali per un rapporto lavorativo motivante e responsabile e proficuo, il rispetto e il riconoscimento della persona. Formazione che alleni all’esercizio della democrazia mediante una leadership basata sull’autorevolezza e sulla trasparenza e non sull’autorità.
· Ripristino e potenziamento della Funzione Collegiale e partecipativa.
· Predisposizione di un serio piano di accoglienza per i nuovi arrivati, per consentire loro un inserimento all’insegna della collaborazione e solidarietà.
· Formazione dei docenti volta alla conoscenza delle dinamiche relazionali e ai possibili rischi derivati da conflitti di gruppo non gestiti in modo responsabile e creativo.
· Continuare ad informare i lavoratori della scuola affinché prendano coscienza del fenomeno e si impegnino ad essere solidali con i propri colleghi, “vittime” della violenza morale.
In conclusione, se il mobbing è un fenomeno da combattere in ogni ambito lavorativo, lo è maggiormente nelle realtà scolastiche, proprio per garantire a tutti docenti la possibilità di lavorare serenamente, con dignità, trasparenza, con entusiasmo, creatività, motivazione prerogativa irrinunciabile anche per il benessere degli alunni.
Spero inoltre, che questo mio intervento possa essere utile anche ai miei colleghi e a chiunque si sia trovato in simili circostanze, che serva a prendere coraggio nel non abbattersi e nel saper reagire con l’utilizzo dell’unica modalità che abbiamo a disposizione: la cultura. Questa ci darà la possibilità di poter cambiare le nostre strategie per risolvere i problemi, di poter difendere le proprie idee in modo civile e responsabile, senza cedere all’omologazione e all’asservimento.

Modalità tipiche del mobbing

negare alla vittima la possibilità di esprimere la sua opinione
• isolarla, calunniarla, sminuire le sue capacità professionali
• farle pesare eventuali defaillances dovute a problemi legati a malattie o maternità
• indurla forzatamente al trasferimento"

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